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Martedì 15 APRILE 2014
Spesa sanitaria e crisi economica. Ocse certifica la stagnazione. Dal 2010 crescita lumaca

Fino al 2008 la spesa tra i Paesi membri cresceva ad una media del 5% oggi a fatica arriva all’1%. A calare è soprattutto la contribuzione pubblica. “Serve approccio anticiclico alla spesa pubblica per mantenere livello servizi in un momento di crescente domanda”. E su ulteriori tagli avverte: “Se non appropriati possono introdurre nuove forme di inefficienza”. IL WORKING PAPER

La crescita della spesa sanitaria nei Paesi Ocse si è arrestata. Lo certifica la stessa organizzazione in un working paper Health Spending Continues to Stagnate in Many OECD Countries curato dall’analista David Morgan e dall’economista Roberto Astolfi, di aggiornamento sull’evoluzione e le tendenze della spesa sanitaria nei Paesi membri che certifica come nel 2010 si sia toccata la crescita zero, ma come anche nel 2011 (+0,5%) e nel 2012 (le prime stime parlano di un +1,4%), seppur con il segno più, gli incrementi siano stati modesti. Sembrano ormai lontani i tempi in cui (tra il 2000 e il 2009 per esempio) il tasso di crescita medio era del 5% all’anno. Ma ciò che più evidenzia il documento è come tutto ciò sia avvenuto in maniera difforme tra i vari Stati. E soprattutto in Europa con i ‘Piigs’ a farla da padrone
 
La causa principale secondo lo studio è la crisi economica iniziata nel 2008 che ha portato numerosi stati a tagliare la spesa pubblica. Un dato evidente se si raffronta la spesa media per la Salute sul Pil dei Paesi Ocse che era al 9,6% nel 2009 ed è scesa al 9,3% nel 2011. Una frenata generale, ma che ha coinvolto tutti i Paese tranne Israele e la Corea del Sud. Ma i più toccati sono stati gli Stati europei più colpiti dalla crisi. (Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Islanda). Per l’Italia si evidenzia come i tagli siano iniziati dal 2011 e viene certificata una crescita zero.
 
Entrando nel dettaglio il rapporto evidenzia come nel 2011 nei Paesi Ocse la spesa pubblica per la sanità è rimasta al palo rispetto all’anno precedente, mentre è cresciuta del 2,5% la spesa privata per assicurazioni e dell’1,4% la spesa dei cittadini.
 
Ma dove stanno tagliando i Paesi? Il rapporto evidenzia come le riduzioni maggiori siano su: farmaci, prevenzione e salute pubblica. Inoltre il rapporto sottolinea come tra le misure di taglio maggiormente usate vi siano stati la riduzione dei letti ospedalieri, del personale e l’aumento dei ticket.
 
Il working paper non analizza gli effetti a breve e a lungo termine relativi alla profondità e alla velocità dei tagli alla spesa pubblica sullo stato di salute e gli esiti della popolazione. Ma tuttavia, l’Ocse ricorda come la riduzione della spesa pubblica per la sanità in risposta ad un deterioramento fiscale giungono in un momento in cui la domanda di servizi sanitari tende a salire. Pertanto “può peggiorare la situazione non avendo aree di inefficienza bersaglio, e i tagli non appropriati possono introdurre nuove forme di inefficienza”.
 
Inoltre è stato sottolineato che i tagli dovrebbero essere fatti quando “è chiaro che tale riduzione di bilancio non minaccia l'accesso della popolazione ai servizi necessari . Vi è una forte necessità di un approccio anticiclico alla spesa pubblica, al fine di mantenere la prestazione di servizi in un momento di crescente domanda, che a sua volta richiede politiche fiscali ed economiche responsabili durante i periodi di sviluppo economico la crescita”. 
 
L.F.

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