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Venerdì 31 LUGLIO 2015
Roma. Al Campus Bio-Medico nuovo servizio di medicina 'rigenerativa' per ulcere e ferite difficili

In caso di lesioni che non guariscono da oltre un mese o che non sono in grado di chiudersi da sole, l’Area di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica diretta dal Prof. Persichetti mette a disposizione un ambulatorio dedicato per la diagnosi e nuove tecniche mininvasive per la cura. Tutto in convenzione con il Ssn.

Una ferita che dopo oltre un mese non riesce a rimarginarsi, un'ulcera 'cronicizzata' che costringe chi ne soffre a convivere con dolore continuo, limitazione nei movimenti e, spesso, anche complicanze di tipo infettivo. Sono lesioni che colpiscono, di solito, anziani, persone con difficoltà di deambulazione, ma anche diabetici e soggetti con problemi circolatori. Il particolare tipo di paziente, il sito della lesione e le condizioni locali della zona interessata sono i principali fattori che impediscono la guarigione della ferita. Infezioni, scarso afflusso di sangue nella zona della ferita, insieme alla necessità costante di usare strumenti per la deambulazione, come canadesi o carrozzine, sono ulteriori elementi all'origine delle ulcerazioni che colpiscono questi pazienti.

Per loro, l'Unità Operativa di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, diretta da Paolo Persichetti, ha attivato un ambulatorio specifico, dedicato alle 'ferite difficili'. Un servizio convenzionato con il SSN che nasce nell'alveo della cosiddetta medicina 'rigenerativa’, nuovo ambito della ricerca medica che ha come fine il potenziamento delle capacità dello stesso organismo di arrivare alla guarigione, mediante l'apporto e la stimolazione dei fattori locali e sistemici utili alla rigenerazione e non alla sola riparazione. Tra le patologie per le quali è più indicata questa nuova frontiera della medicina troviamo ulcere croniche degli arti inferiori, ulcere da pressione, ustioni cutanee e loro esiti, cicatrici, ad esempio derivanti da acne, alopecia.

“Con l’aumento della vita media – sottolinea Persichetti – cresce il numero di persone che si trovano a dover affrontare questo genere di problemi. Le cosiddette ferite difficili producono, peraltro, un costo sociale per i familiari e un costo economico per il Servizio Sanitario Nazionale, entrambi non indifferenti. Per questo, abbiamo pensato di creare un ambulatorio specializzato nel trattamento di queste lesioni, all’interno del quale viene valutato il singolo caso in modo personalizzato e viene predisposto il percorso più adatto per favorire la risoluzione della patologia”.

Insieme all’équipe di ematologi della Prof.ssa Maria Cristina Tirindelli, in particolare, viene valutata l’opportunità di procedere con l'applicazione di gel piastrinico autologo (il cosiddetto PRP, ovvero Platelet Rich Plasma), un emocomponente costituito per il 95 per cento di piastrine, ricco di fattori di crescita che aiutano la rigenerazione tissutale. Il PRP viene estratto direttamente dal sangue del soggetto per essere, quindi, posto a contatto con la ferita. “Questo metodo – spiega Persichetti – ha dimostrato grande capacità di rigenerazione dei tessuti lesionati e un forte potere antibatterico”.

L’alternativa, che però può anche essere applicata in combinazione con il primo metodo, è il trapianto di tessuto adiposo prelevato dalla zona addominale. “Se è vero – chiarisce lo specialista dell’Università Campus Bio-Medico – che il midollo osseo è una delle principali fonti di cellule staminali adulte ed è sempre più utilizzato per interventi terapeutici, tuttavia il processo di estrazione delle cellule da esso rimane complesso e doloroso. In questo senso, il tessuto adiposo può rappresentare una nuova, promettente, fonte di cellule rigenerative. Al suo interno, infatti, è presente una quota di speciali cellule, dette ‘frazione stromale vascolare’: ovvero cellule staminali non-definite, insieme a cellule immunitarie, di rivestimento dei vasi sanguigni (endoteliali) e di tessuto connettivo. Tutte con proprietà simili a quelle del midollo osseo, ottenibili attraverso la tecnica di liposuzione convenzionale, in modo sicuro e relativamente indolore”. Il tessuto prelevato in precedenza dal paziente viene, quindi, applicato in modo mininvasivo sull'area della lesione. In tal modo, è possibile portare a guarigione anche le ulcere più ostinate, senza rischi di allergie, contaminazioni o rischi di tossicità.

Non esistono, al momento, dati strutturati sull’incidenza delle lesioni ulcerose in Italia. Tuttavia, il primo report dell’Associazione Italiana Ulcere Cutanee ONLUS, parte di uno screening che terminerà a fine 2016, fa emergere alcuni dati interessanti: tra tutti, quello secondo cui per il 20 per cento di questi pazienti è necessario il ricovero in ospedale, che a sua volta è 'fonte' di lesioni ulcerose nel 60-80 per cento dei pazienti. Quasi un quarto di loro soffre del problema da oltre due anni, mentre il 57 per cento da un periodo compreso tra sei e 18 mesi. Oltre 60 pazienti su cento sono donne. Il numero maggiore di ferite ‘difficili’ (più del 60 per cento) è localizzato sulla gamba. Infine, sempre secondo i dati AIUC, circa la metà del totale è costituito da ulcere da pressione (23 per cento) e da ulcere di origine venosa (22 per cento).

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