quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 20 APRILE 2015
Nella ricerca, l’unione tra specialità fa la forza. Dal cancro al diabete

Dal congresso dell’American Association for Cancer Research (AACR) arriva un appello: ricercatori di tutto il mondo condividete le vostre conoscenze per evitare lavoro inutile e spreco di soldi. Tumori, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 hanno gli stessi fattori di rischio; le ricerche in questi ambiti devono diventare dunque multidisciplinari e i vanno condivisi tra tutti

I fattori di rischio appaiono sempre più come un problema ‘condiviso’ tra patologie anche molto lontane tra loro, quali diabete, malattie cardiovascolari e tumori. A ribadirlo ci hanno pensato i ricercatori del Cancer Center dell’Università del Colorado presentando i risultati delle loro ricerche al congresso dell’American Association for Cancer Research.

“La tendenza generale è quella di isolarci all’interno dei nostri rispettivi campi di ricerca – riflette Tim Byers direttore associato della prevenzione e controllo del cancro presso l’Università del Colorado – ma ci sono un certo numero di fattori di rischio condivisi da queste tre aree di patologia.
Tanto per fare un esempio, la World Cancer Research Foundation è giunta alla conclusione che l’obesità rappresenti un importante fattore di rischio per i tumori, essendo probabilmente alla base del 20% dei tumori della mammella, dell’esofago, del colon, rene, endometrio, pancreas e colecisti negli Usa. Ma allo stesso tempo, sovrappeso e obesità possono condurre al diabete e alle malattie cardiovascolari; si stima che rappresentino la causa del 58% dei casi di diabete di tipo 2 e del 21% delle patologie ischemiche cardiache, secondo la World Heart Federation.

“L’obesità provoca una stato infiammatorio cronico e fa rilasciare in circolo dei fattori di crescita che hanno ripercussioni negative a livello del cuore e forse favoriscono la comparsa dei tumori. Eppure  - commenta Byers - la tendenza è quella di studiare tutto ciò per ‘malattia’ e non per ‘fattore di rischio’”.
L’intenzione del simposio che si è tenuto nell’ambito dell’AACR era appunto quella di gettare un sasso nello stagno per far sì che gli oncologi comincino ad interessarsi anche dell’epidemiologia delle altre malattie.
Oltre all’obesità, altri importanti fattori di rischio condivisi dall’area dell’oncologia, del diabete e delle malattie cardiovascolari sono il fumo, la scarsa qualità della dieta, la mancanza di attività fisica e l’alcol.

E’ dunque arrivato il momento per i ricercatori di tutti i campi di ‘affacciarsi’ a vedere cosa dicono i loro colleghi in altri ambiti della medicina perché potrebbe esserci molto da imparare da questa ‘contaminazione’ di specialità.

“Di recente, mi sono trovato a parlare di citochine ad un epidemiologo esperto di malattie cardiovascolari – afferma Byers – e viene fuori che nel campo dell’oncologia noi siamo focalizzati su un tipo particolare di citochine, mentre in ambito cardiovascolare se ne studia prevalentemente un altro tipo. Il tutto senza una valida ragione, solo perché abbiamo continuato ad andare dietro a quanto pubblicato in letteratura nel campo delle nostre rispettive specialità. Molto spesso è dunque capitato che i ricercatori impegnati in questi diversi ambiti di patologia abbiano condotto delle ricerche in parallelo (spesso dei doppioni), senza arrivare mai a condividere i risultati raggiunti.

La speranza dunque è che i ricercatori delle varie discipline comincino a comunicare e a collaborare tra loro, condividendo le rispettive conoscenze. Questo potrebbe portare a comprendere meglio quale sia l’impatto dei fattori di rischio a livello tessutale, cellulare e molecolare.
“Imparare ad apprezzare le differenze e le analogie dei meccanismi attraverso i quali questi fattori di rischio provocano cancro, diabete e malattie cardiovascolari – conclude Byers- potrebbe consentire un reale progresso nella prevenzione di queste condizioni”.
 
Maria Rita Montebelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA