quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Venerdì 23 OTTOBRE 2015
Virus e batteri. Armi sempre più moderne per stanarli e sconfiggerli. Le nuove frontiere dei microbiologi
Dai superbatteri multiresistenti alle infezioni ospedaliere, dall’importanza dei vaccini alle malattie sessualmente trasmesse. Fino all’impiego di nuove avanzate tecnologie di indagine molecolare per individuare rapidamente e in maniera specifica gli agenti patogeni. A colloquio con Pierangelo Clerici e Maria Paola Landini, all'indomani del 44° congresso dell'Amcli
Oggi, batteri sempre più resistenti ed eventi infettivi emergenti rappresentano alcune tra le potenziali minacce biologiche per la salute. Il ruolo del microbiologo clinico risulta centrale nell’individuazione precoce e nella gestione degli agenti patogeni, sia per prevenirne la diffusione, sia eventualmente per identificare il migliore trattamento farmacologico. Ne abbiamo parlato oggi con Pierangelo Clerici, Presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (Amcli), con Maria Paola Landini, Direttore UOC Microbiologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Sant’Orsola di Bologna.
Nata nel 1970, l’Associazione Microbiologi Clinici Italiani è articolata su delegazioni regionali e ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo della Microbiologia clinica. Tra le materie d’interesse, le Infezioni Sessualmente Trasmissibili, le infezioni nei Trapianti d’organo, le infezioni nell’anziano e nei neonati, la Neurovirologia, le Infezioni nel paziente critico, le infezioni materno-fetali, l’immunologia. In questi giorni, l’Associazione è stata protagonista del 44° Congresso Nazionale Amcli, che si è tenutoa Rimini e si è appena concluso.
Dalla gestione dei nuovi ‘superbatteri’ multiresistenti al monitoraggio degli agenti infettivi emergenti e riemergenti, dalle nuove tecnologie molecolari per l’identificazione precoce degli agenti patogeni fino alla centralità della vaccinazione per proteggere se stessi e gli altri: questi sono alcuni temi affrontati dai Microbiologi clinici durante il Congresso.
“Il ruolo del microbiologo clinico è essenziale per il riconoscimento biologico tempestivo di eventi infettivi causati da patogeni importanti per la sanità pubblica. Questa figura professionale assume la parte del protagonista nella diagnostica delle malattie infettive gestendo inoltre tecnologie diagnostiche all’avanguardia e in continua evoluzione”, ha dichiarato al nostro giornale Pierangelo Clerici, che è Direttore dell'Unità Operativa di Microbiologia dell'Azienda Ospedaliera di Legnano. “Inoltre, bisogna sottolineare che il microbiologo clinico assume un ruolo ben definito e riconosciuto anche con le Istituzioni, poichè si interfaccia col Ministero della Salute e con gli Assessorati alla Salute nell’elaborazione dei dati degli osservatori epidemiologici e nella redazione di linee guida e protocolli diagnostici”.
Le competenze proprie del microbiologo clinico vanno “dalla diagnostica ‘essenziale’ per individuare il microorganismo alla base di una cistite urinaria fino alla tipizzazione del HPV Papilloma virus umano per definire intervento terapeutico o una profilassi vaccinale”, prosegue il Presidente Amcli, “fino ai controlli delle resistenze potenzialmente sviluppate dal virus dell’Hiv e ai trattamenti antivirali”.
“Il nostro ruolo è cambiato molto ed è tuttora in continua evoluzione”, ci ha spiegato la Professoressa Maria Paola Landini. “Fino a pochi anni fa, eseguivamo analisi di microbiologia tradizionale: in pratica, il materiale patologico veniva ‘seminato’ su particolari piastre di coltura per osservare la crescita delle colonie del microorganismo; esso, una volta cresciuto ed identificato, veniva fatto crescere di nuovo, per poi studiare la sua suscettibilità agli antibiotici. Questo porcesso richiedeva un tempo medio-lungo, che poteva variare da pochi giorni fino a 30-40 giorni, come nel caso del Micobatterio tubercolare, responsabile della Tbc. Oggi, con il progresso delle tecnologie e l’avanzamento delle metodiche diagnostiche molecolari, lo scenario risulta in buona parte cambiato, dato che siamo in grado di rilevare ad esempio il Micobatterio tubercolare in sole 3 ore: si tratta di un risultato che testimonia uno dei cambiamenti più radicali ed eclatanti nell’ambito della microbiologia clinica”.
Così, questo avanzamento ha portato anche un cambiamento all’interno della professione del microbiologo clinico, spiega Landini. “È aumentata la rapidità e la specificità con cui siamo in grado di individuare il microorganismo, di cui siamo in grado di definire in maniera più precisa le eventuali resistenze e le caratteristiche”.
