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Mercoledì 08 GENNAIO 2014
Contenzioso medico legale. Presenti (Acoi): “Siamo alla schizofrenia di Stato”

I chirurghi ospedalieri riaprono le polemiche sullo spot “Obiettivo Risarcimento” e sottolineano l’inaccettabile condizione di stallo sul contenzioso medico-legale e sulle coperture assicurative. Anche perché il rimborso non è a carico dello Stato, ma di medici e infermieri.

“Soddisfatti o rimborsati” è uno slogan ottimo per le attività commerciali, non certo per la professione medica e per quella chirurgica in particolare. Lo spot ‘Obiettivo Risarcimento’, oltre ad essere palesemente dannoso e pericoloso, è espressione della schizofrenia con cui si affronta il contenzioso medico-legale nel nostro Paese”.
 
È questo il commento di Luigi Presenti, Presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) che riapre le polemiche sullo spot, trasmesso sulle reti televisive che si invita le vittime della malasanità a rivolgersi entro dieci anni a uno staff di esperti, zero anticipi e zero rischi, “per reclamare quello che ti spetta”.
 
“Lo Stato fornisce un servizio – ha dichiarato –  ma le sue logiche sono così perverse che, pur garantendo l’assistenza sanitaria generale e gratuita, applica il principio ‘soddisfatti o rimborsati’ Accanto alla prestazione, offre un rimborso in caso di mancata soddisfazione dell’utente con il rischio di aprire la via ad una marea di cause di risarcimento a fine di lucro. Un sistema inutile contro la malasanità, che siamo da sempre i primi a denunciare - spesso inascoltati -, ma addirittura dannoso perché aumenta il ricorso alla medicina difensiva e riduce la sanità ad un terreno di scontro giudiziario”.
 
 
Per Presenti, la parte assolutamente schizofrenica ed inaccettabile di questo ragionamento perverso è che il rimborso non è a carico dello Stato, ma è a carico dei suoi operatori, cioè medici ed infermieri, i quali, peraltro, “sono solo attori passivi del sistema, non intervenendo sulle scelte aziendali strategiche riguardanti qualità e sicurezza in corsia e in sala operatoria”.
 
“Da troppi anni ormai la sanità italiana è in una inaccettabile condizione di stallo sul contenzioso medico-legale e sulle coperture assicurative – ha detto –  i chirurghi in particolare, i medici e tutti i professionisti del sistema sanitario nazionale lavorano costantemente con una spada di Damocle che pende sulle loro teste. Ciò si ripercuote sulla qualità del servizio: un professionista che viene inquisito per le modalità di intervento e si deve auto-tutelare, non può in molti casi lavorare con serenità, perché non ha garanzie e sicurezza. Assicurare una categoria non significa in alcun modo difendere una ‘Casta’, ma, al contrario, mettere i professionisti nelle condizioni di lavorare al meglio, significa migliorare la tutela sociale. Un margine di rischio è fisiologicamente insito nell’attività chirurgica – ha aggiunto –  e dovrebbe essere preso in carico dal Ssn per limitare al massimo il ricorso alla medicina difensiva, nell’interesse soprattutto dei pazienti. L’immobilismo dei vertici regionali rischia di portare alla paralisi del sistema. È necessario prendere una decisione al più presto, ponendo fine alla modalità surrettizia di nominare dei facenti funzioni, sintomo dell’incapacità di decidere’.

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