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Mercoledì 20 OTTOBRE 2010
Censis. La disabilità spaventa la metà degli italiani

Le persone disabili sono il 6,7% della popolazione, ma per 9 italiani su 10, sono accettate solo a parole o emarginate. Soprattutto l’immagine della disabilità è ancora lacunosa e distorta. Sono questi i risultati emersi da una ricerca del Censis sulla percezione sociale delle disabilità, presentata oggi al Senato a Roma.

La disabilità spaventa. Sono 4,1 milioni le persone disabili che vivono in Italia, pari al 6,7% della popolazione. Ma, nonostante non manchi solidarietà e desiderio di rendersi utili, il 54,6% degli italiani ha paura di potersi trovare un giorno a dover sperimentare la disabilità in prima persona o nella propria famiglia. Soprattutto le disabilità sono un tema ancora troppo poco presente nell’agenda istituzionale, mentre gravano drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nella cura delle persone disabili. A tracciare il quadro sulla percezione sociale delle disabilità è una ricerca realizzata dal Censis nell’ambito del progetto pluriennale “Centralità della persona e della famiglia nei sistemi sanitari: realtà o obiettivo da raggiungere?” avviato dalla Fondazione Cesare Serono e presentata oggi a Roma.
Dall’indagine è emerso con chiarezza come i sentimenti degli italiani oscillino tra partecipazione umana e paura. Il risultato? Costruire una relazione con le persone disabili è difficile. I disabili suscitano in gran parte degli italiani sentimenti positivi, come solidarietà (per il 91,3%), ammirazione per la loro forza di volontà (85,9%), desiderio di rendersi utili (82,7%). La metà (50,8%) afferma di provare tranquillità, di fronte a una situazione ritenuta “normale”. Poi c’è il timore di poter involontariamente offendere o ferire la persona disabile con parole e comportamenti inopportuni (34,6%). E non manca anche chi afferma di provare indifferenza, perché il problema della disabilità non li tocca minimamente (il 14,2%). Tuttavia, due terzi degli intervistati (66%) ritengono che soprattutto le persone con disabilità mentale sono accettate solo a parole dalla società, ma nei fatti vengono spesso emarginate. Quasi un quarto del campione (23,3%) ha un’opinione ancora più negativa, pensa che non c’è nessuna accettazione sociale, perché la disabilità mentale fa paura e queste persone si ritrovano quasi sempre discriminate e sole. Solo il 10,7% degli intervistati ritiene che invece sono accettate pienamente e che nei loro confronti c’è disponibilità all’aiuto e al sostegno.
La percezione sociale. È ancora lacunosa e distorta l’immagine della disabilità. La maggioranza degli italiani pensa sia legata alla limitazione del movimento (62,9%), il 15,9% a una disabilità intellettiva (il ritardo mentale o la demenza), il 2,9% a una disabilità sensoriale (sordità o cecità), mentre il 18,4% associa il concetto a un deficit plurimo, ossia alla combinazione di due o più disabilità. Il 68,7% degli intervistati associa la disabilità motoria negli adulti alle conseguenze di un incidente, il 14,2% la riconduce a una malattia congenita, mentre l’ipotesi di una malattia neurologica viene citata dall’11,1%. Sebbene gli incidenti rappresentino una causa frequente di disabilità, il fatto che solo un italiano su dieci pensa a patologie neurologiche (come la sclerosi multipla, l’ictus o la malattia di Parkinson), che invece hanno un peso rilevante nel determinare la disabilità nelle fasce d’età giovanili e adulte, è sintomatico di una percezione riduttiva e deformata.
La conoscenza della disabilità. Resistono tra gli italiani i falsi miti e i luoghi comuni. L’82,9% del campione afferma di conoscere la sindrome di Down, segue la malattia di Parkinson (66,5%) e la sclerosi multipla (64,9%), mentre il livello più basso di conoscenza si rileva a proposito dell’autismo (noto solo al 59,9% del campione). Ma anche tra chi afferma di sapere di cosa si tratta, le informazioni appaiono generiche e superficiali. E le convinzioni errate sembrano essersi sedimentate, all’interno di una sorta di rumore di fondo informativo, come effetto di una comunicazione mediatica che sul tema è spesso confusa e sensazionalistica.
La sindrome di Down. Tra quanti affermano di conoscerla, il 55,7% è convinto che nella maggior parte dei casi le persone che ne sono affette muoiano giovani, che non superino i 40 anni di età, mentre in realtà l’aspettativa di vita media per queste persone è oggi superiore ai 60 anni. E appare molto diffuso il luogo comune, ai limiti del razzismo, secondo il quale le persone Down si assomigliano tutte tra loro, sia esteticamente che come carattere, considerato vero da 2 su 3 (il 66%, e il dato raggiunge il 75,6% tra i soggetti meno scolarizzati e rimane comunque maggioritario anche tra i laureati, che lo ritengono vero nel 60,5% dei casi).
La malattia di Parkinson. Il 93,2% di quanti affermano di conoscerla sa che causa una serie di disturbi e difficoltà del movimento, ma quasi 2 su 3 (il 61%) la confondono con la malattia di Alzheimer, essendo convinti che i primi sintomi del Parkinson siano le perdite di memoria e il disorientamento nel tempo e nello spazio.
La sclerosi multipla. Per quanto riguarda questa patologia se, in effetti, l’87,6% di chi afferma di conoscerla sa che è una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale, il 62,7% pensa però che le persone che ne sono colpite perdano rapidamente la mobilità e finiscano presto sulla sedia a rotelle. Il 74,6% ha l’errata convinzione che abbiano un’aspettativa di vita molto inferiore alla media e il 60,7% pensa che con la sclerosi multipla non sia possibile vivere una vita normale.
Autismo. Su questo tema il 90,8% di quanti affermano di conoscerlo crede correttamente che le persone che ne sono affette soffrono di gravi difficoltà nel comunicare e stabilire relazioni con gli altri, ma è duro a morire il luogo comune circa la presunta genialità di queste persone nella matematica, nella musica o nell’arte, che è condiviso da quasi 3 su 4 (il 73%).
 
(E.M.)

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