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Mercoledì 24 LUGLIO 2013
La mega indagine Istat sulla salute e i servizi. Malati cronici quasi quattro italiani su dieci

Anche se, in generale, il 71,1% delle 46 mila persone intervistate dichiara di "stare bene" (più gli uomini che le donne). Un italiano su tre è comunque in sovrappeso e 1 su 5 fuma. Birra e vino per un cittadino su due. Al Pronto soccorso più accessi al Nord. Mentre la Guardia medica è più utilizzata al Sud. Male le attese all’Asl. LE TABELLE

Come si sentono gli italiani? Che abitudini alimentari hanno? E come giudicano e utilizzano i servizi sanitari? Queste tra le principali domande che l’Istat ha rivolto ai cittadini nell’ambito dell'indagine ‘Aspetti della vita quotidiana’ condotta nel mese di marzo 2012, di cui alcuni dati erano stati anticipatio nell'Annuario Istat 2012 e che ora è stata appena pubblicata integralmente.
 
L'analisi ha preso in considerazione le caratteristiche anagrafiche, sociali e territoriali degli individui, in modo da restituire un'immagine della società italiana nella sua complessità, a partire dalla molteplicità e varietà dei comportamenti individuali. Sono state raggiunte più di 19 mila famiglie, per un totale di oltre 46 mila individui.

Sette italiani su dieci dichiarano di stare bene. Meglio gli uomini delle donne. Ma quasi il 40% ha una malattia cronica
Il 71,1% degli italiani dichiara di essere in buona salute. In prevalenza si tratta di uomini (75,3%) mentre sembrano trovarsi in condizioni peggiori le donne che fanno registrare un dato fermo al 67,1%.
Il 38,6% soffre di almeno una malattia cronica, per lo più ne sono affette le donne (41,4%). Il 43,2% dei malati cronici ritiene di essere in condizioni di buona salute. Anche in questo caso si nota una rilevante differenza di genere: gli uomini  a descriversi in questa situazione sono infatti il 49,3% a fronte del 38,3% delle donne. Le patologie più diffuse sono l’artrite (16,7%) e l’ipertensione (16,4%).
La maggior parte delle persone che si definiscono in buona salute vivono a Bolzano (84,2%). Chi invece soffre di una o più malattie croniche risiede in prevalenza  in Umbria (42%), Abruzzo (23,4%) e Basilicata (23,4%). Il maggior numero di persone ipertese si trova in Abruzzo (18,5%) e, infine, la prevalenza delle persone che soffrono di artrite risiede in Basilicata (20,7%).
Analizzando il trend storico degli ultimi 12 anni si può notare come il numero di diabetici ed ipertesi sia costantemente cresciuto passando, rispettivamente, dal 3,9% al 5,5% e dal 11,8% al 16,4%. Dato in controtendenza quello delle persone con artrosi, in questo caso il 19,3% registrato nel 2001 è sceso fino al 16,7% rilevato nel 2012.
Tra le categorie professionali, la maggioranza degli individui in buona salute rientra tra gli studenti (94%), mentre il 76,4% dei pensionati soffre di almeno una malattia cronica. Il 39,1% degli italiani ha fatto ricorso a farmaci negli ultimi 2 giorni prima dell’intervista. La maggior parte di questi (43,5%) sono donne, mentre gli uomini si fermano al 34,5%.
 
Gli italiani e il peso: 1 su 3 è sovrappeso. Le donne le più attente alla ‘linea’
Prendendo in considerazione l’indice di massa corporea, il 51,1% degli italiani si definisce normopeso. Rientrano in questa categoria il 57,9% delle donne e il 43,7% degli uomini. Scorporando il dato per classi d’età, vediamo come il maggior numero di individui normopeso ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni.
Più di 1 italiano su 3 (35,6%) rientra invece tra le persone sovrappeso. Anche per questo dato il numero di uomini (44,2%) è sensibilmente maggiore a quello delle donne (27,6%). L’età ‘critica’ in tal senso è quella che inizia tra i 55 e i 64 anni (43,8% dei sovrappeso), e raggiunge il suo apice tra i 65 e 74 anni (45,8%).
Uno su dieci si definisce obeso. Ancora una volta sono gli uomini a superare le donne, ma, in questo caso, il distacco è molto più esiguo (11,3% degli uomini e 9,5% delle donne). La classe d’età con il maggior numero di persone obese è quella che va dai 65 ai 74 anni.
Infine, il 3% è sottopeso. Per quanto possa essere esiguo questo dato, colpisce la differenze di genere che fa registrare per le donne un numero 5 volte superiore a quello degli uomini (5% a fronte dello 0,8%).
Il trend storico ha visto, negli ultimi 12 anni, diminuire costantemente il numero di persone normopeso – passate dal 54,2% del 2001 al 51,1% del 2012 – e, al contempo, aumentare quello delle persone sovrappeso e obese. Le prime, dal 33,9% del 2001 sono cresciute fino ad arrivare al 35,6% del 2012, mentre le seconde sono passate dal 8,5% al 10,4%.
A livello regionale si trovano in Liguria la maggior parte delle persone normopeso (57,1%). Abitano invece in Campania la maggior parte degli individui sovrappeso (41,1%) e vivono in prevalenza in Molise (13,5%) le persone obese.
A livello occupazionale, la maggior parte degli obesi e dei sovrappeso rientrano nella categoria dei pensionati, rispettivamente 15% e 45,4%.
 
