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Mercoledì 28 OTTOBRE 2015
Expo. Lorenzin: “Il nostro obiettivo è non far ammalare le persone anche sostenendo la filiera, dalla produzione fin sulla tavola. Non si salva la gente con gli allarmismi”

Così il ministro della Salute alla conclusione delle due giornate di confronti con gli esperti, i ministri e i sindaci degli altri Pase, che hanno siglato la Carta di Milano, il documento nato dall’Expo per affermare la responsabilità della nostra generazione nell’attuare azioni che garantiscano il diritto al cibo per tutti, oggi, e alle generazioni future. 

"I bollini rossi e verdi non mi piacciono, perché non ci sono cibi buoni o cattivi, ma tutti possono entrare nella dieta con il giusto equilibrio. Preferisco avviare programmi di educazione alle diverse fasce di popolazioni e contribuire a una nutrizione migliore per tutti, dai bambini agli anziani, con iniziative come quella che abbiamo siglato ieri, mercoledì 28 ottobre, con i rappresentanti delle aziende produttrici italiane che hanno firmato un protocollo di intesa sulla riduzione delle sostanze indicate come pericolose per la salute nei prodotti alimentari (grassi trans saranno aboliti completamente entro il 2017) e per migliorare la comunicazione soprattutto nei confronti dei bambini e degli adolescenti, che sono individui facilmente condizionati dalla pubblicità". Sono le parole del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, alla conclusione delle due giornate di confronti con gli esperti, i ministri e i sindaci degli altri Pase, che hanno siglato la Carta di Milano, il documento nato dall’Expo per affermare la responsabilità della nostra generazione nell’attuare azioni che garantiscano il diritto al cibo per tutti, oggi, e alle generazioni future.
 
Le fa eco il suo direttore generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti, Giuseppe Ruocco, per sottolineare come Expo sia stato un momento per riflettere sugli aspetti nutrizionali, aldilà del problema salute, anche per il piacere di una tavola che produca benessere. “E’ per questo motivo – dice il collaboratore del Ministro - che continueremo con i progetti nelle scuole e per le giovani generazioni per aumentare la conoscenza di ciò che si mangia”.
La giornata è cominciata con un appello della FAO che ha sciorinato dati e numeri alcuni dei quali noti: 800 milioni di poveri che ogni giorno soffrono la fame, sovrappeso e obesità in crescita in tutto il mondo, anche nei paesi poveri, con la previsione di 2 miliardi di persone, un terzo dei quali obesi e che generano un costo pari al 5% del reddito mondiale. Anche la cosiddetta fame nascosta, per deficit di micronutrienti (vitamine e minerali) coinvolge Paesi del Terzo mondo con implicazioni sulla salute. Per Yomo Kwame Sundaram, della Fao, anche il suo paese, la Malesya, detiene un record fra sovrappeso e obesità, causato dalla maggiore sedentarietà e dall’introduzione di cibi industriali. “E non dimentichiamoci dell’acqua – ha concluso – un naturale complemento dell’alimentazione e che in certe aree del mondo è inquinata e porta tossicità e dell’alimentazione dei neonati nei primi mille giorni di vita, fondamentali per il suo sviluppo fisico e neurologico”.

Il tema della giornata riguardava i modelli alimentari che devono adeguarsi alle esigenze delle nuove generazioni senza toccare i principi della qualità e sicurezza dei prodotti contenuti della Dieta Mediterranea. A questo proposito vale la pena ricordare che la nostra piramide alimentare è nata in Campania, a Pollica, un paesino del Cilento al quale è approdato nel 1969 un americano, Ancel Keys, che si è messo a studiare la longevità dei suoi abitanti. Così ha scoperto che a Pollica non ci si ammalava di malattie cardiovascolari e si viveva più a lungo. Merito della dieta mediterranea, che ancora non era patrimonio dell’umanità e dello stile di vita, semplice, con i prodotti della terra e del mare. E come si vive oggi a Pollica? Ce lo dice il suo sindaco, Stefano Pisani, che ribadisce i benefici della dieta mediterranea che salva le vite, l’ambiente e il servizio sanitario. Lo provano i centenari e la decisione che l’università di San Diego aprirà un Istituto per la ricerca sulla longevità.

