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Lunedì 03 FEBBRAIO 2014
Dal Metodo Di Bella a quello Stamina. Aifa: "In gioco la credibilità delle Istituzioni"
Partendo dai casi Stamina e Di Bella, l'Ente regolatorio rivendica l'importanza di investire le risorse economiche e culturali in modo razionale e giustificato da evidenze mediche. "La credibilità delle Istituzioni si misura talvolta attraverso decisioni che, sebbene possano sembrare difficili da capire, sono sempre prese per proteggere tutti i cittadini".
La libertà di scelta della cura presuppone che si tratti di autentica cura e che sia scientificamente testata. L’Agenzia italiana del farmaco non solo sostiene con forza ogni iniziativa che abbia realmente e concretamente lo scopo di tutelare i cittadini, ma loda la posizione perfettamente articolata e scientificamente motivata presa dalla Commissione Regionale per il Prontuario Terapeutico della Sicilia in merito al disegno di legge parlamentare della Regione siciliana, secondo cui “sarebbe necessario assicurare il sostegno economico ai pazienti oncologici trattati con il “metodo Di Bella” residenti in Sicilia, che versino in condizioni di disagio economico”.
Così l'Aifa in una nota, dicendosi convinta che "pur nel rispetto delle autonomie decisionali delle singole Istituzioni, le risorse economiche e culturali che riguardano la salute e le terapie farmacologiche dovrebbero essere investite in modo razionale e giustificato da evidenze mediche. Lo stanziamento di fondi - prosegue la nota - che nel caso specifico ammonterebbe a 5 milioni di euro, non può e non deve infatti inseguire pressioni emotive o mediatiche che fanno dei cittadini, in questo caso addirittura di coloro che vivono situazioni di disagio economico, prede di decisioni che provano a sconfessare la scienza a totale discapito del Servizio sanitario nazionale o regionale".
Il parere espresso dalla Commissione Regionale per il Prontuario, per Aifa, oltre a essere meritorio di grande attenzione, deve anche rappresentare lo spunto per riflettere sulla pericolosa tendenza a semplificare temi delicati, come quelli che riguardano la salute, al rango di sfide tra tifoserie. La Commissione ha infatti evidenziato che la rimborsabilità della cura “rappresenta un’inutile spesa per il Sistema Sanitario Siciliano”, che “non esistono ragioni di carattere scientifico per cui un medico in scienza e coscienza possa prescrivere una terapia come il metodo Di Bella, “non solo inefficace ma anche nociva per i pazienti”, ma soprattutto che “prescrivere il MDB è un comportamento ingannevole nei confronti dei pazienti”.
"Parliamo quindi di spese inutili che graverebbero inutilmente sull’Ssn senza dare benefici, di assenza di validità scientifica, di raggiro dei pazienti - spiega la nota dell'Agenzia regolatoria -. Se la storia, poi, come pensiamo, ci insegna qualcosa, è allora obbligatorio ricordare che all’epoca, la pressione popolare, l’attenzione mediatica e le proteste portarono il Ministro della Sanità ad autorizzare, attraverso un provvedimento urgente, una sperimentazione 'forzata' di fase II del cosiddetto metodo di Bella, a carico del Servizio sanitario nazionale che ne decretò l’inefficacia. Situazioni che, tristemente, riecheggiano nelle cronache di questo ultimo anno e mezzo con la vicenda Stamina".
L’Aifa sostiene altresì la Società italiana di farmacologia che si è espressa attraverso un proprio Position Paper sull’argomento. La Sif, testualmente, “esprime ferma opposizione ad ogni forma di trattamento che non risponda ai seguenti requisiti:- un forte razionale scientifico preclinico;- una caratterizzazione scrupolosa dei principi attivi o componenti cellulari che vengono somministrati;- una valutazione accurata del rischio/beneficio preliminarmente ad ogni sperimentazione clinica - l’esito positivo di una sperimentazione controllata randomizzata e in cieco che, con il suo valore prospettico, dimostri il valore scientifico dei trattamenti”.
Il Metodo Di Bella riuscì comunque a diventare, nonostante l’unanimità dei pareri negativi espressi da tutte le Autorità competenti, l’emblema della “libertà di cura”, nella sua accezione peggiore ovvero deresponsabilizzata, demagogica e disinformata.
Pochi giorni fa il giornalista Corrado Formigli, durante la trasmissione “TvTalk” ha affermato: “Io me ne sono occupato personalmente, allora lavoravo con Santoro. Ho intervistato il prof. Di Bella, ho fatto delle inchieste sui malati, sono andato a Modena a raccontare la fila dei malati di cancro che facevano questo viaggio della speranza e aspettavano di essere ricevuti dal prof. Di Bella. Allora noi facemmo diverse puntate chiedendo che ci fosse libertà di sperimentazione. E poi devo dire che mi sono un po’ vergognato, lo confesso, di aver aderito troppo, di essere cascato nella trappola della propaganda dei Di Bella e di essere stato forse un po’ affrettato e superficiale”.
Un mea culpa giudicato da Aifa "importante" e che sottolinea da un lato la difficoltà di raccontare contenuti complessi senza cadere in facili, e troppo spesso comodi, luoghi comuni e dall’altro la necessità di comunicare la scienza con rigore.
"Ci piace pensare alla libertà, che sia di espressione, di stampa o di cura, come emancipazione, progresso, avanzamento; pensiamo di dover tutelare i pazienti sul piano scientifico con rigore e disciplina perché la medicina è una scienza empirica che deve tuttavia produrre dei dati e dei risultati efficaci e attendibili - conclude la nota dell'Ente regolatorio -. Questa tutela si estende anche al campo morale perché la credibilità delle Istituzioni si misura talvolta attraverso decisioni che, sebbene possano sembrare difficili da capire, sono sempre prese per proteggere tutti i cittadini, senza distinzioni economiche, sociali o geografiche".
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