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Martedì 29 APRILE 2014
Riforma Senato. Renzi apre a modifiche ma avverte il PD: "Si trovi intesa o faccio passo indietro"

Le rettifiche riguarderebbero la composizione e le modalità di designazione dei senatori, che comunque non sarebbero scelti con elezioni politiche, ma indicati tra i consiglieri regionali lasciando a ogni regione la modalità di scelta sul metodo. Questa la proposta di mediazione del premier, avanzata nel corso dell'assemblea del gruppo PD al Senato. E su Berlusconi: "Doveroso tenere nel patto anche Forza Italia"

Accelerare sulle riforme per dare un segnale di credibilità, non solo all'Italia ma anche all'Europa, e lavorare fino all'ultimo giorno per trovare un punto di mediazione. "Se non si trova un punto d'intesa sono pronto a fare un passo indietro. A tutti i costi io non ci sto". Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso dell'assemblea del gruppo PD a Palazzo Madama, torna a rilanciare il tema delle riforme sul quale - come più volte ricordato - mette in gioco tutta la sua credibilità politica. Riforme che "devono tenere dentro anche Forza Italia", ha spiegato il premier, proprio per far intendere agli italiani che "non ci scriviamo le regole da soli".
 
Per evitare le minacce di "Vietnam" parlamentare al Senato, Renzi sembra dunque aprire ad alcune modifiche al disegno di legge costituzionale che ridimensiona le competenze del Palazzo Madama. Le rettidiche riguarderebbero la composizione e le modalità di designazione dei senatori, che comunque non sarebbero scelti con le elezioni politiche. "Lasciamo alle regioni le modalità di individuazione dei consiglieri regionali che ricopriranno il ruolo i senatori", ha spiegato il premier. Una proposta di mediazione che potrebbe disinnescare il pericolo derivante da quel disegno di legge presentato da Vannino Chiti (PD), che aveva già ricevuto diversi apprezzamenti trasversali, compresi quelli del M5S.
 
Renzi ha poi "preso atto" anche delle critiche all'idea, mutuata dal Bundesrat tedesco, riguardante la nomina di 21 senatori da parte del Capo dello Stato. Un'idea osteggiata dalla stessa maggioranza, in particolare da NCD. 
 
Giovanni Rodriquez

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