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Lunedì 19 OTTOBRE 2015
Stabilità Mangiacavalli (Ipasvi):Il Ssn non può restare in balìa di scelte legate a esigenze che con la salute non hanno nulla a che fare”

La legge di stabilità lascia al Servizio sanitario nazionale risorse insufficienti: personale e cittadini non ce la fanno più. La carta da giocare per ridare qualità e appropriatezza al Ssn sono i contratti. A partire da quello per gli infermieri che da soli rappresentano il 45% dei dipendenti del Ssn

Un miliardo in più per il 2016: la legge di stabilità 2016 per il Servizio sanitario nazionale è tutta qui, se vogliamo essere realisti. Ma il 2016 è l’anno dei contratti per i quali sono in campo briciole da 300 milioni (meno della vacanza contrattuale).  Nei contratti però c’è una parte normativa che dal decreto legislativo 165 del 2001 (modificato dalla legge Brunetta) in poi, definisce lo stato giuridico del personale.
La Federazione Ipasvi, anche se non siede al tavolo dell’Aran per i rinnovi, punta su questa e attiverà tutte le interlocuzioni necessarie perché così come dai contratti sono scaturiti coordinamenti e dirigenze per gli infermieri, questi possano essere anche il luogo in cui si stabiliranno le regole affinché le nuove competenze e nuovi modelli professionali per l’assistenza possano concretizzarsi. Senza dimenticare precari stabilizzati a metà, professionisti costretti a “emigrare” perché la loro professionalità sia riconosciuta, larghe fasce di infermieri a cui sono negati i diritti acquisiti dai colleghi del servizio pubblico e così via in una lunga lista, tutta su base normativa (ma avremo in questo senso un occhio di riguardo anche nella contrattazione per il settore privato).
 
Il personale non ce la fa più non solo economicamente come è ovvio, ma anche per un’organizzazione che ormai non c’è e che tampona le sue falle con provvedimenti-lampo, mascherati dalla ricerca di un’appropriatezza che non tiene mai conto della professionalità di chi dà qualità al sistema e dei bisogni dei cittadini. Una ricerca di appropriatezza fatta di tagli di prestazioni che non si fermeranno a quelle già note. Per chi non ha memoria è bene ricordare che la lista elaborata in occasione del mancato rinnovo dei livelli essenziali di assistenza nel 2008 superava quota 1.500: una resa vera e propria per il servizio pubblico.
 
Al versante economico provvederanno i sindacati che per loro natura sono i tutori delle buste paga di quei lavoratori che hanno subito in cinque anni perdite di potere di acquisto del 25% e che dovranno fare i conti con meccanismi di calcolo degli aumenti basati non più sull’inflazione nazionale, ma su un indice europeo che non premia le attese forzate di recupero economico.
 
Per questo saremo attenti osservatori e interlocutori con proposte concrete a livello normativo per affermare la professionalità, le competenze (nuove) e i diritti degli infermieri (oltre 425mila di cui circa 280mila dipendenti del Servizio sanitario nazionale: quasi il 45% dell’intera forza lavoro pubblica) che si traducono nella tutela vera degli interessi dei cittadini e nel soddisfacimento dei loro bisogni di cura e assistenza.
 
Lo faremo per i cittadini e al loro fianco, con un’alleanza forte con chi li rappresenta e un lavoro capillare sia a livello centrale che di singoli territori.
 
Il servizio pubblico non può restare in balìa di scelte legate a esigenze che con la salute non hanno nulla a che fare. Il servizio pubblico non può – nemmeno costituzionalmente – derogare dalla miglior tutela della salute possibile per ragioni di spesa. Il servizio pubblico non si eroga “passando alla cassa”, ma mettendo in campo quell’appropriatezza e quella qualità che si sbandiera, ma poi si annulla con manovre che rischiano di affossarla definitivamente.
 
Il mondo professionale è pronto ad agitazioni nei modi che si riterranno opportuni. Ma ciò che la Federazione si augura e ha chiesto al Governo è che, prima di arrivare ai ferri corti, dannosi per i pazienti e per gli operatori, si possa aprire un confronto su proposte costruttive e concrete con chi la sanità la vive tutti i giorni, al fianco dei cittadini, nei contesti operativi ed assistenziali e nella gestione e organizzazione dei servizi, ed è in prima linea davanti alla domanda di una popolazione che cambia i suoi bisogni in funzione dell’età avanzata, di nuove cronicità e di un servizio ridotto all’osso dall’economia.
 
La nostra è una richiesta di buon senso e vorremmo ottenere risposte di altrettanto buon senso. Ma se si trasformerà invece in inutili speranze, gli infermieri non resteranno a guardare e spiegheranno ai cittadini e ai pazienti che credono e si appoggiano a loro quello che ci aspetta e li aspetta come conseguenza di politiche dettate dall’economia e con dalla tutela della salute e dei loro bisogni.
 
Con i cittadini e assieme a tutte le altre professionalità che di loro si occupano, trarremo presto le conclusioni, definendo scelte e azioni comuni nel nome di un Ssn universale e di un diritto alla salute uguale per tutti. I nostri pazienti lo sanno: gli infermieri non li abbandoneranno mai. 
 
Barbara Mangiacavalli
Presidente Ipasvi

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