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Giovedì 17 LUGLIO 2014
Troppe inesattezze sulla figura del medico universitario



Gentile Direttore,
ho letto il recente articolo apparso su Quotidiano Sanità il 14 Luglio u.s. a firma del Vice Segretario Nazionale Vicario Anaao Assomed, Carlo Palermo avente per oggetto le Aziende Ospedaliere-Universitarie.
Spiace constatare che dopo decenni la querelle tra ospedalieri ed universitari continui ad animare le cronache. Spiace soprattutto se vengono fatte affermazioni non esatte.

La mission del medico universitario è per legge assai diversa da quella del collega ospedaliero: a quest’ultimo spetta fondamentalmente il compito dell’assistenza, mentre al primo fondamentalmente quello della didattica e della ricerca alle quali l’assistenza è di supporto essenziale. Ed infatti appartengono a due Amministrazioni diverse.
Dimentica il dottor Palermo che il costo per la Regione di appartenenza di un Policlinico Universitario è assai più basso di quello di un’Azienda Ospedaliera di pari dimensioni, non fosse altro per il fatto che lo stipendio dei medici universitari è per la maggior parte pagato dall’ Ateneo.

La riduzione dei posti letto e delle Unità operative ha interessato anche le Aziende Ospedaliere-Universitarie (quando divenni Primario nel 1990 la mia Divisione aveva 42 letti, oggi la UOC di Medicina Interna che dirigo ha 14 letti).
Il Direttore Generale di un Azienda Ospedaliera-Universitaria è nominato dal Rettore in accordo col Presidente della Regione e non vi è nessuna sudditanza verso il primo, anzi. Quindi come sia eletto il Rettore nulla ha a che vedere con i suoi rapporti col DG come afferma Palermo. Il DG viene valutato congiuntamente dal Presidente della Regione e dal Rettore ed il ruolo dei Dirigenti medici Universitari è assolutamente secondario.
La nomina di Direttore di struttura complessa è fatta dal DG su indicazione della Facoltà. Questo è ovviamente logico dovendo quella struttura assicurare oltre alla migliore assistenza anche , e forse soprattutto, il migliore insegnamento a studenti e specializzandi, attività, quest’ultima, di stretta competenza universitaria.

Questa volta la querelle si è riaccesa per la differente età di pensionamento. I docenti Universitari di tutte le Facoltà vanno a riposo a 70 anni, i magistrati a 75 ( con la nuova legge entro il 2015 andranno a 70 anni anche loro), perché il docente medico dovrebbe avere un trattamento diverso da tutti gli altri?
I Policlinici Universitari non sono “una variabile indipendente del SSN” come asserito dal Dott. Palermo, ma il più delle volte sono sedi di centri altamente qualificati che forniscono al SSN prestazioni di eccellenza, ma soprattutto non sono di certo responsabili di “uno stato di cose iniquo, costoso, inefficiente e fonte di sprechi culturali ed economici” come offensivamente asserisce il Dott. Palermo.

Infine la infinita storia delle baronie. Ma dove le vede più il collega Palermo, forse negli annali di Storia della Medicina, ma non di certo nella stragrande maggioranza delle realtà universitarie di oggi.

Filippo Rossi Fanelli 

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