Consumo alcolici. Birra e vino la passione di un italiano su due. Soprattutto maschi
Il 51,9% degli italiani dagli 11 anni in su (pari a 28,1 milioni di persone) dichiara di consumare vino. Ma piace anche la birra che è consumata dal 45,8% dei cittadini. A bere più vino sono i maschi, il 65,6% contro il 39,1% tra le donne. Differenze anche per il consumo di birra (tra gli uomini la beve il 61% mentre tra le femmine il 31,5%). Ma oltre ciò, un altro aspetto evidenziato dall’indagine  mostra che più è alto il titolo di studio più si gradiscono vino e birra. Su 5,961 mln di laureati bevono vino il 64,1%. Sui 15,5 mln di diplomati superiori beve il 58,1%. Sui 19,9 mln con licenzia media beve il 49,1%, mentre sui 12,7 mln di cittadini con licenza elementare bevono vino il 43,1%. E dati analoghi si riscontrano nel caso dei bevitori di birra. Per quanto riguarda gli aperitivi alcolici sono consumati dal 31,5 della popolazioni, sempre con prevalenza dei maschi. Gli amari sono graditi al 26,3% della popolazione. Da evidenziare come un italiano su quattro (26%) consuma alcolici fuori dal pasto. Per quanto attiene l’andamento tra le varie aree del Paese al centro nord si trovano più consumatori di vino, mentre per la birra il consumo è omogeneo su tutto il territorio nazionale.
Infine, l’indagine Istat fotografa anche l’andamento dei consumi tra il 2001 e il 2012 per la popolazione dai 14 in su. Nel 2001 beveva vino il 59,6% della popolazione, mentre nel 2012 la percentuale è scesa al 53,6%. Più stabili i consumi di birra. Nel 2011 la beveva il 48,2% degli italiani e nel 2012 il 47,2%.
 
Gli italiani e il fumo: 1 su 5 ha il vizio delle ‘bionde’
In Italia la media dei fumatori è del 21,9%. In prevalenza si tratta di uomini (27,9%), mentre le donne fanno registrare un dato nettamente inferiore (16,3%). Il totale degli ex fumatori (22,6%) è superiore dello 0,7% rispetto a chi utilizza le bionde. Analizzando il dato per genere possiamo vedere come la percentuale di uomini che ha smesso con il vizio del fumo (29,6%), sia sensibilmente superiore a quella delle donne che si fermano ad un 16,1%.
Il trend storico dei fumatori, dal 2001 al 2012, fa segnare un dato in lieve calo. Si è passati, infatti, dal 23,7% al 21,9% fatto registrare lo scorso anno. Il calo più rilevante si è avuto tra gli uomini, che sono passati dal 31% al 27,9%. Tra le donne, invece, la percentuale è scesa appena dello 0,6% in 12 anni (dal 16,9% del 2001 al 16,3 del 2012).
Su una media del 54,2% di persone che non hanno mai fumato (gli ex fumatori sono il 22,8%), esaminando il dato per genere, si può notare come siano in questo caso le donne ad essere le più avulse dal vizio: non ha infatti mai fumato il 66,3% di loro a fonte del  41,2% degli uomini.
Il 40,7% degli italiani fuma tra le 11 e le 20 sigarette al giorno. In prevalenza si tratta di uomini (45,7%), mentre per quanto riguarda le donne, la maggior parte di loro (37,6%) consuma quotidianamente tra le 6 e le 10 ‘bionde’.
A livello territoriale il più alto numero di fumatori dello Stivale si trovano in Campania (24,6%) e Sicilia (24,5%). I meno avvezzi al vizio delle ‘bionde’ sono invece i Valdostani (15,5%) e i Trentini (18,2%). Umbria e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con il più alto numero di persone che hanno smesso di fumare, rispettivamente il 26,9% e 26,5%. Infine, la maggior parte dei non fumatori si trova in Puglia (60,9%) e Calabria (60,1%).
L’indagine Istat ha infine suddiviso i fumatori tra categorie professionali, in questo caso emerge come la maggior parte di questi siano “Operai e Apprendisti” (35,4%) e coloro che sono “In cerca di nuova occupazione” (33,9%. Le casalinghe, invece, sono la categoria meno incline al vizio: tra loro fuma solo 12,8%. 
 
