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07 DICEMBRE 2014
Stabilità. L'allarme dei grossisti farmaceutici: "Con tagli alla farmaceutica a rischio consegne in farmacia". Intervista a Mauro Giombini (Adf)

"Già oggi operiamo in un regime di insostenibilità. Ulteriori tagli alla farmaceutica metterebbero a rischio la regolarità e la tempestività quotidiana della consegna dei medicinali alla farmacie". Un servizio che viene portato avanti "solo in chiave di responsabilità", ma che dal punto di vista della remunerazione "è insostenibile" per i centri di distribuzione 

A tre giorni dall'ultima Conferenza dei presidenti delle Regioni, nella quale ha preso corpo l'ipotesi di un taglio di 1,5 miliardi al fondo sanitario e interventi sulla farmaceutica da inserire nella legge di stabilità attualmente all'esame del Senato, abbiamo intervistato il presidente dell'Associazione distributori farmaceutici (Adf), Mauro Giombini, per fare il punto della situazione del settore, ma anche per capire quali ripercussioni potrebbero esserci in caso di nuovi tagli.
 
Presidente Giombini, nel corso dell'ultima Conferenza dei presidenti delle Regioni si è parlato di un possibile accordo sulla legge di stabilità, tra Regioni e Governo, che comporterebbe un taglio di 1,5 mld per la sanità oltre che alcuni interventi diretti sul settore della farmaceutica. Qual è ad oggi la situazione del vostro settore?
Partiamo già da una situazione molto complicata. Anzi, in tal senso le posso anticipare che, come già fatto da alcune aziende farmaceutiche che alcuni giorni fa hanno ottenuto una sospensiva, anche noi stiamo per presentare ricorso al Tar per chiedere una sospensiva sul rimborso per lo sforamento del tetto della spesa farmaceutica del 2013.

Come mai?
Per un motivo molto semplice. Ci viene richiesto di pagare una componente dello sforamento alla quale non abbiamo contribuito, ma che è stata invece generata, da una parte da una modalità di calcolo errata, mentre dall'altra è imputabile alla distribuzione diretta da parte delle Asl. In tutto questo è assolutamente da rivedere il criterio di con il quale viene calcolata la nostra remunerazione rispetto al servizio che svolgiamo per il Servizio sanitario nazionale.

Un criterio troppo penalizzante?
Ad oggi si rischia l'insostenibilità, oltre ad un peggioramento del servizio in temini di efficienza ed efficacia. Nel 2010, un atteggiamento di questo tipo, di 'caccia' alla riduzione dei costi, era giustificabile per lo stato di grave emergenza in cui versavano i conti pubblici. Ma oggi continuare su questa strada non è più giustificabile.

Se Governo e Regioni davvero si accordassero su questi nuovi tagli alla farmaceutica, quali sono i rischi per il settore e, in concreto, quali ripercussioni potrebbero esserci per i cittadini?
Ad oggi, come dicevo prima, stiamo portando avanti un servizio di qualità in termini sia di efficienza che di efficacia che, nel concreto, garantisce una consegna di medicinali alle farmacie almeno due volte al giorno. Garantire la disponibilità del farmaco ovunque, in questi termini, ha un costo. Ricordiamo poi che noi siamo remunerati anche sulla base del prezzo dei farmaci, prezzo che da anni è soggetto ad una dinamica di forte calo. A questo dobbiamo aggiungere gli interventi dei diversi governi che, dal 2010 ad oggi, continuano a peggiorare le condizioni del settore e che comportano, per noi, un ulteriore riduzione del nostro margine di remunerazione.

Quindi non sarebbe più garantita una consegna tempestiva dei medicinali nelle farmacie?
Già oggi, ci tengo a dirlo, noi riusciamo a garantire questa tempestività solo in chiave di nostra responsabilità. Il livello di remunerazione è già ora sotto la soglia della sostenibilità e andrebbe rivisto. Se le farmacie dovessero, per sopperire, dovessero ricorrere agli ordini online, non avrebbero garantita la stessa tempistica nelle consegne, il tutto a danno dei cittadini. Ribadisco, un ulteriore intervento sul settore non farebbe che aggravare una situazione che è economicamente insostenibile.
 
Giovanni Rodriquez

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