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Lunedì 23 FEBBRAIO 2015
Pediatria ospedaliera. Bracaglia (Sipo): “Riformiamo il sistema e apriamo un tavolo di lavoro con il Ministero”
"Aver stabilito che deve esistere un'Unità operativa pediatrica ogni 400mila abitanti può andar bene, ma non basta". Bisogna quindi costruire insieme alle Società scientifiche un tavolo di lavoro con il Ministero per riorganizzare il sistema pediatrico. Per questo la Sipo presenta le proprie proposte.
“La cronaca di questi giorni, che accende aspre polemiche anche sul piano politico, deve far riflettere sul sistema ospedale-territorio e sulla scelta, per molte ragioni più che motivata, dello spostamento delle risorse dall’ospedale al territorio, soprattutto quando il paziente è un bambino”.
È quanto ha dichiarato in una nota Giorgio Bracaglia, Presidente nazionale della Società italiana di pediatria ospedaliera (Sipo) che presenta le sue poposte per la riforma del sistema e chiede un tavolo di confronto con le altre società scientifiche e il ministero della Salute.
“Nel 2015 si muore ancora di meningite e di distress respiratorio in pediatria e neonatologia – ha sottolineato – i recenti tragici fatti di cronaca avvenuti in Sicilia e in Campania impongono alla politica l’onere di ripensare al sistema dell’emergenza urgenza in pediatria e più in generale alla sanità e all’assistenza pediatrica. Alla magistratura il compito di accertare responsabilità sui singoli casi. In ogni caso, bisogna riflettere sulle risorse. Infatti, diversamente dall'assistenza pediatrica di base, quella neonatale, ma soprattutto quella pediatrica pagano un prezzo altissimo ove non esistono realtà assistenziali con strutture di alta Complessità. A tutto ciò si aggiunge anche il blocco del turn over in ospedale, che significa nella pratica sottorganico e medici stressati da turni di lavoro massacranti. Aver stabilito che deve esistere una Unità Operativa pediatrica ogni 400mila abitanti può andar bene, ma non basta”.
Per la Sipo quindi è ora più che mai necessario costituire, insieme alle altre Società Scientifiche, un tavolo di lavoro con il Ministero per stabilire quali devono essere compiti e funzioni delle Unità Operative di Pediatria Ospedaliera, quanti medici devono essere in organico, quando deve esserci un Pronto Soccorso pediatrico (si spera sempre) con personale dedicato visto che mediamente il 20% dell'attività di un Pronto Soccorso riguarda bambini al di sotto di 14 anni.
“È il tempo, inoltre – ha aggiunto il presidente della Sipo – di definire i criteri per l'osservazione breve in Pediatria, tanto da poter osservare un bambino per il tempo necessario per renderlo dimissibile. Codificare il trasporto pediatrico presso la TIP e/o i centri di cardio e neurochirurgia e collegare in rete telematica le strutture pediatriche per la ricerca dei posti letto anche in emergenza. Ove esiste un sistema di trasporto neonatale efficiente è possibile ridurre il rischio di morte in ambulanza fin quasi allo zero. Non devono più esistere – ha aggiunto – regioni o macroregioni senza un sistema di trasporto neonatale in cui il trasferimento di un neonato inizi senza sapere dove andrà a finire o non stabilizzato”.
Quanto avvenuto in Sicilia alla piccola Nicole è quindi inaccettabile. Inoltre, per la SIPO è necessario che in ogni pediatria ci siano 2 o più posti dedicati alla terapia semintensiva e 2 posti di isolamento pediatrico. Tutto ciò impone il conteggio e la definizione del personale necessario per ottenere buoni output e outcome di salute di elevato livello attraverso un sistema efficace ed efficiente. Soglie al di sotto del quale non si può e non si deve andare.
“Assistiamo oggi invece – ha concluso – all'esistenza di pediatrie con 3-4 medici, 5-8 posti letto, 5-10mila visite in Pronto Soccorso e attività di sala parto. I pediatri della SIPO non chiedono aumento di spesa, chiedono di regolamentare e a chi spetta, di verificare il rispetto delle regole stabilite nell'interesse dei nostri piccoli cittadini. Perché investire oggi significa risparmiare domani”.
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