Nella dita mediterranea, quindi, niente esclusione di cibi, perché tutti contribuiscono a prevenire le malattie degenerative, neoplastiche e migliorano i processi di invecchiamento. “Certo – dice Lorenzo Donini, dell’università La Sapienza di Roma – i cibi meno indicati, come la carne e i dolci, stanno al vertice della piramide, mentre quelli funzionali (frutta, verdura e pesce) per l’organismo stanno alla base e possono essere assunti più volte nella giornata”.
La ricerca della longevità, quindi, è l’obiettivo principale dei governi e dei cittadini che mal sopportano di morire e a maggior ragione se malati. Per Maria Grazia Carbonelli, dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, la sfida del futuro è una vita sana più a lungo possibile, come nei paesi di Ikaria in Grecia, alcuni altipiani della Sardegna, la Costarica, Okinawa in Giappone e Loma Linda in California. “Caratteristiche comuni in queste località di centenari sono i geni, ma centenari si può diventare modificando stili di vita e alimentazione. Ricordiamoci però che per fare sana alimentazione ci vuole tempo e le donne devono riappropriarsi del ruolo di nutrici e dedicarsi di più alla scelta dei cibi e alla cucina. Le industrie alimentari, invece, devono mettere in commercio cibo sano a un prezzo accessibile a tutti”.

L’industria, chiamata in causa, non fa un passo indietro, anzi, due in avanti con i due protocolli firmati davanti al Ministro della Salute. La Federazione italiana dell’industria alimentare, che comprende l’80 per cento delle aziende (54.000), si impegna a rispettare le linee di indirizzo per la comunicazione commerciale relativa ai prodotti alimentari e a mettere in atto progetti per raggiungere il miglioramento delle caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari. “Con questa firma – spiega il presidente Luigi Scordamaglia – si rinnova un percorso che l’industria promuove da anni su base volontaria con lo scopo di offrire ai consumatori cibi buoni, sani e sicuri senza compromessi. Negli ultimi 10 anni abbiamo migliorato il profilo nutrizionale di 4.200 prodotti e riporzionato prodotti per l’infanzia riducendo la quantità e la densità energetica in linea con gli attuali modelli nutrizionali”.

Per Mario Piccialuti, presidente di Aidepi, l’Associazione aziende del dolce e della pasta, sottolinea che su questi prodotti sono stati eseguiti azioni di riduzione degli acidi grassi trans, dei grassi saturi, del sale, dello zucchero, aumentando invece le fibre nei biscotti e cereali. Tutti dati verificabili. “Abbiamo migliorato – dice -la comunicazione commerciale e già nel 2008 le aziende avevano assunto scelte per fornire informazioni sulle etichette nutrizionale di 8 elementi, prima della commissione europea che ne reclamava soltanto7. Contestualmente, l’impegno di astenersi dalla distribuzione di prodotti dolciari nelle scuole e medie inferiori e, oggi, un ulteriore impegno di comunicazione e marketing per consentire scelte consapevoli ai minori, dai 3 ai 12 anni, più vulnerabili.

Chude soddisfatta il ministro Lorenzin queste due giornate di riflessioni, girando fra i padiglioni e osservando con entusiasmo le frotte di ragazzi che al padiglione del Giappone si interessavano alla filiera del riso. “Il nostro obiettivo è non far ammalare le persone – ha concluso – e lo facciamo sostenendo la filiera dalla produzione alla distribuzione e fin sulla tavola. Non è con gli allarmismi che si salva la gente e per questo abbiamo chiesto all’OMS di fornirci la documentazione sulla pericolosità degli alimenti animali, perché non ci basta un articolo di Lancet. Ma ci hanno risposto che ci vuole un anno. Noi non staremo ad aspettare”.

Edoardo Stucchi 
 
Vedi il nostro servizio sulla prima giornata del convegno del ministero della Salute ad Expo

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