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Lunedì 12 MAGGIO 2014
La protesta dei medici europei. Intervista a Reginato (Fems): "Serve più Europa. Cure transfrontaliere solo per pochi"

Troppe divergenze, un panorama eccessivamente frastagliato che andrebbe livellato verso l'alto. Per curarsi all'estero servono più informazioni per i cittadini e si dovrebbero far pagare loro solo i costi marginali. Quanto alle specializzazioni universitarie italiane: "Sono un'enorme area di parcheggio per i giovani che imparano poco". Il 15 maggio la giornata di mobilitazione europea della Fems

Lo scorso 8 maggio a Gorizia si è svolto un convegno organizzato dall'Anaao Assomed sui diversi aspetti del lavoro medico in Europa. Un tema caldo in questi giorni visto l'avvicinarsi del giornata d'azione europea dei medici, proclamata per il prossimo 15 maggio, che sarà presentata domani a Roma. Per l'occasione abbiamo intervistato il presidente della Federazione europea medici salariati (Fems), Enrico Reginato.
 
Dottor Reginato, per prima cosa può dirci cosa è emerso la scorsa settimana nel convegno di Gorizia?
A gorizia si è parlato di diverse cose. Innanzitutto, l'idea di affidare ad alcune figure non mediche attività ad oggi spettanti ai camici bianchi ha palesato alcune difficoltà: in Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Olanda esiste una disciplina della responsabilità medica molto più semplificata. Quando cioè avviene un errore da parte del medico, quest'ultimo lo segnala all'ospedale che può a sua volta rifondere il danneggiato. Non vi sono ripercussioni personali per il professionista che viene semplicemente sottoposto ad un audit nel quale emerge il perché dell'errore, tentando in questo modo di porre le basi affinché quest'ultimo possa non ripetersi in futuro. Da noi la questione è decisamente diversa e, in caso di errore da parte di una figura professionale diversa dal medico, non so come la questione potrebbe trovare soluzione.
Si è poi parlato dell'esperienza inglese, credo con anche troppa enfasi visto che anche quel sistema resta caratterizzato da molte criticità. Si è inoltre disusso del crescente numero di donne medico e del possibile problema di un crescente part-time a causa della maternità.

Passando alla giornata d'azione del prossimo 15 maggio cosa può dirci?
Quanto alla protesta del 15 maggio, serve maggiore omogeneità in Europa. Va bene la direttiva transfrontaliera, è un primo passo, ma fatta così, porta con sè dei gravissimi difetti. Per prima cosa il cittadino non è informato, non esiste trasparenza, non è a conoscenza di dove poter andare, in quale Paese o struttura potersi meglio curare. Non esistono valutazioni condivise a livello europeo, non dico in base agli esiti, ma neanche in base ai processi o organizzazioni delle strutture ospedaliere. In più c'è da aggiungere che, in una visione solidaristica, se io fossi costretto a dover farmi curare all'estero, magari per un problema di lista d'attesa, mi si dovrebbe far pagare solo il costo marginale, cosa che non avviene. In questo modo si avrà una libera circolazione solo di chi può permetterselo.

Bocciato quindi il sistema di cure transfrontaliere?
No ma serve più Europa. Siamo di fronte ad un panorama troppo frastagliato con alcune situazioni disastrose, come in Italia. Serve maggiore omogeneità e livellamento, ma verso l'alto.

Al di là del livello professionale, come giudica la situazione italiana rispetto a quella europea a livello formativo?
Anche a livello formativo la normativa italiana confligge con quella europea. Per entrare a lavorare in un ospedale in Italia devi già essere specialista. Ma questo accade solo da noi. Come potrà quindi realizzarsi in questo modo una libera circolazione dei professionisti? Nessuna università italiana è tra le prime 200, mentre il nostro Sistema sanitario nazionale, a seconda delle classifiche, si posiziona tra il secondo ed il quattordicesimo posto. C'è una grande differenza quindi con le nostre università, che continuano però ad imperversare in un Ssn molto migliore di loro. Il problema dell'insegnamento in Italia è molto grave. Quello che si richiede nel nostro paese per specializzarsi, ad esempio un certo numero di interventi chirurgici, molto spesso resta solo sulla carta. La specializzazione si trasforma in un'enorme area di parcheggio per i giovani che imparano poco e vengono poi gettati nel mercato del lavoro costretti a ripartire da zero imparando a lavorare in ospedale.

Sui denunciati tagli alla spesa sanitaria richiamati nella protesta, qual è la situazione europea?
Sulla spesa sanitaria era stata la stessa Europa a raccomandare di evitare tagli alla sanità nel periodo di crisi, ma così non si è fatto. Al di là dell'esempio italiano, in Portogallo sono stati tagliati gli stipendi del 30%. Ci sono poi le eccezioni come l'Olanda dove tutto questo non è avvenuto e dove, ad oggi, c'è forse il miglior sistema sanitario europeo gestito direttamente dai medici e non da politici o manager. Altra eccezione è la Germania dove si ha un sistema sovradimensionato con il triplo dei nostri posti letto. Insomma, anche in questo caso le differenze sono davvero tante.
 
Giovanni Rodriquez

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