quotidianosanità.it

stampa | chiudi


15 DICEMBRE 2013
Bambini. Anche a quattro mesi ricordano lo stress

Già a questa età hanno memoria di un episodio stressante a distanza di due settimane. A dimostrarlo la variazione dei livelli, dimezzati o raddoppiati, di cortisolo, noto anche come ormone dello stress

A solo quattro mesi hanno memoria di episodi che sono stati fonte di stress. Lo ha scoperto Un gruppo di ricerca dell’IRCCS Medea – La Nostra Famiglia, in collaborazione con l’Harvard Medical School di Boston, che hanno pubblicato i risultati della ricerca sulla rivista americana Plos One.
Fin dai primi giorni di vita i bambini sono sottoposti a molti piccoli stress di natura socio-emozionale, come quando attendono che l’adulto soddisfi i loro bisogni.
 
Per testare se ne hanno memoria, il gruppo di ricerca ha utilizzato il paradigma Face-to-Face Still Face (FFSF), in cui il piccolo viene posto in una situazione moderatamente stressante: la coppia madre-bambino viene posta in un’interazione viso-a-viso nel corso della quale la mamma sospende momentaneamente la comunicazione, guardando suo figlio senza parlare o toccarlo e mantenendo un’espressione neutra del volto. Un numero elevato di studi ha dimostrato che questa condizione produce una reazione nel bambino, definita come “effetto still-face”, caratterizzata da una riduzione del coinvolgimento sociale positivo e un concomitante incremento del coinvolgimento negativo (agitazione, richiesta di essere preso in braccio, pianto) e di comportamenti auto-regolatori, come, ad esempio, la comparsa della suzione non-nutritiva. Mentre avveniva questa sospensione, inoltre, i bambini manifestano segni fisiologici di stress, come l’attivazione della asse ipotalamo-ipofisi-cortico-surrene che controlla i livelli di cortisolo, noto come ormone dello stress.


Per valutare i processi di memoria infantile, le coppie madre-bambino partecipanti allo studio sono state suddivise in due gruppi: un gruppo sperimentale, costituito da coppie che hanno effettuato due sessioni di FFSF (la prima a 4 mesi e la seconda dopo 15 giorni), e un gruppo di controllo, le cui coppie hanno partecipato ad un’unica sessione direttamente all’età di 4 mesi e 15 giorni, senza essere state sottoposte al precedente FFSF.
Ebbene, dopo la seconda esposizione allo stress sociale rispetto alla prima, i bambini del gruppo sperimentale non mostravano differenze sostanziali nei comportamenti ma presentavano una modificazione significativa nella risposta ormonale, a seconda di specifiche differenze individuali.
 
In particolare, sono stati misurati i livelli di cortisolo post-stress dopo la prima esposizione al test e dopo la seconda esposizione, il tutto in maniera non invasiva, utilizzando la saliva del piccolo. Dal confronto dei test nei due diversi momenti, per un sottogruppo di bambini la concentrazione di cortisolo risultava dimezzata, per un altro sottogruppo era invece quasi raddoppiata. Il dato indica che per il primo sottogruppo la seconda esposizione era stata meno stressante, mentre per il secondo era stata fonte di un disagio ancora maggiore.
In entrambi i casi, comunque, le variazioni di cortisolo dimostravano che i bambini avevano tenuto traccia dell’esperienza precedente. “Questi risultati confermano che già a quattro mesi di vita i bambini hanno memoria di un evento stressante anche a distanza di due settimane e che questo ricordo si manifesta  sul piano fisiologico invece che su quello comportamentale”, afferma il responsabile del team di ricerca Rosario Montirosso.
 
“Sembra plausibile che i bambini abbiano memorizzato il disagio sperimentato la prima volta, in risposta all’interruzione della comunicazione materna, sotto forma di una conoscenza somatica. Ancora più sorprendente, tuttavia, è stato rilevare che, anche a questa età, il ricordo di un’esperienza emotivamente stressante perdura per un tempo così lungo”.
 
Viola Rita

© RIPRODUZIONE RISERVATA