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Lunedì 12 GENNAIO 2015
Ancora sul comma 566. Il vero “delitto” è che per gli infermieri tornerà il "mansionario"

La responsabilità è di Regioni, Ipasvi e sindacati, con la complicità del ministero della Salute. Gli scopi di questa vera e propria “controriforma” rispetto alla “vecchia”, e mai applicata appieno, legge 42 sono quelli, da un lato (Regioni e Governo) di risparmiare sul costo del lavoro e dall’altro (Ipasvi e sindacati) di provare a nascondere il loro fallimento strategico

Quello che ho letto fin qui sul comma 566  mi basta per sciogliere la riserva dell’epochè ed esprimere la mia opinione. Come di fronte ad un delitto misterioso  vorrei partire però non dai motivi  di questa norma ma  dai    moventi di coloro che la  vogliono a tutti i costi.
 
I moventi riguardano principalmente  tre soggetti : Regioni,  lpasvi e sindacato. Come chiunque di noi sa  l’iniziativa sulle  competenze avanzate è stata presa ormai 3 anni fa  da alcune Regioni  (non da altri...), con delle motivazioni  radicalmente difformi quindi   per nulla  sovrapponibili a quelle che hanno indotto l’Ipasvi e i sindacati  del comparto ad accordarvisi  ad assecondarle e a sottoscriverle. Siamo di fronte ad  un gioco reciprocamente strumentale  che definirei di  “cooperazione  paradossale a retroazione incerta”   in cui    le Regioni e il Governo  si sono serviti  dell’Ipasvi e dei sindacati  e il contrario ma  con moventi radicalmente  diversi :
· per le Regioni e il Governo  si tratta di risparmiare in tutti i modi possibili e per farlo hanno bisogno di rendere flessibile ciò che ora non lo è e di avere le mani libere sul terreno dell’uso del lavoro professionale;
· per l’Ipasvi  e il sindacato  si tratta di sopravvivere come   gruppo dirigente che, dopo quasi 20 anni di potere incontrastato, si presenta ai suoi iscritti con un bilancio oggettivamente disastroso. Essi si trovano a dover fronteggiare  una crisi profonda della professione  di cui sono  coautori  dal momento che  non sono riusciti  ad attuare la riforma della professione sancita con la  Legge 42/99. 
 
Attraverso il comma 566 l’Ipasvi  e il sindacato riempiono  un  vuoto  strategicoche se non fosse riempito li mostrerebbe ai propri iscritti del tutto delegittimati cioè  completamente privi di proposte per governare la crisi delle  professioni che rappresentano. In cambio essi riconoscono  alle Regioni di fatto il potere di accrescere enormemente il grado di discrezionalità  delle loro politiche nell’impiego delle professioni tutte  e quindi accettano egoisticamente  di svendere  il patrimonio di famiglia incuranti delle conseguenze.
 
In cosa consiste l’intesa, cioè la cooperazione paradossale a retroazione incerta? Sostanzialmente in tre punti:
· contro riformare con un accordo  la legge 42 vale a dire  usare  il comma 566  per aggirare una legge del   Parlamento con lo scopo di   tornare alla mansione quale postulato base  per contro definire il lavoro dell’infermiere. Mentre  la L. 42  proponeva  un profilo superando la mansione quale porzione del compito, il comma 566 propone di decostruire il profilo andando dal compito alla mansione. Le espressioni “competenze avanzate” o  “competenze specialistiche”   o ancora   “atti semplici” sono  modi eufemistici  per riattualizzare l’idea di mansione. Attomansione, operazione  sono praticamente la stessa cosa  cioè sono “pezzetti” di un processo  scorporabili dal processo. L’accordo sulle competenze avanzate soprattutto per le Regioni   è giocato  sul terreno della  redistribuzione” di singoli atti o mansioni o operazioni  tra la professione medica e quella infermieristica  e tra questa e  altre figure professionali e il contrario... arrivando ,se il caso, fino alle badanti (delibera Emilia Romagna);
 
· creare condizioni favorevoli  alla massima flessibilità dell’impiego di mano d’opera professionale  facendo corrispondere  ad  un gioco  di demansionamento/rimansionamento , da una parte di qualcuno che costa di più  e dall’altra di qualcun altro che costa meno, una divisione del lavoro ancor più divisa cioè più scomponibile quindi super tayloristica. Ai fini della flessibilità per forza di cose   alla  scomposizione del profilo professionale deve corrispondere una  organizzazione del lavoro  che consenta alle Regioni di avere le mani libere;
 
