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Mercoledì 12 MARZO 2014
Veneto. Veterinari impugnano davanti al Tar una delibera regionale e 19 atti aziende sanitarie

Secondo il Sivemp veneto il decreto Balduzzi e il Piano socio sanitario regionale "dispongono che i servizi veterinari siano articolati in tre strutture complesse autonome". Al contrario, la delibera "stabilisce arbitrariamente che le strutture complesse veterinarie in ogni Usl siano almeno una".

Il Sindacato veterinari di medica pubblica (Sivemp) del Veneto impugna davanti al Tar la delibera regionale 2271 e gli atti di 19 aziende sanitarie che sono ritenuti contrari alla normativa nazionale e regionale. Il provvedimento della giunta oggetto del ricorso riguarda le nuove linee guida per la predisposizione dell’atto aziendale e per l’organizzazione del Dipartimento di prevenzione. Il ricorso è stato notificato e ora si resta in attesa della fissazione dell’udienza per la sospensiva.

"Il decreto Balduzzi e lo stesso Piano socio sanitario del Veneto – spiega una nota del Sivemp - dispongono, infatti, che i servizi veterinari siano articolati in tre strutture complesse autonome, sia sotto il profilo organizzativo che tecnico-funzionale, tributarie di risorse economiche proprie. La delibera 2271 invece stabilisce arbitrariamente che le strutture complesse veterinarie in ogni Usl siano almeno una”. E, sottolinea il sindacato, “l’unica azienda sanitaria che ha previsto i tre servizi veterinari con le tre canoniche strutture complesse è la Ulss 6 di Vicenza. Per il resto ci troviamo di fronte alle previsioni più fantasiose delle Asl, con servizi veterinari articolati su una o due strutture complesse, accorpamenti inediti di aree diverse, organizzazioni irrazionali in cui si arriva addirittura a far dipendere, nella scala gerarchica, un canile sanitario da un medico. Per non parlare delle strutture semplici ridotte al lumicino”.

Secondo i veterinari veneti la questione si inserisce in “un quadro complessivo di smantellamento dei servizi veterinari che ne mette gravemente a rischio l’operatività e l’efficienza. Come si ricorderà la delibera 2271 del 10 dicembre scorso revoca e sostituisce la precedente delibera 975 del 18 giugno, che il Sivemp aveva a sua volta impugnato davanti al Tar. La revoca aveva fatto sperare in una correzione del testo in senso più rispettoso della normativa. Così non è stato e, se possibile, rispetto agli atti aziendali licenziati dalle Asl a ottobre la situazione complessiva è peggiorata”.

E, nella nuova delibera, la questione nodale è legata la fatto che “non solo vengono ripetute le previsioni già contestate dal Sivemp per la 975,  ma vengono introdotti ulteriori elementi di incongruenza. Per la qualificazione dei servizi veterinari si fa riferimento nello stesso provvedimento a parametri difformi. Prima la 2271, nel corpo della delibera, aggancia l’individuazione del numero di strutture complesse a quelli dei macelli e dei capi di bestiame presenti sul territorio. Poi, nell’allegato C, si stabilisce che la qualificazione dei servizi dipenderà delle risultanze della ricognizione delle prestazioni Lea. Dato peraltro non ancora disponibile visto che il termine ultimo di consegna della rilevazione dei dati Lea è fissato dalla stessa Regione al 31 marzo 2014. Quindi si è chiesto alle Asl di individuare le strutture sulla base di un determinato parametro prima ancora (31 gennaio 2014) che tale parametro fosse effettivamente disponibile (31 marzo 2014)”.

Duro il commento di Roberto Poggiani, segretario regionale Sivemp. “Con una riorganizzazione dei servizi veterinari messa in atto con queste modalità la Regione Veneto si assume gravi responsabilità. Non solo nei confronti di professionisti messi nell’incapacità di svolgere con efficienza il proprio lavoro, ma, soprattutto, dei cittadini e degli operatori economici. Per questi motivi, con senso di responsabilità, ci siamo fatti carico di impugnare provvedimenti lesivi per la salute pubblica e la nostra economia, già messa a dura prova dalla crisi”.

“Lo scadimento dei modelli organizzativi peraltro  - conclude - potrebbe compromettere il raggiungimento degli obiettivi Lea veterinari a cui sono direttamente collegati i finanziamenti del piano sanitario. Con il rischio di perdere fondi per centinaia di milioni”.

 

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