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Mercoledì 27 NOVEMBRE 2013
Ipertensione in gravidanza. Presentate a Torino le nuove Linee guida nazionali

In Italia circa il 7% delle donne in gravidanza sono affette da ipertensione cronica, mentre la preeclampsia colpisce 3 gravide su 100. Le più gravi complicanze neonatali  dovute alla preeclampsia possono nella maggior parte dei casi essere prevenute. Ecco le linee guida presentate nel corso del Congresso Aipe.

Sono state presentate le nuove Linee Guida italiane del Trattamento dell'Ipertensione in Gravidanza a Torino, durante il Congresso nazionale dell’Associazione italiana preeclampsia (Aipe) presieduto da Chiara Benedetto (Direttore della Ginecologia e Ostetricia 1 Universitaria dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute e della Scienza di Torino) e da Luca Marozio (Presidente dell’Aipe). In Italia circa il 7% delle donne in gravidanza sono affette da ipertensione cronica, mentre la preeclampsia colpisce 3 gravide su 100.
 
La preeclampsia si manifesta con un improvviso aumento della pressione arteriosa e con la perdita di proteine nelle urine, ha un decorso rapidamente ingravescente, talora fulminante, e può danneggiare molti organi materni, tra cui cervello, fegato, rene, cuore e sistema circolatorio. Spesso si accompagna a una grave alterazione del sistema della coagulazione, con seri rischi sia emorragici che trombotici. In più compromette quasi inevitabilmente la funzione della placenta e quindi la crescita ed il benessere del feto. Qualche numero: nel mondo più di 50.000 donne all’anno muoiono di preeclampsia ed una recente indagine statunitense indica che nei casi più gravi la mortalità feto-neonatale supera il 10% e le complicanze neonatali raggiungono il 30%. Soprattutto nei casi ad esordio in epoche precoci della gravidanza, i danni feto-neonatali comportano disabilità permanenti a causa della prematurità.

Per le future mamme è importante sapere che le complicanze più gravi della preeclampsia possono nella maggior parte dei casi essere prevenute. Questo richiede anzitutto un’accurata selezione dei soggetti predisposti: si sa infatti che alcune condizioni (le più comuni sono riportate in tabella) aumentano significativamente il rischio di preeclampsia. In questi casi la conoscenza del rischio fin dall’inizio della gravidanza permette l’impiego di strategie profilattiche farmacologiche (come ad esempio l’uso di aspirina a basse dosi o di eparina a basso peso molecolare, a seconda dei casi). Ma soprattutto, i soggetti a rischio devono essere inseriti in protocolli di follow-up estremamente attento, volto a cogliere tempestivamente l’eventuale comparsa della malattia ed a porre in atto le misure assistenziali mirate alla prevenzione di complicanze gravi materne e/o fetali.
Presso l'ospedale Sant’Anna di Torino esiste ormai da anni il servizio di Day Service Ostetrico per le pazienti a rischio: l’esperienza (circa 300 all’anno, per un totale annuo di 1.800 passaggi) ha dimostrato che grazie alla profilassi farmacologica ed alla corretta sorveglianza clinica della madre e del feto è possibile ridurre drasticamente l’incidenza di preeclampsia e soprattutto delle sue complicanze più gravi. Quando la malattia si manifesta, è importante essere ricoverate in centri di riferimento di 3° livello ostetrico e neonatologico, dotati di unità di terapia intensiva materna e neonatale ed in grado di offrire un’assistenza multidisciplinare. Al Sant’Anna, ogni anno, partoriscono circa 400 donne affette da ipertensione.
 

Il trattamento risolutivo continua ad essere l’espletamento del parto, ma soprattutto nei casi ad esordio molto precoce, al di sotto di 28-30 settimane di gestazione, il prolungare la gravidanza di alcuni giorni permette di aumentare la possibilità di sopravvivenza del neonato senza danni permanenti legati alla prematurità. In queste situazioni la sorveglianza clinica è mirata a cogliere precocemente i segni di eventuali complicazioni, al fine di programmare il parto nel momento più opportuno sia per la madre che per il bambino.
Va infine sottolineato come la preeclampsia colpisce anche donne senza apparenti fattori di rischio. E’ per questo che la semplice misurazione della pressione arteriosa ripetuta ad intervalli regolari in gravidanza può evitare conseguenze gravi e deve essere considerata irrinunciabile. 

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