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28 GIUGNO 2015
Medici disoccupati. Perché non mi convince la proposta Fnomceo

Mi riferisco a quella di fissare a 6.500 unità il tetto di iscrizioni a medicina per scongiurare una "prevista disoccupazione" di 25mila medici tra dieci anni. Il fatto è che i dati, reali, tra pensionamenti e nuove assunzioni degli ultimi anni indica che in realtà tra dieci anni di medici ne serviranno di più. Già oggi non sono stati rimpiazzati 24mila medici andati in pensione

Secondo le stime della Presidente della FNOMCEO  Roberta Chersevani  è prevedibile che a  legislazione costante nei prossimi 10 anni 25.000 medici  non avranno possibilità di sbocchi occupazionali nel SSN. Un dato,  derivante dal saldo negativo annuo (-2000/2500 unità) tra laureati e posti disponibili nelle scuole di specializzazioni,  che induce la Presidente a chiedere  una riduzione a 6.500 posti  del numero di accessi alla facoltà di Medicina.
 
Una posizione che trovo difficilmente comprensibile se si tiene presente la situazione attuale della forza lavoro medica all’interno del SSN. Se infatti negli ultimi anni il saldo negativo tra medici ancora in  servizio e pensionati non sostituiti  è di circa 24 mila unità e se la stima delle uscite dai ranghi della medicina è di oltre 17.000,  la soluzione da proporre dovrebbe andare  esattamente nel segno contrario. Al fine di evitare una drammatica carenza di medici bisognerebbe  puntare a un aumento del numero di posti disponibili sia nella facoltà di medicina che nelle specializzazioni a meno che non si voglia incoraggiare quello shift di competenze dai medici ai professionisti sanitari che il comma 566 intende realizzare in sordina
 
Quello che serve è dunque un piano straordinario per il lavoro medico,  perché in sanità la risorsa umana è il principale fattore produttivo da cui dipende in larga misura la qualità del servizio e per realizzare tale obiettivo bisognerebbe ripensare il nostro modello di formazione post laurea dando più spazio agli ospedali pubblici anche attraverso la loro trasformazione in ospedali di insegnamento
 
Se il nostro SSN continuerà a depauperarsi di medici e di infermieri i danni saranno incalcolabili e i costi della medicina difensiva tenderanno ad aumentare perché lo scarso personale in servizio adotterà sempre di più comportamenti tesi a limitare i rischi della malpractice ricorrendo a prestazioni e accertamenti inutili
 
Questo mi sarei aspettato di udire dalla Presidente della FNOMCEO che invece ha assunto una posizione  totalmente passiva e priva di qualsiasi prospettiva per i futuri medici, come se di tale risorsa non ce ne fosse necessità o se ne potesse fare a meno
 
Il Servizio sanitario ha pesantemente sofferto per i tagli sul fondo sanitario che hanno raggiunto la cifra monstre di oltre 30 miliardi mentre il  contributo all’efficientamento dei conti è stato realizzato  quasi esclusivamente attraverso  tagli lineari sul salario dei professionisti sanitari come autorevolmente rappresentato   nella relazione della XII Commissione del Senato sulla “sostenibilità della spesa sanitaria” cui si rimanda.   Di fatto la Corte dei Conti ha certificato che il contributo dato al risanamento da parte del personale tutto della PA è stato nell’ordine dei 9 miliardi e ha avvertito anche che  questa situazione non può essere tollerata oltre onde non mettere in serio rischio la stessa  tenuta del sistema
 
I timidi segnali di ripresa dell’economia starebbero ad indicare una imminente uscita del nostro paese dalla crisi e questo ci consente oggi  di ripensare i nostri sistemi di protezione puntando non al loro ridimensionamento ma al loro adeguamento alle mutate condizioni epidemiologiche del paese
 
La politica deve trovare la decenza  di efficientare i conti della PA e della sanità tagliando inefficienze e corruzioni che assorbono oltre il 7% del Fondo sanitario e non accanendosi sui lavoratori in servizio , ma la FNOMCEO dovrebbe trovare il coraggio di lanciare una sfida di cambiamento abbandonando l’atteggiamento incomprensibilmente remissivo che ha finora caratterizzato anche la neo presidente Chersevani.
 
Roberto Polillo

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