Ricoveri e degenze. Al nord si resta di più in ospedale
L’indagine Istat evidenzia come nei 3 mesi precedenti le interviste sono stati effettuati 2,025 milioni di ricoveri. In media ogni 1.000 persone ne sono state ricoverate 33,5. Ma vi sono differenze di genere. Se ogni 1.000 uomini ne sono stati ricoverati 29,1, per le donne il numero sale 37,7. Da evidenziare anche come tra gli uomini con un età superiore ai 70 anni i ricoveri sono molto maggiori rispetto a quelli delle donne nella stessa classe di età. Dal lato territoriale non sussistono particolari differenze tra le varie aree del Paese.
Per quanto riguarda le giornate di degenza esse sono state 14,257 milioni con una media di degenza di 7 giorni (uomini 7,5 giorni in media, donne 6,7 giorni in media). A livello territoriale la media più alta di giornate di degenza si registra al Nord ovest con 7,8 giorni di degenza in media contro i 7,3 del Nord est, i 6,9 del Sud, i 6,6 del centro e i 5,9 delle isole. La Regione con la media più alta di giornate di degenze è il Veneto con 8,8 giorni, mentre quella con la media più bassa è l’Umbria con 5,4 giorni in media.
 
Pronto soccorso: vi ricorrono di più i cittadini del Nord. Guardia medica: più utilizzata al Sud 
Sono 3,505 milioni gli italiani che si sono recati al Pronto soccorso almeno una volta, mentre i ricorsi totali al Ps sono stati 4,346 milioni (in questo si contano anche quelle persone che sono state ricoverate più di una volta). In media, ogni 1.000 persone, 58 si sono recate al Pronto soccorso. A prevalere negli accessi è la popolazione maschile (su 1.000 uomini sono andati al Ps 60,6 contro il 55,5 delle donne). Da notare come gli accesso al Ps per gli uomini sia molto maggiore negli over 70 rispetto alle donne.
Dal lato territoriale a ricorrere di più al Pronto soccorso sono le persone residenti al Nord Ovest (67,7 persone ogni 1.000) e Nord est (70,5 persone ogni 1.000). A seguire il centro con 55,6 persone ogni 1.000 e il sud con 44,7.
Per quanto attiene la Guardia medica le persone che l’hanno utilizzata sono 1,727 milioni per un totale di ricorsi pari a 2,35 milioni (in questo si contano anche quelle persone che sono state ricoverate più di una volta). In generale su 1.000 persone hanno utilizzato il servizio 28,6 persone. Ad utilizzare di più il servizio sono le donne (su 1.000 ne hanno usufruito in media 31,3), mentre su 1.000 uomini sono 25,7 quelli che hanno utilizzato la Guardia medica nei 3 mesi precedenti all’intervista.
L’analisi specifica sul territorio evidenzia come il servizio di guardia medica sia più utilizzato in prevalenza nelle regioni del Sud (45,3 cittadini del sud su 1.000 hanno usufruito del servizio). Percentuali che si dimezzano se si analizza la popolazione del nord est (22,6 persone su 1.000) e del nord ovest (19,6 persone su 1.000). Ad utilizzare di più la Guardia medica sono i cittadini delle periferie e dei piccoli comuni.
 
Gli italiani e le Asl. La metà degli utenti è rimasto in fila per più di 20 minuti
Nell’ultimo anno sono state utilizzate dal 48,1% della popolazione. A recarvisi di più sono le donne (53,6% rispetto al 42,1% degli uomini). Entrando nello specifico ad utilizzare le Asl sono in prevalenza i cittadini residenti nel centro nord. In testa c’è la Val d’Aosta (con il 59,1% della popolazione che ne usufruisce). A seguire l’Umbria (57,7%) e l’Emilia Romagna (57,1%).
Per quanto riguarda i tempi di attesa un intervistato su due, e precisamente il 50,8%, ha dichiarato di aver effettuato file per più di 20 minuti. Anche in questo caso è da rimarcare come vi siano notevoli differenze tra le varie aree del Paese. Se al Sud il 63,2% ha dichiarato di essere rimasto in fila per più di venti minuti, al Nord est la percentuale scende al 41,1%. Da notare come a soffrire maggiormente le attese più lunghe sono i cittadini delle grandi aree metropolitane (ben il 68,2%).
Sugli orari di apertura il 67,6% degli intervistati lo giudica comodo, ma se gli utenti dovessero esprimere una preferenza per il 44,2% gli orari andrebbero modificati. Come per le code alla Asl anche sugli orari vi sono differenze tra Nord e Sud. Se al settentrione più del 70% trova gli orari comodi, nel meridione si scende al 57%.
 
Luciano Fassari e Giovanni Rodriquez

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