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Martedì 24 GIUGNO 2014
Stamina. Serve un nuovo equilibrio istituzionale, senza interferenze improprie

Ma per fare questo i diversi organi devono ricreare condizioni di  reciproca fiducia oggi assolutamente carenti a partire da una netta separazione tra ruoli tecnici e politici. Come evidente anche nel caso del doppio incarico dei presidenti di Ordine e parlamentari

La vicenda Stamina con le ordinanze dei Tribunali di  Ragusa (28 maggio), di Pesaro (5 giugno) e di Venezia appena arrivata che intimano agli Spedali civili di Brescia di somministrare la terapia Stamina a bambini affetti da malattie cronico degenerative, nonostante il parere  contrario della Commissione tecnica ministeriale,  è il segno di contraddizioni  e anomalie nei rapporti tra le diverse istituzioni coinvolte (Magistratura, Ministero della Salute, Ordini professionali) che suscitano perplessità e meritano un approfondimento.   
 
La prima considerazione è relativa alla inefficacia pratica (o forse sarebbe più appropriato dire inutilità) di quanto previsto dal Codice deontologico della FNOMcEO (appena approvato) che all’articolo 13 detta norme relative al rispetto dei criteri di appropriatezza a cui i medici debbono attenersi nella prescrizione di terapie e trattamenti. Né poteva essere diversamente perché, come già più volte sostenuto, il Codice non è una norma giuridica primaria a cui il Giudice debba attenersi. Inoltre l’ultimo comma dello stesso art. 13 disponendo  che il “ medico non adotta e non diffonde pratiche diagnostiche o terapeutiche delle quali non è resa disponibile idonea documentazione scientifica e clinica valutabile dalla comunità  professionale e dalla Autorità competente”  (con tanto di lettera maiuscola)  rimanda a quest’ultima (l’Autorità competente)  la decisione definitiva,  rinunciando di  fatto a porre la comunità scientifica  come unica istanza  decisionale in materia.
 
Il secondo aspetto (complementare al primo) è l’assoluta irrilevanza di quanto deliberato dagli organi tecnico-scientifici di nomina ministeriale e il ricorso da parte del giudice a propri consulenti tecnici. Una prassi che dimostra la evidente mancanza di fiducia della magistratura nei confronti di quanto viene deciso in sede tecnico-politico e che alimenta ulteriormente il clima di sfiducia che attraversa il paese.
 
Il terzo punto è il silenzio del Consiglio Superiore della Magistratura che forse dovrebbe intervenire per tentare di redimere quello che è un vero conflitto tra diverse istanze giudiziarie (TAR, Tribunali del Lavoro, Consiglio di Stato) e inter-istituzionale .
 
E’ dunque chiaro che c’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui i diversi organi istituzionali svolgono le loro funzioni che non sembrano orientate al rispetto del principio di leale collaborazione.
Si pone dunque la necessità di raggiungere un nuovo equilibrio istituzionale in cui ciascun organo istituzionale si chiamato a svolgere i compiti propri senza interferire con quelli  degli altri.
E per fare questo i diversi organi devono ricreare condizioni di  reciproca fiducia oggi assolutamente carenti a partire da una netta separazione tra ruoli tecnici e politici
 
Tutto il contrario di quel che avviene oggi a partire dal Presidente della FNOMcEO Amedeo Bianco che siede sui banchi del Senato (in compagnia della Sen. Silvestro e del Sen. Mandelli rispettivamente Presidente dell’IPASVI e della Federazione di Farmacisti)  in un evidente e intollerabile conflitto di interessi che mescola e confonde prerogative e ruoli istituzionali che dovrebbero restare rigidamente separati.
 
Non sono in grado di suggerire soluzioni sul fronte della magistratura perché non ne ho le competenze necessarie,  ma nel campo sanitario penso che iniziare da una netta separazione di ruoli ridarebbe  credibilità di imparzialità ed equidistanza a coloro che rivestano cariche istituzionali  importanti. Un atto di  responsabilità  e di generosità che potrebbe contribuire a ricreare il clima di rispetto  e fiducia interistituzionale attualmente  fortemente mancante.
 
Roberto Polillo

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