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Mercoledì 16 OTTOBRE 2013
Cure palliative. L'allarme della Federazione: "Con accordo Stato Regioni rischiamo di perdere 1.000 palliativisti"

L’accordo per i requisiti e le competenze per gestire cure palliative e terapia del dolore in discussione domani in Conferenza Stato-Regioni rischia di essere un boomerang. Lo rileva il presidente della Fcp Luca Moroni: “Nel testo non vi è nessun riferimento ai professionisti in possesso di esperienza e così metà dei medici palliativisti potrebbero non essere più autorizzati”.

“Metà dei medici palliativisti (circa 1.000 secondo le stime) potrebbero non essere più autorizzati ad assistere i malati inguaribili”. Questo l’allarme lanciato dal presidente Federazione Cure Palliative (FCP), Luca Moroni che alla vigilia dell’esame dell’accordo per i requisiti e le competenze per gestire cure palliative e terapia del dolore in discussione domani in Conferenza Stato-Regioni evidenzia i pericoli del decreto attuativo della Legge 38/10.
 
“La legge 38/2010 – specifica Moroni - sancisce il diritto per i malati inguaribili ad accedere alle cure palliative; uno dei passaggi attuativi prevede la definizione delle "figure professionali con specifiche competenze ed esperienza nel campo delle cure palliative" (art 5 comma 2) al fine di garantire, per il futuro, un percorso formativo certo ed uniforme per i professionisti. Si tratta di un passaggio importante che deve però tenere conto delle caratteristiche degli oltre 2000 medici che oggi consentono l’operatività degli Hospice e delle cure palliative domiciliari. Le indagini di e della Società Italiana di Cure Palliative (SICP) indicano infatti che la metà dei medici palliativisti non possiede una delle specialità indicate dalla legge 38 e un terzo non ha alcuna specialità. Si tratta di professionisti con diversi anni di esperienza, detentori oggi delle più elevate competenze nel nostro paese. Si tratta di coloro che hanno contribuito a fare la storia delle cure palliative italiane, permettendone lo sviluppo in una fase pionieristica e rappresentano una risorsa indispensabile per garantire l’attività di assistenza ai pazienti”.
 
“Le cure palliative – continua il presidente di Fcp - si stanno sviluppando finalmente anche in Italia, grazie all’impegno del mondo professionale, dei 5000 volontari e delle 75 Associazioni che aderiscono alla FCP. Abbiamo potuto osservare in questi anni l’impegno del Parlamento, dei Ministri Fazio, Balduzzi e Lorenzin così come di molte Giunte Regionali. Sarebbe oggi imperdonabile che proprio un decreto attuativo della legge 38, invece di tutelare i pazienti e le loro famiglie, riportasse l’Italia alla condizione degli anni 80, quando i 250.000 malati che ogni anno affrontano una fase terminale erano privi di qualunque forma di tutela”.
 
Per queste ragioni per la Fcp “è indispensabile che vengano preservate e riconosciute le competenze acquisite sul campo in questi anni da medici senza specializzazione o con specialità diverse da quelle previste dalla disciplina, un provvedimento che riguardi un periodo transitorio, in attesa che i giovani medici concludano i nuovi iter formativi in via di definizione. Senza questi medici la maggior parte degli Hospice e delle equipe di cure palliative domiciliari sarebbero costretti a chiudere”.

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