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Lunedì 18 MAGGIO 2015
Cancro al seno. Più monitoraggio cardiaco per le pazienti che assumono trastuzumab

Le linee guida del National Comprehensive Cancer Network, per chi assume questo farmaco, raccomandano il monitoraggio cardiaco al basale e a 3 6 e 9 mesi dall’inizio della terapia.

(Reuters Health) – Le pazienti che assumono trastuzumab come terapie adiuvante per il cancro al seno necessitano di monitoraggio cardiaco, anche se la maggior parte delle volte non vengono sottoposte a controlli di questo tipo. Questa evidenza emerge dalla revisione di alcuni dati estratti dai database Surveillance, Epidemiology, and End Results (SEER) e dal Texas Cancer Registry (USA), condotta Mariana Chavez-MacGregor, assistente di prevenzione del cancro alla University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston, per esaminare i pattern e l’adeguatezza del monitoraggio cardiaco e per valutare i fattori associati a questa pratica. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Clinical Oncology online.

I ricercatori hanno selezionato 2.203 pazienti a partire dai 66 anni, con un’età media di 72, a cui era stato diagnosticato un cancro al seno di fase da 1 a 3 tra il 2005 e il 2009. Tutte le donne erano trattate con trastuzumab. Le linee guida del National Comprehensive Cancer Network, per chi assume il trastuzumab, raccomandano il monitoraggio cardiaco al basale dopo 3 6 e 9 mesi dall’inizio della terapia. Coloro che erano state sottoposte a un monitoraggio cardiaco ottimale avevano ricevuto la diagnosi recentemente (rapporto di rischio 1.83), erano in cura da un medico laureato dopo il 1990 (rapporto di rischio 1.66), o da un medico donna (rapporto di rischio 1.37) e assumevano antraciciline (rapporto di rischio 1.39).

Soltanto 793 (36.0%) delle pazienti erano state adeguatamente controllate. “Attestandosi al 36%, le percentuali di monitoraggio cardiaco ottimale in questo interessante studio sono risultate sorprendentemente basse, data l’immediata disponibilità delle linee guida per determinare la pratica medica e la consapevolezza che le pazienti più anziani sono particolarmente a rischio di cardiotossicità, rendendo fondamentale il monitoraggio”, ha commentato Tracey O’Connor, professoressa associata di oncologia al Roswell Park Cancer Institute di Buffalo, New York.

FONTE: Journal of Clinical Oncology 2015

Lorraine L. Janeczko
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

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