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Giovedì 24 APRILE 2014
Speciale: la #sanità twitta a @matteorenzi. Calabrò (NCD): “Contento ma perplesso”

Si autodefinisce così, il capogruppo del Nuovo Centro Destra alla Commissione Affari Sociali della Camera che ci ha inviato un suo tweet per il premier. Contento perché si sono evitati i tagli alla sanità ma perplesso per il taglio di 700 mln alle Regioni che rischia di toccare anche i beni e servizi sanitari.

#contentomaperplesso: è il mio tweet a Matteo Renzi. Contento perché la prima versione della spending che prevedeva ulteriori decurtazioni al Fondo sanitario, tetti agli stipendi dei manager, imposizioni di sacrifici per le Regioni alle prese con il  ripiano del deficit sanitario, intonava il de profundis per il Servizio sanitario nazionale. Perplesso perché a conti fatti si ritorna a chiedere alle Regioni di tagliare 700 milioni in beni e servizi, che non potranno che rientrare, in gran parte, nella voce sanitaria. Non occorrono doti da indovino per capire che se la sanità tocca il 70 per cento del bilancio di una Regione, è nel settore sanitario che si finirà per recuperare risorse.
 
Né rassicura che i risparmi non toccano farmaci e capacità di erogazione dell’assistenza sanitaria. Tutto ciò che rientra nel comparto sanità, come la revisione dei contratti di acquisto di servizi e forniture può sembrare in prima battuta semplicemente un risparmio economico, ma in realtà riguarda servizi necessari per la salute di un malato. Tagli che, tra l’altro, non rappresentano certo una novità (leggi spending Balduzzi) e che  non hanno portato e non  porteranno a ridurre la spesa, ma piuttosto la qualità e la riduzione  degli stessi. Si rischia che, invece, di colpire realmente gli sprechi si finisca con il doversi abituare a scene da nosocomi del Terzo Mondo con  corsie di ospedali sporche, causa risparmi con la ditta di pulizia;  un solo cambio di lenzuola al giorno, a prescindere dai bisogni e dalle esigenze di un paziente, per nuovo tetto al contratto con la lavanderia.
 
E’ indiscutibile che la sanità debba fare la sua revisione della spesa, che sussistano ancora sprechi ed inefficienze, ma le risorse derivanti dalla lotta all’inefficienza devono essere destinate alla sanità stessa. Tanto più in questa fase di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria che richiede il potenziamento della medicina territoriale e che quindi necessita di maggiori investimenti. Non c’è alternativa se vogliamo continuare ad avere un servizio sanitario universale, accessibile a tutti o almeno a chi ne ha veramente bisogno, non potendo rivolgersi alle strutture private.
 
A questo punto la domanda sorge spontanea, il contributo di 700 milioni richiesto alle Regioni, serve per trovare coperture per i famosi 80 euro in più in busta paga per chi  guadagna sotto i 28mila euro? Secondo quesito: che cosa se ne fa un cittadino di 80 euro in più, se dovrà utilizzarli per pagarsi di tasca propria le spese sanitarie?  
C’è ancora tempo per riflettere, per capire il volto che sta assumendo il welfare italiano, che nei fatti si sta rivelando sempre meno solidale.
 
C’è, invece,  poco tempo per evitare che il Patto della Salute non veda la luce e senza di esso non ci sarà alcuna programmazione né ammodernamento dei sistemi sanitari regionali. L’unica persona che sembra averlo ben presente è il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin,  che sta difendendo l’universalità e l’equità del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Raffaele Calabrò
Capogruppo Ncd Commissione Affari Sociali della Camera

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