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Venerdì 20 SETTEMBRE 2013
Crisi. Calano i consumi per la salute ma resta alta la fedeltà alla farmacia

Le rinunce sugli acquisti di farmaci e prodotti per la salute a cui sono state costrette diverse famiglie italiane non si sono riflesse in una contrazione apprezzabile degli ingressi in farmacia. A dirlo l’analisi condotta da New Line sugli scontrini battuti negli ultimi due anni in oltre 4000 farmacie-campione.

Per colpa della crisi gli italiani hanno cominciato a tirare la cinghia anche sulla spesa per medicinali e salute, ma al contrario di quanto accade in altri canali la contrazione dei consumi non si traduce in un calo degli ingressi nelle farmacie. Questa la considerazione che emerge dall’analisi condotta da New Line sui dati relativi agli scontrini battuti nelle oltre 4000 farmacie-campione della sua rete di rilevazione. "Negli ultimi tre anni - ha spiegato Elena Folpini, responsabile Ricerche di mercato di New Line - gli ingressi medi mensili nelle farmacie fanno registrare fluttuazioni che, raffrontate anno su anno, si spiegano in grandissima parte con la variabilità dei giorni di apertura. In altre parole, la gente continua ad andare in farmacia come prima. E se è palese che la persistenza della crisi sta costringendo molte famiglie a limare le spese per la salute, è anche vero che la “domanda” di farmacia intesa come canale resiste molto meglio di altre".

L’analisi, presentata in occasione del 2° Forum Shackleton sull’innovazione in farmacia, ha anche proposto una radiografia del mercato. Il farmaco con ricetta (mutuabile e non) rappresenta pur sempre il 61,5% del fatturato medio della farmacia. Ma questa fetta subisce continue erosioni sia dalla scadenza brevettuale di alcune molecole di grande importanza, sia da una più generalizzata ricerca di contrazione della spesa da parte dello Stato. Nel periodo gennaio-luglio il farmaco perde a valori il 4,8% anche se a volumi rimane sostanzialmente stabile. In sintesi, in questa area, le farmacie lavorano quanto prima ma guadagnano meno.

Ed ecco allora che per i farmacisti la parola d’ordine oggi è una sola: recuperare redditività facendo leva proprio sulla stabilità degli ingressi, ossia sulla fedeltà del pubblico. Nel periodo gennaio-luglio di quest’anno il 41% degli scontrini battuti dalle farmacie riguardava soltanto farmaci con obbligo di prescrizione, a fronte di un 15% contenente etico e commerciale assieme. Il valore medio del primo tipo di scontrino è di 28,7 euro, l’altro invece arriva a 45,2 euro. Spostare una fetta di scontrini dal primo al secondo gruppo, secondo i ricercatori, dovrebbe essere un obiettivo alla portata di molte farmacie. "Se soltanto le farmacie aumentassero il numero di pezzi medi per scontrino commerciale di un decimo di pezzo - conclude New Line - il loro fatturato crescerebbe di più di 50mila euro all’anno".
 

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