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Martedì 16 SETTEMBRE 2014
Lazio. Cimo denuncia: "Al Pertini unità degenza gestita da infermieri. E' assurdo e pericoloso"

Il sindacato attacca la decisione della Asl Rmb di istituire presso la struttura "una unità di degenza a diretta e autonoma gestione infermieristica, calpestando i diritti dei malati e le competenze del medico, con inevitabili rischi che tale scelta comporta anche per le figure professionali e per l’azienda”.

“E’ un’iniziativa assurda, pericolosa e inaccettabile che mette a rischio i pazienti e tutte le professioni sanitarie, abolendo di fatto le specifiche competenze dei medici”. Così il Segretario Regionale Cimo del Lazio, Giuseppe Lavra, commenta la decisione della Asl RMB, tramite una delibera, di istituire presso l’Ospedale Pertini di Roma “una unità di degenza a diretta e autonoma gestione infermieristica, calpestando i diritti dei malati e le competenze del medico, con inevitabili rischi che tale scelta comporta anche per le figure professionali e per l’azienda”.

Cimo Lazio, spiega Lavra, “ha richiesto l’immediata revoca degli atti deliberativi istitutivi di tali unità di degenza, stigmatizzandone l’illogicità, nonché l’illegittimità giuridica e deontologica e ha denunciato il fatto gravissimo anche al Commissario ad acta per la Sanità del Lazio e al Presidente dell’Ordine dei medici di Roma e Provincia”.

Tra i vari punti contestati della delibera, ci sono il fatto che queste unità si propongono come “un modo alternativo alla degenza classica ospedaliera” per pazienti “impropriamente definiti a carattere post e sub-acuto”, i cui percorsi in queste unità dovrebbero essere organizzati e gestiti con modalità “che non rispondono in nessun modo alle specifiche competenze professionali delle professioni infermieristiche”.

“Le indicazioni di cura e il piano assistenziale sono due aspetti diversi del processo di cura del paziente – spiega Lavra - che fanno riferimento a specifiche competenze professionali: le prime appartengono in via esclusiva e non derogabile alle competenze del medico, il secondo alle competenze delle professioni infermieristiche, che possono in tale ambito, ma solo in quello, agire anche in modo autonomo. Per valorizzare il lavoro degli infermieri non servono commistioni e sovrapposizioni di competenze, che rischiano solo di creare confusioni, contrapposizioni e conflitti, ma ben altro. In più, così si nega e si snatura il lavoro quotidiano degli infermieri, adibiti a svolgere un ruolo “simil-medico” per cui non sono formati e che li espone a seri rischi professionali”.
 

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