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Martedì 01 LUGLIO 2014
Malattie infiammatorie croniche intestinali. In Italia ne soffrono oltre 6000 persone

Incontro alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per discutere le problematiche legate a queste malattie (MICI), che spesso interferiscono con le attività quotidiane di chi ne soffre, causando disabilità. Un elevato costo sociale, sia per la qualità della vita del paziente che per l’impatto economico sul sistema. 

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) si configurano come ‘malattie sociali’ che possono sia comportare disturbi della salute anche gravi (disabilità) per chi ne soffre, interferendo con le attività quotidiane e in alcuni casi intaccando la qualità della vita, sia per l’impatto socio-economico per il paziente che per il sistema sanitario. Se ne è discusso in un recente incontro alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, introdotto da Giuseppe Turchetti, Professore di economia e management, e organizzato dal Professor Santino Marchi e dal Dottor Francesco Costa dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana, con la partecipazione dell’On. Federico Gelli della Commissione affari sociali della Camera dei Deputati.
 
Le malattie MICI, che includono principalmente il morbo di Chron e la colite ulcerosa, colpiscono in Italia dalle 10 alle 15 persone ogni 100mila (dunque in base a questo dato circa dalle 6000 alle 9000 persone nel nostro paese).
 
Dalla necessità di adottare un piano diagnostico terapeutico e assistenziale condiviso e integrato tra le diverse figure che si occupano di queste patologie alla sostenibilità finanziaria delle cure, fino agli strumenti per ridurre il ritardo diagnostico che può provocare, oltre alla persistenza di sintomi invalidanti, anche una progressione verso forme complicate più gravi ed estese che si ripercuotono sulla vita quotidiana del paziente. Di questo ed altro hanno discusso gli esperti – tra cui medici, farmacisti, economisti, dirigenti sanitari della Toscana e rappresentanti delle associazioni di pazienti - durante la giornata di studio. Dunque, un punto centrale riguarda la ricerca e la messa in atto di strategie per una diagnosi tempestiva, volta ad evitare eventuali complicanze.

A tal proposito, si esprime chiaramente il Professor Giuseppe Turchetti: “la rivisitazione completa dei ‘livelli essenziali di assistenza” per tali patologie che si fondi sull’applicazione rigida delle principali linee guida è indispensabile non soltanto per garantire ai pazienti il percorso di cura più veloce e più efficace con le migliori e idonee terapie disponibili, ma anche per gestire in maniera corretta le patologie dalle prime fasi della manifestazione e prevenire l’insorgenza di complicanze, evitando – ha concluso - i rilevanti costi sanitari e sociali ad esse connessi”.
Per ridurre i costi, "diagnosi tempestive e integrazione tra strutture" sono gli strumenti chiave secondo gli esperti.

Altro focus riguarda la necessità di un approccio multidisciplinare, che “può migliorare non soltanto il momento diagnostico, ma permettere anche una adeguata valutazione comparativa dei trattamenti adottati e favorire il migliore decorso dei pazienti”, spiegano gli esperti. “Non ultimo, poi, il problema della frammentazione organizzativa dei servizi sanitari regionali con punte di eccellenza affiancate a realtà non completamente idonee per la gestione soprattutto dei casi più complessi. Questa frammentazione è stata messa in evidenza dai dati sul censimento delle strutture sanitarie e sulla qualità della cura e assistenza offerte alle persone affette da queste malattie, presentati per la prima volta in Toscana”.
Altro tema la tutela del posto di lavoro del paziente, su cui punta l’attenzione l’associazione “AMICI Onlus, secondo la quale è “urgente, l’erogazione di finanziamenti idonei alle necessità dei malati e delle famiglie, per ridurre al minimo i disagi, riconoscendo da un lato gli effetti invalidanti delle malattie e, dall’altro, preservando la tutela del posto di lavoro del paziente.

L’Associazione, inoltre, “ha richiesto agli organismi politici e amministrativi di fornire sostegno alla ricerca promuovendo la conoscenza di queste malattie, di adeguare e di diffondere le strutture sanitarie di riferimento implementando le attrezzature dei reparti degli ambulatori e degli organici; inoltre è apparsa urgente, l’erogazione di finanziamenti idonei alle necessità dei malati e delle famiglie, per ridurre al minimo i disagi, riconoscendo da un lato gli effetti invalidanti delle malattie e, dall’altro, preservando la tutela del posto di lavoro del paziente”.

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