quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 23 MARZO 2011
Veneto: la farmacovigilanza dal basso funziona

Usare la farmacia come snodo per la raccolta delle segnalazioni delle reazioni avverse ai farmaci è una tecnica efficace secondo quanto emerso da un progetto pilota realizzato in Veneto e che ha coinvolto quasi 50 mila cittadini

Stenta a decollare in Italia il coinvolgimento dei cittadini nelle attività di farmacovigilanza e in particolare nella segnalazione delle reazioni avverse ai farmaci. Tra il 2001 e il 2009, nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNFV) sono state inserite solo 251 segnalazioni di reazioni avverse inviate dai cittadini. Un quadro totalmente diverso da quanto avviene in altri Paesi occidentali. In Usa sono i cittadini a segnalare quasi la metà (il 45%) delle reazioni avverse, in Canada è la popolazione a rilevare il 32 per cento delle reazioni, in Danimarca il 20. Notevole il contributo della cittadinanza anche in Australia e Nuova Zelanda, Regno Unito, Olanda, Svezia e Norvegia.Invece, nel nostro Paese, complici la scarsa informazione e l’assenza di iniziative significative per promuovere la pratica, i cittadini si guardano bene dall’allertare le autorità in caso della presenza di disturbi connessi all’uso di un farmaco.
Da questa lacuna in una rete che è comunque eccellente, è nato nel 2010 uno studio pilota della Regione Veneto teso a verificare la possibilità di utilizzare le farmacie come luogo per la promozione della segnalazione di reazioni avverse dei cittadini.
Il progetto, promosso e coordinato dal Servizio di Farmacologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona con la collaborazione della Federfarma Veneto e dell’Ufficio Farmacovigilanza dell’Aifa, ha coinvolto circa 200 farmacisti operanti in 118 farmacie pubbliche e private distribuite nelle diverse province del Veneto.
In quattro mesi sono stati intervistati dai farmacisti 46.794 cittadini (28.962 donne e 17.832 uomini) che avevano utilizzato un farmaco nell’ultimo mese. Di questi, 4.459 intervistati (il 9,5%) hanno riferito al farmacista di avere avuto un danno da farmaci, indicando il tipo di reazione e il farmaco considerato responsabile. A questi è stata consegnata la scheda per la segnalazione della reazione, spiegando gli scopi di questa sorveglianza. Il 52 per cento ha compilato la scheda riconsegnandola direttamente al farmacista e l’80 per cento di esse era compilato in maniera corretta.
I farmaci maggiormente segnalati sono stati gli antinfiammatori non steroidei e gli antibatterici, seguiti dagli analgesici e da farmaci contro il colesterolo o l’ipertensione arteriosa. Poche le differenze significativa tra le segnalazioni inviate direttamente dai cittadini e quelle dei medici.
I dati dello studio confermano sia l’accettazione dei cittadini di prendere parte alle iniziative di farmacovigilanza sia la buona qualità delle informazioni fornite. “In seguito a questa ricerca si è potuto concretamente rilevare le potenzialità del coinvolgimento diretto dei cittadini nella segnalazione delle reazioni avverse”, ha commentato Anita Conforti, ricercatrice della Facoltà di Medicina, Università di Verona. “Il farmacista e la farmacia territoriale hanno rappresentato rispettivamente un valido “ambiente” e un valido “mediatore” per la promozione della segnalazione spontanea del cittadino”. Soddisfatta Federfarma Veneto: “Crediamo da sempre nel ruolo fondamentale della Farmacovigilanza e quindi abbiamo immediatamente fornito all’Università di Verona la nostra disponibilità gratuita che è stata sicuramente molto impegnativa per i 200 farmacisti veneti partecipanti alla ricerca”, ha dichiarato Marco Bacchini, presidente di Federfarma Veneto. “Siamo certi che vista la massiccia adesione della cittadinanza, i preziosi dati raccolti e analizzati in Veneto serviranno davvero per aumentare la coscienza collettiva sull’importanza della segnalazione di reazioni avverse da farmaci, effettuate proprio dal singolo paziente”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA