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Sabato 07 SETTEMBRE 2013
Ecco perché i costi standard in sanità servono. Eccome!

Non sono  la panacea, ma possono rappresentare un primo passo verso la trasparenza. E, chissà, magari un giorno sulle targhe dei reparti, al fianco del nominativo di ogni medico, vedremo la valutazione di esito, il numero di prestazioni erogate ed il costo del reparto

Piove governo ladro! Sintetizzo più o meno così la chiosa dell’articolo del professor Cavicchi. Io invece credo che nel terzo millennio i modelli matematici, anche applicati alla sanità, possano portare enormi benefici.
Fino a quando il supporto ai calcoli non fu gestito dalle macchine, con carta, penna e scienza non siamo riusciti ad andare sulla Luna perché serviva un corretto calcolo della traiettoria ed un aggiustamento della stessa in tempi rapidissimi durante il viaggio. Ecco, così vedo l’utilizzo dei costi standard (che sono diversi dall’attuale modello di finanziamento standard), li vedo come una delle soluzioni per tenere la spesa sotto controllo e, soprattutto, per programmare “rapidamente” il futuro.
 
Ho avuto modo di vedere un modello di applicazione di costi standard realizzato da una rete di 15 aziende sanitarie coordinate dall’ospedale Galliera di Genova. Suggerisco a tutti di studiarlo (o applicarlo), ma in particolar modo al professor Cavicchi che, magari, potrebbe diventare più ottimista.
Con i costi standard non si inibiscono le cure, ma si crea un benchmark all’interno della stessa patologia che, associato alla valutazione di esito, può consentire ad un manager “non medico” di chiedere ad uno specialista di uniformarsi alle metodiche di un suo collega, altrettanto bravo, che ha trovato un metodo più economico per ottenere i medesimi, o spesso migliori, risultati (e parlo sempre di esiti).
 
Con i costi standard e la contabilità analitica a supporto si può determinare il costo dei servizi accessori relativi ad ogni singola prestazione (sala operatoria, diagnostica, personale dedicato, costo amministrativo ripartito, etc…) scoprendo cose sorprendenti quali, ad esempio, che spesso i medici che fanno un numero elevato di prestazioni hanno un costo amministrativo medio simile a quello di industrie private (20/25%) mentre coloro che ne fanno molte, molte, meno hanno costi amministrativi di oltre il 50%.
 
Insomma, credo che i costi standard non siano la panacea, ma possono rappresentare un primo passo verso la trasparenza e, chissà, magari un giorno potrò vedere sulle targhe dei reparti, al fianco del nominativo di ogni medico, la valutazione di esito, il numero di prestazioni erogate ed il costo del reparto…
 
Enzo Chilelli
Direttore Generale Federsanità Anci

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