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Lunedì 28 APRILE 2014
Speciale: la #sanità twitta a @matteorenziCalì (Smi): “Cinguettii a parte, il dato è che la nostra sanità sta molto male”

Per il segretario dello Smi il Ssn “ha bisogno di cure: risorse, nuova mentalità, riorganizzazione, fine dello strapotere delle Regioni, ma anche delle complicità miope di molti sindacati”. 

"Magra consolazione: non ci sono altri tagli alla sanità nell'ultima manovra del Governo. Almeno per ora – afferma il segretario dello Smi, Salvo Calì - . Perchè il Ssn rimane, comunque, un bancomat, ed è difficile immaginare che questa radicata abitudine sia stata spazzata via dall'Esecutivo guidato da Renzi. Rimane, addirittura, il sospetto che quello della Lorenzin sia stato solo un gioco delle parti. Da un lato si filtrava che sarebbe arrivata l'ennesima stangata, dall'altro si utilizzava twitter per dare la sensazionale notizia: pericolo scampato. Applausi al ministro. E nel mezzo i medici: a protestare, come protagonisti di un gioco di cui sono solo inconsapevoli vittime”.

“Ad ogni, modo, - specifica Calì -  cinguettii a parte, il dato è che la nostra sanità sta male, molto male e ha bisogno di cure: risorse, nuova mentalità, riorganizzazione, fine dello strapotere delle Regioni, ma anche delle complicità miope di molti sindacati”. 

“Il Patto per la salute – prosegue il leader dello Smi -  è un primo banco di prova complessivo. Ma non sono da trascurare anche le trattative delle convenzioni della medicina generale, della specialistica ambulatoriale e della pediatria, dove, invece, si ripetono già vecchi riti: divisioni, assenza di una strategia condivisa, coltivazione del piccolo orticello, mancanza di proposte unitarie della categoria. Alcuni spunti: fine del blocco del turn over, sanare la piaga del precariato, rinnovo degli accordi di lavoro, riorganizzazione vera delle cure primarie (valorizzando tutte le figure professionali che operano sul territorio), confronto per un nuovo stato giuridico dei medici, convenzionati e dirigenti, con il contratto unico della categoria. Quindi, il convitato di pietra: riforma del Titolo V per chiudere con il malinteso federalismo". 

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