quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 27 GENNAIO 2015
Classifica dell'Euro Health Consumer. Sanità italiana solo al 21° posto in Europa

Presentata a Bruxelles l’edizione 2014 della classifica che combina i dati statistici ufficiali al livello di soddisfazione dei cittadini. Al vertice i Paesi Bassi, seguiti da Svizzera e Norvegia. L’Italia peggiora la sua performance e perde una posizione rispetto al 2013. “Sanità pubblica ha disperatamente bisogno di riforme. Troppa frammentazione e scarsa prevenzione”. IL REPORTLA CLASSIFICA

Mentre le classifiche ufficiali in termini di spesa e performance cliniche ci collocano sostanzialmente in media con gli standard europei, se i ricercatori indossano i panni dei consumatori le cose per l'Italia sanitaria non vanno affatto bene. Con 648 punti su 1000 la nostra sanità si colloca infatti al 21° posto (nel 2013 era al 20° mentre nel 2008 era al 16°) della nuova classifica redatta dall'Euro Health Consumer Index (EHCI), presentata oggi a Bruxelles, alla presenza del Commissario europeo per la salute Vytenis Andriukaities.
 
In cima alla classifica i Paesi Bassi, con un punteggio di 898 su 1000, seguiti da Svizzera, Norvegia, Finlandia e Danimarca.  Lo studio ha compreso 36 paesi, più la Scozia. L’indice con cui viene stilata la graduatoria viene redatto combinando i risultati di statistiche pubbliche, sondaggi tra i pazienti e ricerche indipendenti condotte dal ‘think tank’ svedese Health Consumer Powerhouse, una società privata specializzata nella misurazione delle performance della sanità in Europa e in Canada, allo scopo di sostenere l'empowerment di pazienti e consumatori.
 

Il report, giunto alla sua ottava edizione evidenzia come “nonostante molti paesi registrino un lieve calo della spesa sanitaria, le prestazioni complessive nell'ambito della sanità continuano a migliorare", ha spiegato Arne Bjornberg, presidente dell'HCP e direttore della ricerca. Nel 2006, il primo indice assegnava un punteggio superiore a 800 a un solo paese, mentre nel 2014 la stessa soglia è stata superata da ben nove sistemi sanitari, tutti caratterizzati da ottime prestazioni.
 

Secondo lo studio “la performance del sistema sanitario italiano continua a scivolare verso il basso, proseguendo nel suo malaugurato cammino in discesa iniziato fin dai primi rilevamenti dell'EHCI”. L’Italia è infatti “uno dei pochi paesi europei a non avere migliorato il suo punteggio in base all'indice”. 
 

Per lo studio “la sanità pubblica rientra fra i tanti e importanti sistemi del Paese che hanno disperatamente bisogno di riforme, ma nel clima di paralisi in politica imperante non vengono attuate misure in grado di porre rimedio alla scarsità di questi risultati”.  Sul banco degli imputati anche la frammentazione del sistema. “L'attuale regionalizzazione della sanità pubblica – si legge - minaccia di allargare il divario fra nord e sud, rendendo talvolta difficile stabilire la media italiana”.Un dato positivo invece quello che riguarda  l'indagine relativa alle associazioni dei pazienti che “rileva un notevole miglioramento, in base al quale il Paese sembra avere ridotto significativamente il problema dei pagamenti in nero, guadagnando all'Italia un semaforo verde”.
 
Ma il report segnala anche quali azioni sono necessarie per il miglioramento del sistema italiano. "Attendersi grandi riforme, che appaiono estremamente incerte, significherebbe prendersi in giro", afferma Bjornberg. Sembra più probabile attuare misure specifiche, come una forte svolta nella prevenzione antifumo, dato che quest'ultimo è una delle cause degli scarsi risultati dei trattamenti. L'eccessivo consumo di antibiotici va a braccetto con l'elevato livello di gravi infezioni ospedaliere: si tratta di una correlazione pericolosa, che andrebbe affrontata". La parità del sistema sanitario sembra anch'essa essere a rischio, in una situazione fortemente accelerata dall'abissale mancanza di preparazione per l'assistenza a lungo termine della popolazione in invecchiamento. Sotto questo punto di vista, infatti, l'Italia si colloca allo stesso posto di Romania e Grecia, ma ancora una volta non sembra esservi alcuna volontà politica di attuare azioni risolutive.

© RIPRODUZIONE RISERVATA