quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 17 DICEMBRE 2013
Dispositivi medici. Dal Ministero della Salute il primo rapporto nazionale sulla spesa del Ssn

In Italia, il settore rappresenta lo 0,7% del Pil. Il numero di occupati è cresciuto, tra il 2003 e il 2009, a un tasso medio annuo del 7,1%, rispetto all’1,4% dell’economia italiana, il fatturato è cresciuto dell’11,3%, rispetto al 2,1% dell’economia italiana. Marletta: “Lavoro utile per governance del sistema e per avviare benchmarking costruttivo”. IL RAPPORTO

È stata presentata oggi a Roma, nel corso della VI Conferenza nazionale sui dispositivi medici, la prima edizione del Rapporto sulla spesa rilevata dalle strutture sanitarie pubbliche del Ssn per l’acquisto di dispositivi medici (anno 2012). Negli ultimi anni il settore dei dispositivi medici in Italia è diventato oggetto di grande interesse da parte delle istituzioni pubbliche e, in particolare, del Ministero della salute, con l’obiettivo primario di approfondire la conoscenza di dati e informazioni circa la domanda e l’offerta di queste tecnologie nel nostro Paese.

Gli Stati Uniti d’America sono leader mondiale nella produzione e nel consumo di dispositivi. Nel 2011, il mercato statunitense era equivalente a quasi 106 miliardi di dollari (Espicom, 2012), pari al 40% del mercato mondiale, seguito dall’Europa che detiene il 25% del mercato, dal Giappone con il 17% e dal resto del mondo con circa il 15% (Advamed, 2004).
In Europa, il mercato dei dispositivi medici genera un fatturato di circa 95 miliardi di euro l’anno e impiega oltre 500.000 persone. Il 70% del fatturato totale in Europa è generato in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, e Spagna (Eucomed, 2011). L’8% del fatturato globale è reinvestito in ricerca e sviluppo, equivalente a circa 7,5 miliardi di euro l’anno e, mediamente, al deposito di un brevetto ogni 38 minuti (Eucomed, 2011). In Europa, l’industria dei dispositivi medici si compone di circa 22.500 imprese. Di queste, 18.000 (circa l’80%) sono piccole‐medie e micro imprese. La stessa compagine è ravvisabile nel mercato statunitense, dove il 67% delle imprese ha meno di 20 dipendenti (Advamed, 2004).

In Italia, il settore dei dispositivi medici rappresenta complessivamente lo 0,7% del Prodotto interno lordo (Pil) italiano. Caratterizzato da un alto livello di innovazione, questo settore mostra, rispetto all’economia nel suo complesso, un forte dinamismo. Ad esempio, il numero di occupati è cresciuto, tra il 2003 e il 2009, a un tasso medio annuo del 7,1%, rispetto all’1,4% dell’economia italiana e – negli stessi anni ‐ il fatturato totale del settore è cresciuto ad un tasso medio annuo dell’11,3%, rispetto al 2,1% dell’economia italiana (Pil), anche se negli ultimi due anni il trend in crescita è stato confermato solo per i distributori e per le multinazionali italiane con produzione.
 
"L’Italia è oggi l’unico Paese a livello internazionale a disporre di informazioni sulla spesa per i dispositivi medici acquistati dal Ssn a tale livello di granularità", ha spiegato nella sua presentazione Marcella Marletta, Direttore generale dei dispositivi medici, del servizio farmaceutico e della sicurezza delle cure del Ministero della Salute.

Il Ministero della Salute ha ritenuto necessario diffondere le principali informazioni ad un pubblico più ampio, costituito senz’altro da tutti i livelli di governo del Ssn e da tutti gli attori interessati alla conoscenza dei fenomeni sanitari (università, enti di ricerca, imprese). Per tale ragione, è stato individuato il seguente obiettivo strategico per l’Anno 2013: “Miglioramento del sistema di monitoraggio dei consumi dei dispositivi medici direttamente acquistati dal Ssn finalizzato anche alla condivisione e fruibilità delle informazioni a tutti gli attori del sistema stesso.”
Al fine di predisporre il primo rapporto periodico per rendere disponibile in maniera continuativa i dati sull'utilizzo dei dispositivi medici è stato istituito un specifico Gruppo di Lavoro. Si è sottolineato, però, come a causa dell'incompletezza dei dati riferiti, il Rapporto ha la finalità di descrivere senza fornire interpretazioni dei dati raccolti.

“Questo lavoro avrà una sua prima utilità relativa alla governance del sistema: il monitoraggio dei consumi dei dispositivi medici e gli strumenti di analisi resi disponibili consentono, infatti, una lettura approfondita dei dati raccolti e la possibilità di effettuare scelte consapevoli per la governance della spesa dei dispositivi medici ai vari livelli di governo - ha spiegato Marletta - La conoscenza dei dati a livello nazionale consentirà, inoltre, di avviare sistemi di benchmarking costruttivo. Tutte le Aziende Sanitarie e le Regioni che accedono al patrimonio informativo costituito, confrontandosi anche a partire da una prima relazione descrittiva, potranno beneficiare di confronti sia intra–regionali sia interregionali, arricchendo i loro processi decisionali di acquisizione e di utilizzo di dispositivi medici con l’esperienza di tutte le strutture sanitarie nazionali. La diffusione dei dati anche al di fuori degli operatori del Sdn, infine, potrà attivare meccanismi virtuosi che creano opportunità di business per le imprese private”.