Attualmente, “uno dei problemi sanitari di maggior rilevanza in tutto il mondo è rappresentato dalla la presenza crescente di microorganismi multiresistenti, che possono essere responsabili di infezioni in diversi distretti dell’organismo e anche di sepsi e malattie a trasmissione sessuale”. Siamo noi a trovarli e a caratterizzarli per offrire al clinico curante le indicazioni terapeutiche", prosegue Landini.
In questi casi, “a livello ospedaliero, la figura professionale del microbiologo clinico rappresenta una risorsa sia per la migliore salute del paziente che per la razionalizzazione della spesa all’interno dell’ospedale”, prosegue Clerici. “Infatti, in ospedale il microbiologo clinico monitorizza, attraverso specifici sistemi di alert, le eventuali resistenze dei microorganismi circolanti, impedendo un’ampia diffusione degli stessi. Così è possibile evitare l’allungamento della degenza, terapie più massive e con impatto economico maggiore per la struttura sanitaria”.
Quello delle resistenze è un tema molto dibattuto ed è uno degli oggetti di studio principali del microbiologo clinico.
I microbiologi e la resistenza agli antibiotici. “Da molti anni l’industria farmaceutica ha interrotto lo sviluppo di nuovi antibiotici, focalizzandosi su altre categorie di prodotti, più remunerativi”, ha sottolineato Maria Paola Landini. “La diffusione recente di batteri resistenti a tutti gli antibiotici attualmente disponibili ha reso evidente la necessità di sviluppare nuovi antibiotici attivi nei confronti dei batteri ultra resistenti. Da alcuni anni, di conseguenza, soprattutto le piccole aziende e i gruppi di ricerca indipendenti hanno ripreso le attività di ricerca nel settore e i buoni risultati sono stati presentati nel corso del nostro congresso. Si tratta di alcune nuove molecole appartenenti alle classi già note degli amminoglicosidi e delle cefalosporine, ma anche di molecole nuove”.
Riguardo ai nuovi antibiotici, in fase di sperimentazione avanzata e prossimo arrivo sul mercato, la Professoressa Landini sottolinea “la necessità di un utilizzo clinico oculato e riservato esclusivamente a determinati pazienti con infezioni causate da batteri multiresistenti. Nel caso contrario di un utilizzo non così mirato, uno dei rischi è che dopo poco tempo si possano sviluppare resistenze anche a questi nuovi farmaci”, spiega l’esperta.
Altro tema centrale, affrontato durante il Congresso, ha riguardato l’importanza della vaccinazione per proteggere se stessi e gli altri, una sorta di scudo collettivo contro la comparsa e la ricomparsa di malattie infettive. “Amcli ribadisce che bisogna vaccinarsi e sostenere con forza la massima adesione alla campagna in favore delle vaccinazioni infantili, altrimenti si mette a rischio rischio la salute non solo di bambini ma di tutta la comunità”, afferma deciso il Presidente Clerici. “Malattie spesso ritenute non gravi dall’immaginario collettivo, come il morbillo, possono avere complicanze severe e in alcuni casi portare anche al decesso”.
Un dibattito importante, poi, ha riguardato l’incidenza delle malattie a trasmissione sessuale. “Negli ultimi anni a livello italiano ed internazionale si è assistito ad un cambiamento epidemiologico che vede come modalità di trasmissione predominante quella sessuale, con un aumento delle diagnosi tardive, a sua volta legato ad una ridotta percezione del rischio a livello di popolazione. La conseguenza è il permanere di un numero rilevante di portatori inconsapevoli, proprio in un momento in cui le opzioni terapeutiche hanno una grande possibilità di successo, legata soprattutto ad un inizio precoce e ad un monitoraggio virologico attento”, spiegano gli esperti Amcli.
“Si è sempre più consolidata la consapevolezza che l’eradicazione del virus non è un obiettivo raggiungibile, mentre si sta affermando il concetto di cura funzionale, cioè la possibilità di mantenere sotto controllo l’infezione anche senza un terapia continuativa”, ha ricordato Maria Rosaria Capobianchi, Componenti del Direttivo Amcli. “In questo il laboratorio di microbiologia ha un ruolo fondamentale sia per identificare i soggetti infetti che possono essere avviati alla terapia, sia per seguire attentamente i parametri virologici classici nel corso della gestione del paziente, sia per aiutare i clinici con test che prendono in considerazione i resevoir del virus, la replicazione residua ed altri parametri innovativi utili ad identificare quei pazienti che hanno più possibilità di controllare il virus con regimi terapeutici ridotti o addirittura sospesi”.
Viola Rita
© RIPRODUZIONE RISERVATA