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Venerdì 06 GIUGNO 2014
Ludopatie. Balduzzi (Sc): "A Bologna un esempio da imitare per contrastare il fenomeno"

Il Comune, insieme a 13 associazioni, si è impegnato per azzerare tutte le slot e videolottery presenti nei circoli che aderiscono agli enti di promozione sociale e sportivo. Balduzzi: "Anche da ministro della Salute ho sempre sottolineato la necessità del coinvolgimento delle istituzioni più vicine ai cittadini per regolare le attività di gioco".

"La prevenzione funziona se le istituzioni pubbliche e le associazioni più vicine ai cittadini sottoscrivono un patto per migliorare la vita di tutti. Il protocollo firmato a Bologna è un buon esempio di questa indispensabile collaborazione". Ha esepresso così il suo apprezzamento Renato Balduzzi, deputato di Scelta Civica e già Ministro della salute del Governo Monti, riguardo al protocollo d'intesa sul contrasto della diffusione del gioco d'azzardo patologico (Gap) nato dalla collaborazione tra il Comune di Bologna e gli enti impegnati sul territorio contro le dipendenze patologiche. In pratica il Comune, insieme ad Arci, Endas, Csi, Acli, Aics, Ancescao, Fitel, Acsi, Cus, Asi, Pgs, Csen e Uisp, si attiverà per ridurre la presenza do slot e videolottery all’interno dei circoli, o comunque dei locali di loro pertinenza, al fine di giungere alla completa disinstallazione e rimozione di apparecchi automatici da gioco che abbiano come elemento preponderante l’aleatorietà e che possano essere causa di dipendenza patologica.

“Quando da Ministro della salute posi la questione della ludopatia – ha proseguito Balduzzi - ho sempre sottolineato la necessità del coinvolgimento delle istituzioni più vicine ai cittadini, in primo luogo delle amministrazioni comunali, per regolare le attività del gioco in modo compatibile con il territorio e con le vita delle persone”.

“La scelta di Bologna – ha concluso il deputato piemontese - costituisce un esempio che potrebbe e dovrebbe essere seguito da altri Comuni italiani, per affrontare insieme e debellare quella che ormai sta diventando una malattia sociale dai costi umani insostenibili”.

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