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Venerdì 24 GENNAIO 2014
Lazio. La Regione è in stallo e i nodi sottolineati da Giorgi resteranno insoluti

Nell'intervista l'ex sub commissario ha chiamato in causa il fallimentare modello di relazioni tra Stato e regioni. La causa è il regime di mezzadria instaurato con la nomina a commissario dello stesso governatore. La riduzione del deficit è avvenuta con tagli lineari e scaricando sui cittadini i costi delle inefficienze. La giunta Zingaretti non sembra aver invertito questa rotta.

L’intervista all’ex sub commissario del Lazio Gianni Giorgi rimette al centro della discussione argomenti messi in naftalina perché troppo duri da affrontare. Una rimozione da parte della politica sorda a ogni evidenza e che riguarda, a mio giudizio, in primis il rapporto tra Stato centrale e regioni così come è stato definito dal Titolo V della costituzione e subito dopo, entrando nello specifico, la disastrosa gestione del servizio regionale del Lazio perpetrata negli ultimi 15 anni. Con pari lucidità il Governatore della Campania Caldoro in numerose interviste, di cui l’ultima del 22 gennaio u.s. su Libero, ha sollevato la questione per me fondamentale “Non è possibile avere due stati uno centrale e uno periferico sulle stesse materie concorrenti. Bisogna decidere o arriviamo a uno Stato federale e si scioglie lo Stato oppure si sciolgono le regioni e si mantiene lo Stato”, e più avanti, “la mia proposta è che le regioni si sciolgano come enti gestionali per diventare quello che la Costituzione aveva previsto in origine, macroaree senza bilanci e con compiti di pianificazione e programmazione”.


Di fatto l’intervista di Giorgi conferma quanto sostiene Caldoro: il modello di relazioni tra Stato centrale e regioni è fallimentare e ancora di più lo è quello con le regioni inadempienti. E la causa di tutto ciò è il regime di mezzadria instaurato attraverso la scelta fatta dal legislatore di nominare Commissario lo stesso Governatore delle regione sottoposta a Piano di rientro. Una scelta irragionevole ed equivalente a quella di mettere la volpe a guardia del pollaio. Ricordo che il Ministero della Salute dette parere non favorevole a quella norma, preferendo che il commissario fosse altri dal presidente di regione; purtroppo l’articolo venne modificato in sede di conversione del relativo decreto e le conseguenze sono quelle illustrare con grande precisione da Giorgi. I governatori che hanno gestito la regione Lazio per i troppo lunghi anni del commissariamento non hanno risolto nulla o quasi, perché portatori di un conflitto d’interessi dimostratosi, nei fatti, insanabile.
 
La riduzione del deficit è avvenuta non per una razionalizzazione del sistema, che avrebbe comportato la necessità di operare scelte troppo dolorose per il politico di turno, ma grazie a tagli lineari dei servizi e scaricando sui cittadini i costi delle inefficienze regionali. E le conseguenze di questo sono evidenti: aumento della tassazione senza precedenti e pagamento diretto e crescente delle prestazioni attraverso i perversi meccanismi del razionamento implicito.
 
Non sembra che la giunta Zingaretti abbia finora invertito tale linea di tendenza. Siamo in attesa degli eventi futuri, della grande svolta, ma i presagi sono infausti. Il comportamento con Giorgi non è stato certo esemplare dal punto di vista della leale collaborazione con gli altri organi dello Stato, causa anche la confusa attribuzione di poteri e competenze al sub commissario prevista dalla legge. Non solo questo però: il protocollo con le Università da tutti criticati e la penosa vicenda del San Camillo in cui si è inizialmente gridato al complotto, sono elementi che non depongono bene. Per non parlare di cose più importanti: delle reti cliniche che non partono, del riordino della rete ospedaliera e delle Asl che sono restati al palo mentre sarebbe stato indispensabile affrontarle e risolverle da subito, forti anche del favore con cui era stata accolta la nuova Giunta. Insomma la regione è nello stallo e la paura è che i nodi evidenziati da Giorgi resteranno anche questa volta insoluti.
 
Roberto Polillo  

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