"La redazione di questo primo Rapporto costituisce un passo importante verso la condivisione paritaria delle informazioni sui consumi di dispositivi medici tra le strutture pubbliche del Ssn e tutti gli altri stakeholder (istituzioni centrali, industria del settore, società scientifiche, ecc.). I dati di spesa, seppur nella loro parzialità, offrono spunti di riflessione ed elementi di autovalutazione davvero significativi - ha concluso Marletta -. L’articolazione della spesa nelle sue componenti più rappresentative consente, inoltre, di avviare un monitoraggio sistematico e raffinare gli indicatori fin qui utilizzati. L’auspicio è che le prossime edizioni del Rapporto si arricchiscano di ulteriori analisi di dettaglio e della descrizione di esperienze di autovalutazione condotte da un numero sempre crescente di Regioni".
 
Alla Conferenza è intervenuto anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che ha ricordato come oggi vi sia la necessità “di una visione di sistema” riferendosi alla sua battaglia per evitare tagli lineari al comparto. “Certo – ha ricordato il Ministro – abbiamo la spesa più bassa rispetto alla media Ue e negli ultimi anni la sanità anche tagli lineari, ma ricordiamoci che abbiamo anche il debito pubblico più grande e un pil che non cresce”.
Proprio per questo e per evitare ulteriori tagliole Lorenzin ha precisato che in ogni caso il sistema “va riformato”. Ma per riformare il sistema non sono sufficienti solo le regole, per il Ministro uno dei problemi è infatti il management: “Bisogna dire le cose come stanno. Il vero problema del Ssn sono i manager, ovvero chi decide, non i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari. Oggi abbiamo la possibilità di avere i dati, e quando si vedono gli esiti si è in grado di capire come si lavora. E gli inganni vegnono svelati”. Per cui per Lorenzin “bisogna avere la forza di intervenire e chi sbaglia deve andare a casa”.
 
Il Ministro ha poi parlato anche di costi standard, chiarendo che si tratta “di un metodo di riparto dei fondi utile che non va però ideologizzato". "Ieri - ha precisato - ho mandato alle Regioni il riparto del Fondo sanitario nazionale, quindi i costi standard sono ufficialmente operativi". Riferendosi poi agli acquisti e ai prezzi la titolare del Dicastero ha precisato come si debba “puntare sulle centrali uniche di acquisto”.

Lorenzin ha anche parlato del semestre italiano di presidenza Ue e dei rischi all’orizzonte che vanno evitati soprattutto rispetto alla ricerca. “Gli investitori internazionali sembra che non vogliano più investire in Europa. Le grandi aziende vedono il mercato europeo come un mercato di vendita e a causa dell’eccessiva frammentazione delle norme fuggono verso altri paesi. Ma sono convinta invece che la ricerca sia un volano per l’Europa e per l’Italia. Dobbiamo trattenere le piccole e  medie imprese ed elaborare una legislazione nuova per liberare risorse e innovazione”.
 
Durante i lavori ha preso la parola anche il presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi che ha anch’egli affrontato il tema caldo dei costi standard: “Non devono essere visti come un’alternativa ai tagli lineari per definanziare ulteriormente il Servizio sanitario nazionale, ma devono essere concepiti come fattori di razionalizzazione attraverso il Patto per la Salute. È importante in questo senso che i percorsi diagnostico-terapeutici non vengano standardizzati e massificati, ma continuino a tenere in considerazione le specificità indispensabili per le singole esigenze del paziente e per una buona Sanità”.

“Ci auguriamo – ha dichiarato Rimondi – che Governo e Regioni con il Patto per la Salute mettano finalmente mano a sprechi e inefficienze per una Sanità sostenibile che venga riorganizzata secondo principi di appropriatezza, qualità ed efficienza dei servizi. Quello che temiamo però è che, per far quadrare i conti, con i costi standard si introducano modalità di acquisto centralizzate che guardino principalmente al prezzo, incentivando i monopoli e penalizzando la qualità dei servizi offerti al cittadino. Siamo pronti a dare tutto il nostro sostegno a qualunque decisione che vada nella direzione di una maggiore trasparenza e appropriatezza, ma se la soluzione diventa la centralizzazione degli acquisti con lo scopo d’imporre a tutti i pazienti lo stesso prodotto al prezzo più basso, annullando qualunque esigenza specifica e azzerando il valore dell’innovazione, si andrà alla progressiva crisi di tutto il sistema salute”.
 
“È importante ripensare il sistema salute in un’ottica di sostenibilità e di valorizzazione di settori come quello dei dispositivi medici – ha concluso Rimondi -, che possono fungere da traino per la crescita. Lo dimostra il fatto che l’export continua a crescere: nel 2012 infatti le esportazioni siano aumentate del 9,6%, a fronte di una contrazione della domanda pubblica interna del 5% e di quella privata dell’1%. Infatti le nostre imprese continuano a investire il 7,5% del loro fatturato in ricerca puntando sull’innovazione dei prodotti, aspetto che altri paesi apprezzano e valorizzano, scegliendo di acquistare e investire sui nostri prodotti”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA