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Martedì 16 LUGLIO 2013
Gli scienziati al Parlamento: "Sulla sperimentazione animale si faccia come in Europa"

Con una lettera aperta firmata da diversi ricercatori si sottolinea che le modifiche apportate dal Senato in sede di recepimento della nuova direttiva europea porrebbero l’Italia al di fuori della comunità scientifica europea penalizzando pesantemente la nostra ricerca biomedica. E si chiede alla Camera di ripristinare il testo originale.

Divieto all’utilizzo di animali per gli xenotrapianti e per gli studi sulle droghe, l’obbligo dell’anestesia o dell’analgesia anche quando non ha alcun senso, così come il divieto di allevamento su tutto il territorio nazionale di cani, gatti e scimmie destinati alla sperimentazione.
 
Sono queste alcune delle modifiche apportate dal Senato al momento di recepire la nuova direttiva europea sulla sperimentazione animale. Modifiche che, se confermate dalla Camera, porrebbero l’Italia al di fuori della comunità scientifica europea.
 
La pensano così un gruppo di scienziati italiani che hanno sottoscritto una lettera aperta al Parlamento chiedendo di ripristinare il testo originale della direttiva.
 
Ecco la lettera:
 
Il Senato della Repubblica nel recepire la Direttiva Europea riguardante i “Princìpi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici” ha approvato alcuni emendamenti, che se dovessero essere fatti propri anche dalla Camera dei Deputati, oltre a essere in aperto contrasto con la Direttiva, penalizzerebbero pesantemente la ricerca biomedica in Italia, già in difficoltà per i continui tagli ai finanziamenti della stessa.
 
Tra questi: il divieto all’utilizzo di animali per gli xenotrapianti e per gli studi sulle droghe, l’obbligo dell’anestesia o dell’analgesia anche quando non ha alcun senso, così come il divieto di allevamento su tutto il territorio nazionale di cani, gatti e scimmie destinati alla sperimentazione.
 
L'uso degli xenotrapianti, in particolare, è oggi il modello principale per qualsiasi esperimento di tumor biology/genetics e per la preclinica di drug discovery.
 
La Direttiva Europea è già stata recepita senza modifiche da tutti i più importanti Paesi europei attivi nella ricerca (tra cui Gran Bretagna, Francia, Spagna, Danimarca, Norvegia e Svezia). Tra questi manca solo la Germania che deve fare un percorso di approvazione più lungo, dovendo sottoporre la Direttiva al placet dei singoli land.
 
La decisione del Senato, oltre a mettere l’Italia nella condizione di  dover far fronte a una costosa procedura di infrazione, ci allontanerebbe ancor più dai Paesi più avanzati, che  in controtendenza rispetto all’Italia stanno significativamente investendo nella ricerca biomedica.
 
Ad oggi non esistono vere alternative all’utilizzo di animali nella sperimentazione di farmaci e di nuove terapie, anche se il progresso delle tecnologie ha consentito di ridurre significativamente il numero di animali utilizzato e assicurare, al contempo, un significativo miglioramento dell’attenzione al loro benessere.
 
Nel corso degli ultimi cento anni, su 98 premi Nobel assegnati per la Medicina e Fisiologia, 75 si sono basati su ricerche che coinvolgevano animali. Basti pensare a quello assegnato nel 2008 per le ricerche che hanno consentito di mettere a punto terapie efficaci contro l'AIDS, l'ulcera, il tumore dello stomaco e vaccini contro il cancro della cervice,
 
Inoltre, molti farmaci utilizzati per l’uomo, frutto di ricerche effettuate con la sperimentazione animale, sono utilizzati anche per animali stessi, migliorandone le condizioni di salute e, spesso, contribuendo a salvarne la vita.
 
La ricerca biomedica, oltre a rappresentare la speranza di vita e di una miglior qualità della stessa per milioni di persone malate, rappresenta anche una straordinaria occasione di sviluppo e di lavoro qualificato per migliaia di giovani ricercatori, altrimenti costretti a mettere a frutto altrove le competenze acquisite in Italia.
 
Chiediamo che chi ha responsabilità di governo del Paese, ma anche la pubblica opinione, apra un razionale, trasparente confronto prima di assumere decisioni irreparabili e che il Parlamento recepisca la Direttiva Europea nella sua formulazione originale, che fu elaborata anche con il contributo delle più importanti organizzazioni animaliste europee.
 
Giovanni Apolone, Direttore Scientifico Arcispedale di Reggio Emilia,Giorgio Cruciani,Coordinatore Scientifico Istituto Oncologico Romagnolo, Giovanni De Gaetano, Direttore Dipartimento Epidemiologia e Prevenzione IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo NEUROMED, Silvio Garattini, Direttore IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’, Gian Franco Gensini, Direttore DAI Cuore e vasi Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi,Pier Mannuccio Mannucci, Direttore Scientifico Fondazione IRCCS Ca’ Granda-Policlinico di Milano, Alberto Mantovani, Università degli Studi di Milano, Antonio Moschetta, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Oncologico ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, Pier Giuseppe Pelicci, Condirettore Scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Marco Pierotti, Direttore Scientifico Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Giuseppe Remuzzi, Presidente dell'International Society of Nephrology, Umberto Tirelli, Direttore Dipartimento di Oncologia Medica, Istituto Nazionale Tumori di Aviano

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