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Lunedì 28 OTTOBRE 2013
Medici internisti: "Si abbassa l'età dei malati cronici. In 2 milioni tra i 25 e i 44 anni"

Colpa soprattutto della crisi, secondo la Società Italiana di Medicina Interna, perché costringe a rinunciare a cibi sani e palestra. L’11% delle persone tra i 25 e i 40 anni e il 30% tra i 40 e i 55 soffre di almeno due patologie croniche e autoimmuni, con un incremento di circa il 10% rispetto a 5 anni fa.

Se una volta a trent’anni si era pronti a ‘spaccare il mondo’, ed erano i nonni quelli alle prese con malattie, ospedali e farmaci, ora la situazione sta cambiando, e sempre più spesso anche a 30-40 anni si deve fare i conti con patologie croniche che costringono a curarsi per tutta la vita. La colpa, secondo i medici internisti riuniti per il 114° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), a Roma dal 26 al 28 ottobre, è soprattutto della crisi economica, che non consente agli italiani uno stile di vita adeguato, fatto di alimentazione sana, movimento, prevenzione attraverso check-up regolari, e li espone così a una probabilità due volte e mezzo più alta di sviluppare malattie croniche come diabete  ipertensione, bronchiti che vanno ad aggiungersi a quelle autoimmuni come le sindromi metaboliche, le patologie reumatologiche, epatologiche e intestinali sempre più diffuse.

Così, sempre più spesso e sempre prima gli italiani devono fare i conti con due o più patologie croniche: la pressione alta e un po’ d’anemia, la glicemia fuori dai limiti e qualche aritmia cardiaca, un'artrosi fastidiosa insieme alla bronchite cronica per colpa delle sigarette. Succede a dodici milioni di connazionali: la maggioranza ha più di 55 anni e il problema diventa un'”epidemia” fra gli over 75 dove in 7 su 10, pari a poco meno di 4,5 milioni, hanno almeno due patologie da combattere.

Ma la vera emergenza oggi riguarda i “giovani”: fra 25 e 44 anni ben 1,9 milioni  hanno due o più malattie croniche, fra 45 e 55 anni sono oltre 3 milioni, con un incremento di circa il 10% rispetto a 5 anni fa. Le multi-morbilità negli under 55 sono in crescita, come denunciano i medici internisti, e soprattutto possono comportare un carico di “effetti collaterali” non da poco: ben prima di essere anziani, nella fascia d'età fra i 25 e i 55 anni, gli italiani oggi assumono in media 4-5 farmaci a testa e uno su cinque è esposto al rischio di terapie inappropriate a causa delle cure multiple per le proprie malattie.

“Nei giovani adulti stili di vita inadeguati, fatti di diete poco equilibrate e sane, di sedentarietà e cattive abitudini come il fumo o l'alcol, contribuiscono a provocare un sempre maggior numero di casi di patologie metaboliche, cardiovascolari, respiratorie che vanno dall'ipertensione al diabete, alla bronchite cronica  – spiega Gino Roberto Corazza, presidente Simi – La crisi economica oggi rende più fragile la popolazione anche nelle fasce più giovani, perché compromette la possibilità di compiere scelte di salute: per molti è diventato difficile, oltre che acquistare cibi sani o permettersi un abbonamento in palestra, perfino prendere l'auto  per andare a correre al parco o fare analisi di routine. Lo stress che ne deriva- continua Corazza - è una minaccia per il sistema immunitario, che si indebolisce  stimolando la risposta contro agenti innocui e facilitando perciò la comparsa di   malattie autoimmuni, se la risposta è diretta contro proteine del proprio organismo come nel caso della celiachia o della malattia di Crohn che spesso si accompagnano ad altre malattie autoimmuni oculari, reumatologiche endocrine e pneumologiche. L'aumento di alterazioni del sistema immunitario sta quindi contribuendo a far sviluppare fin da giovani malattie croniche a cui poi si associano altri disturbi: il risultato è che oggi ci troviamo sempre più spesso di fronte a una nuova ‘specie’ di pazienti complessi con multi-morbilità, un insieme di malattie che minacciano lo stato di salute complessivo e non si possono affrontare applicando le linee guida per ogni singola patologia, pena il rischio di sottoporre i pazienti fin da giovani a politerapie con tutti i rischi che ne derivano”.

“Oggi gli under 55 prendono in media 4 o 5 farmaci al giorno e un paziente su cinque è esposto al rischio di trattamenti inappropriati per la mancanza di una “guida”che individui una patologia principale e adotti un piano terapeutico efficace- commenta Alessandro Nobili, responsabile del Laboratorio di valutazione della qualità delle cure dell’Istituto Mario Negri di Milano -. Occorre un approccio onnicomprensivo in cui individuare le priorità, cucendo la terapia addosso al singolo caso dopo aver riconosciuto quale sia la malattia principale da affrontare e rivalutando il paziente una volta all'anno, per decidere se e quali trattamenti siano da proseguire o interrompere. Il rischio, non facendolo, è sottoporre persone giovani ad anni e anni di politerapie, che alla lunga possono provocare effetti collaterali di non poco conto”.

Per individuare i percorsi di terapia più idonei è necessario rivolgersi agli oltre 11.000 “Dottor House” italiani, i medici internisti, che si prendono cura della persona nella sua globalità grazie alla padronanza di conoscenze che spaziano in quasi tutte le discipline mediche.

“Questo non significa che il soggetto con diabete possa fare a meno del diabetologo o il paziente con scompenso cardiaco non debba avere un cardiologo di riferimento – osserva Corazza – L'internista tuttavia può ‘tenere le fila’ della vicenda di salute del paziente complesso, con due o più patologie croniche, per gestirlo nella sua interezza in modo da minimizzare i rischi e ottimizzare davvero tutte le diverse terapie. Anche tenendo conto di una varietà di aspetti che, spesso, esulano dal semplice piano sanitario e stanno diventando sempre più pressanti oggi, in tempi di crisi economica: le difficoltà finanziarie sono aspetti solo apparentemente secondari, perché hanno invece un peso determinante sulla comparsa e il peggioramento delle malattie croniche e autoimmuni e sulla possibilità di seguire le cure in modo adeguato”.

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