· compensare la questione del profilo demansionato vale a dire  la mancata attuazione della L42 con una ipertrofia  specialistica che da quello che si può capire  ha tutte le caratteristiche  della  “rincorsa alle tecniche” (Cavicchi 2010). Va ricordato che le “tecniche”  sono ovviamente fondamentali ma non possono  da sole  configurare l’identità professionale dell’infermiere pena la sua trasformazione da “infermiere” a “ ”tecnico di...” . Siccome in basso non si è riusciti a fare dell’assistenza, la base fondante di una nuova professione, si sposta il tiro in alto  sulle specificazioni specialistiche  cioè  su un’altra forma di frammentazione del profilo che si va ad aggiungere  a quella incompiuta della L.43 (4 qualifiche)  a quelle  specialistiche già  esistenti (4 qualifiche) a quelle che conseguiranno dalle “nuove aree di competenza” (?) e a quelle proprie alle operazioni di  ri-mansionamento (?). La questione dell’assistenza che resta centrale e  meriterebbe per questo  un ripensamento radicale  sembra risolta con  un “generico” infermiere di famiglia. Questo è in contraddizione con le tendenze epidemiologiche che al contrario impongono di spostare l’asse degli interventi  verso il luogo di vita delle persone, verso malati complessi, cronici ,non autosufficienti per i quali l’assistenza molto più della tecnica  è e resta la primaria risorsa. Questo sbilanciamento sulla specialistica costerà caro agli infermieri perché  di fatto si introduce  una discriminazioni pesante  tra coloro che resteranno  gli  infermieri  demansionati di sempre e che sono la  maggioranza e gli specialisti rimansionati ...che comunque  saranno una parte minoritaria .I pochi anziché  i tanti.
 
Deleuze, uno dei più importanti filosofi del xx secolo, sosteneva che un evento  non è ciò che accade ma è in ciò che accade. L’evento vero  quindi, che è nel  comma 566,  è il contro riformismo di coloro che rappresentano gli infermieri e  che colpisce  prima di tutto il loro progetto storico che è quello  di riformare la  professione a scala di categoria . Cioè ne tanti ne pochi ma tutti  in modi diversi.
 
Questo inusitato autoritario contro riformismo deciso comunque da pochi sulla testa di tutti, delegittimando in modo subdolo  con l’aiuto del ministero della Salute, una legge del Parlamento, pone un quesito strategico  inquietante che da solo meriterebbe la convocazione straordinaria degli stati generali: se sino ad ora non si è riuscito ad attuare   la Legge 42 abbiamo per caso fatto  il passo più lungo della gamba? Cioè la nuova idea di infermiere è una idea possibile  o un’idea impossibile? O al contrario questa idea  è impossibile per questo quadro dirigente ma sarebbe  possibile per un altro quadro dirigente? In sintesi che si fa? Si va avanti o si torna indietro?
 
L’Ipasvi  spalleggiata dai sindacati  del comparto appoggiando la controriforma della L42 senza un mandato congressuale  si prende  una grave responsabilità politica che alla categoria degli infermieri  costerà  cara .
Essa è come se sostenesse  due cose:
· si è fatto il passo più lungo della gamba  bisogna tornare in dietro ...con ciò spiazzando un intero progetto di riforma ...ma anche alcune generazioni di infermieri....specialmente coloro che si sono presi  con non pochi sacrifici una laurea che rischia così di essere inutile;
· per come sono andate le cose noi che dirigiamo la professione da quasi 20 anni non abbiamo nessuna responsabilità al riguardo...siamo stati semplicemente troppo ambiziosi...e i problemi  degli infermieri vengono da una crisi più generale.. per cui non è colpa nostra...anzi siamo noi con il comma 566  i salvatori della patria.
 
L’analisi storica dei fatti dice il contrario:il passo che si è deciso di fare negli anni ‘90 era giusto e necessario  anche se la Legge 42  non avrebbe dovuto  essere considerata il punto di arrivo ma il punto di partenza, per cui quell’idea  è possibile a condizioni di dare corso ad una nuova progettualità   riformatrice rispetto alla quale non vi è dubbio che l’attuale quadro dirigente della professione   è   oggettivamente  inadeguato.
 
La mia opinione  è che:
· non va bene che pochi decidono sui destini di molti in modo così  radicale senza una esplicita autorizzazione democratica cioè senza uno straccio di  consultazione per cui  suggerisco  una sospensione dell’accordo  per consultare gli infermieri  sulla strategia da dottare ...sospensione che per ovvi motivi...spetta agli infermieri chiedere con forza e  in tutti i modi possibili;
· non va bene cancellare le leggi del parlamento con degli accordi spuri;
· sarebbe  più saggio ma anche più logico mandare a casa  coloro che dirigono la professione  in funzione di un nuovo progetto riformatore anziché  mandare al macero  una intera categoria per permettere a chi ha fallito di sopravvivere ai propri fallimenti;
· il progetto da mettere in campo, diversamente dal comma 566,prima di ogni altra cose deve essere dialettico cioè  non  passivamente   subordinato  all’economicismo delle Regioni e del Governo e quindi  il più realistico possibile cioè non deve partire dai problemi della leadership  ma da quelli  reali degli infermieri  che prima di ogni altra cosa sono di demansionamento,  occupazionali  e di sotto retribuzione.
 
Di  proposte di riforma in questi anni  ne sono state avanzate diverse, esse  servono semplicemente a dimostrare che se qualcosa è impossibile per qualcuno non è detto che sia impossibile per tutti.
Io sono per andare avanti non per tornare indietro. E voi?
 
Ivan Cavicchi

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