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Mercoledì 26 FEBBRAIO 2014
Morire per un ascesso. Vogliamo guardare il dito o la Luna?



Gentile direttore,
la morte della ragazza palermitana, causata da un ascesso dentario, ha comprensibilmente destato emozione. Ne sono conseguitidei commenti anche su questo giornale, che forse non sempre contengono il dono della razionalità. Siamo tutti d’accordo, i disinvestimenti stanno distruggendo la sanità pubblica e con essa la possibilità di affrontare efficacemente le malattie. Tuttavia, altre sono le riflessioni che il caso palermitano dovrebbe indurre.
 
Non sono a conoscenza della precisa patologia di cui era affetta la ragazza, ma presupponendo che fosse stata la complicanza di una delle più frequenti malattie della bocca, la carie, la prima domanda che ci si dovrebbe porre è: si tratta di un destino? La risposta è: quasi mai! Ne deriva un’altra domanda: è più razionale affrontare questi problemi con la cura o piuttosto agire riducendone l’insorgenza? In altri termini, è più conveniente investire in prevenzione primaria o continuare a combattere una “perenne emergenza” con proposte che non ci portano da nessuna parte?
 
Questo guardare al dito piuttosto che alla luna è un problema generale. Emblematico è un recente scritto della dott.ssa Patrizia Gentilini intitolato “Perché stiamo perdendo la guerra contro il cancro”. La collega, traendo lo spunto da un recente articolo di Lancet, si chiede se la quarantennale politica contro il cancro sia stata vincente o se non la si debba ripensare cambiando i paradigmi.
 
Per affrontare i problemi della salute non serve investire in sanità, oltre un certo limite, ma occorre agire sui più importanti determinanti che condizionano la salute: sociali, ambientali, comportamentali e alimentari. Se ai medici sta ancora a cuore la salute delle persone, quello che serve principalmente non è solo la salvaguardia del SSN ma è investire in prevenzione primaria!  Perché non lo si faccia è un’altra storia.
 
Nick Sandro Miranda
Vice presidente vicario Andi Friuli Venezia Giulia

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