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Giovedì 10 MARZO 2011
Lavori usuranti. Pensione anticipata per chi fa turni di notte

Parere favorevole della commissione Lavoro della Camera allo schema di Decreto Legislativo sui lavori usuranti che per la prima volta estende ai medici e agli infermieri che svolgono i turni di notte la possibilità di andare in pensione anticipata (da 1 anno a 3 anni in base ai turni di notte svolti e agli anni di servizio notturno). Soddisfazione da parte del segretario nazionale Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, e della segretaria Nazionale Fp-Cgil, Cecilia Taranto.

Chi svolge da 64 a 71 turni notturni annui potrà andare in pensione un anno prima, da 72 a 77 notti due anni prima e da 78 notti in poi con tre anni di anticipo. n particolare, per le pensioni con decorrenza entro il 2017, così come definito dalla legge 247 del 2007, il beneficio potrà essere concesso solo a chi ha svolto il lavoro notturno in modo regolare e continuativo per almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa. Dal 2018 il lavoro notturno dovrà essere svolto per metà della vita lavorativa complessiva.
È quanto prevede lo schema di Decreto legislativo sui lavori usuranti che ha raccolto ieri il parere favorele della commissione Lavoro della Camera e che per la prima volta estende ai medici e agli infermieri che svolgono i turni di notte la possibilità di andare in pensione anticipata.
Martedì prossimo il testo approderà a Palazzo Madama per ricevere il parere della commissione Lavoro del Senato ed entro aprile dovrebbe arrivare il via libera definitivo da parte del Consiglio dei Ministri.
Soddisfazione da parte del segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, e della segretario nazionale Fp Cgil, Cecilia Taranto, per il riconoscimento dei turni di lavoro di medici e infermieri tra le condizioni di lavoro usuranti. “Si tratta di un obiettivo da noi sempre perseguito e per il quale finalmente raggiungiamo un primo risultato, anche se con diverse limitazioni”, affermano i due sindacalisti spiegando che “rimane, infatti, il nodo delle risorse finanziarie disponibili già programmate, che potrebbero essere insufficienti facendo scattare criteri di priorità in ragione della maturazione dei requisiti. In sanità, inoltre, rischiano di essere esclusi i medici di guardia medica e tutti coloro che svolgono lavoro precario non dipendente”.
 

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