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Venerdì 19 SETTEMBRE 2014
Per i medici nessun aumento di stipendio fino al 2020. Ma non siamo noi la fonte degli sprechi



Gentile Direttore,
i dipendenti della Sanità, come tutti (senza eccezioni?) i dipendenti pubblici, resteranno senza contratto anche nel 2015. Ma non vedranno nessun aumento degli stipendi (fermi al 2010) fino alle soglie del 2020, ovvero fino al terzo decennio del XXI secolo. Ragionare di ere geologiche, e non più di semplici tornate contrattuali, è già di per sé grave. Ma tale situazione è resa ancora più insopportabile dall’atteggiamento ondivago del Governo.
La sortita del Ministro Madia che, pochi giorni fa, ha comunicato, con faccia contrita, che i soldi per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego non ci sono ha costretto Palazzo Chigi ad una replica meravigliata che ribadiva “il blocco degli stipendi già previsto nel DEF. Non c’è niente di nuovo”.

Ed in verità il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria presentato ad aprile 2014 affermava che “a legislazione vigente, la spesa per redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni Pubbliche è stimata diminuire dello 0,7 per cento circa per il 2014”, “per poi aumentare dello 0,3% nel 2018 in ragione della nuova indennità di vacanza contrattuale 2018-2020”. Il che vuol dire, in parole povere, che non è previsto nessun contratto per il pubblico impiego fino al 2020, almeno a legislazione corrente.

Di fronte a questo quadro, segnaliamo ai fustigatori della Sanità e della spesa pubblica incontrollata che Medici e dirigenti sanitari non sono, come pensa il nostro stesso datore di lavoro, una sottospecie di lavoratori da cui cola il grasso della inefficienza e degli sprechi. In sanità il blocco dei contratti con il mancato recupero dell'inflazione dal 2010 al 2015, ha rappresentato un notevole risparmio per lo Stato, insieme con le ore di straordinario (circa 10 milioni per anno) che mai verranno pagate per il taglio dei fondi contrattuali o recuperate per la carenza degli organici, i riposi non effettuati, le ferie non godute. Il comparto del pubblico impiego ha dato 11,5 miliardi di mancati aumenti contrattuali allo Stato, paga contributi di solidarietà, va in pensione più tardi di prima, si vede dilazionare in comode rate i soldi delle liquidazioni e avrà pensioni assai ridotte in futuro. Questi lavoratori pagano anche tutti i mesi le tasse, prima ancora di incassare lo stipendio, non essendo evasori, la caccia ai quali si apre con ogni nuovo Governo e si chiude come una infruttuosa e demagogica stagione venatoria.

Siamo comunque noi i primi a chiedere di essere liberati dai corrotti e dai corruttori, dagli assenteisti e dai dipendenti infedeli, di cui in grandissima parte è stata proprio la politica a farci gentile omaggio, infestando i nostri enti, spesso, con campioni di incapacità fin nei posti apicali, grazie agli interessi dei partiti, determinando un danno incommensurabile, sia economico che di immagine, alla funzione che ricopriamo. In questo gioco al massacro la politica è sempre incline a fare eccezioni, come spesso avvenuto in passato per alcune categorie speciali. Non ci rimane che chiedere di entrare nel corpo diplomatico o metterci una divisa. Che sia “arruolatevi” la nuova parola d’ordine della sanità di oggi?

Gabriele Gallone
Esecutivo Nazionale Anaao Assomed 

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