quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 29 APRILE 2014
Università. La proposta del Ministro Giannini: “Abolire il test d'ingresso di medicina”

E passare al “modello francese”. Ovvero un primo anno aperto a tutti con sbarramento finale, se lo studente passa gli esami si iscrive al secondo anno, altrimenti è fuori. A dirlo la ministra Giannini oggi in audizione in Senato, ribadendo l'intenzione del governo di mettere mano, in tempi rapidi, ai test per l'accesso a Medicina.

“Il modello che stiamo valutando è quello adottato in Francia, ma non solo, che implica l'immissione al primo anno (quando ci sono esami teorici) di tutti i possibili iscritti e una successiva selezione molto rigorosa”. Così la ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini, oggi in Commissione nella sua replica in commissione Istruzione pubblica a Beni culturali del Senato ribadendo l'intenzione del Governo di mettere mano ai test per l'accesso a Medicina assicurando tempi rapidi.
 
Giannini al Senato ha sostanzialmente ripetuto quanto già sostenuto oggi sul Corriere della Sera quando ha riconosciuto che “il bilanciamento tra fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati è sacrosanto. Ma non è detto che il sistema dei test a risposta multipla sia il migliore”. La Ministra ha poi spiegato che “non è che così passare diventa più facile. Semplicemente si spalma la valutazione della prova di un singolo giorno, ai risultati di un anno intero di studio”.
 
Dunque l’esecutivo, “sta valutando – ha aggiunto Giannini in Senato – i punti deboli dell'attuale meccanismo selettivo”. Tuttavia per la ministra la programmazione e il bilanciamento tra i posti disponibili del sistema sanitario e l'immissione di potenziali medici è un fattore che ha migliorato enormemente la situazione in Italia.
 
Resta però la necessità di correggere il meccanismo di selezione. Infatti: “Da questo a dire che il destino si debba giocare su 60 domande di un test a risposta multipla, ecco non sono del tutto convinta che sia questo lo strumento migliore”. Giannini ha infine ammesso che trovare una soluzione richiede un grande impegno. “Si deve garantire – ha concluso – che ci siano strumenti che non facciano sì che come accade ora ci si iscrive a Biologia per passare a Medicina e che non aprano la porta a possibili ricorsi. Stiamo lavorando per trovare un equilibrio corretto tra le diverse esigenze”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA