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Venerdì 27 NOVEMBRE 2015
Rapporto Oasi 2015. Nessuna Regione con gravi disavanzi. Ma il 75% dei macchinari ha esaurito ciclo economico e tecnologico. Indebitamento aziende 33,7 mld

Nel 2014 in aumento (+1,1%), rispetto al 2013, spesa sanitaria corrente a carico del Ssn. La spesa per il personale è in calo dello 0,8%, consolidando un trend che si protrae ormai da quattro anni, mentre quella per acquisti di beni e servizi cresce, invece, del 3,4%. Solo l’11% delle strutture accreditate supera i 200 posti letto complessivi, mentre più del 60% ha una dotazione inferiore a 60 unità. L'EXECUTIVE SUMMARY

Tra 2009 e 2014 ha registrato un aumento medio annuo pari ad appena lo 0,7%, consolidando un trend opposto al quinquennio precedente alla crisi economica (2003- 2008), quando i livelli di crescita erano attorno al 6% annuo. A livello locale non esistono più Regioni con gravi disavanzi, anche grazie alla contabilizzazione delle addizionali regionali incassate nell’anno successivo a ripiano del deficit dell’anno precedente. Al contrario, alcune delle Regioni storicamente in disavanzo (Lazio, Campania e Sicilia) si trovano oggi con un leggero surplus annuale, che utilizzano per contribuire a saldare debiti pregressi. Nel complesso il Ssn ha coperto, nel 2014, il 78% dei consumi sanitari del paese, percentuale sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. E’ il quadro della sanità italiana tracciato dal ‘Rapporto Oasi 2015’ curato dallo staff del Cergas Bocconi.

Emerge un aumento della spesa sanitaria corrente a carico del Ssn pari all’1,1% rispetto al 2013, attestandosi così su un valore di circa 114,1 miliardi di euro. La spesa privata aumenta anch’essa, facendo registrare una variazione del +3,5% rispetto all’esercizio precedente. E la spesa pubblica procapite varia sensibilmente tra le Regioni, passando dai 2.274 euro della P.A. di Bolzano ai 1.687 euro della Campania. Con riferimento alla composizione, la spesa per acquisto di beni e servizi e la spesa per il personale rappresentano complessivamente il 62,8% del totale. La spesa per il personale è in calo dello 0,8%, consolidando un trend che si protrae ormai da quattro anni. La spesa per acquisti di beni e servizi cresce, invece, del 3,4%. Tra le altre voci di spesa, si segnala la diminuzione della farmaceutica convenzionata (-2,9%) e l’aumento dell’altra assistenza convenzionata (+1,7%), mentre rimangono invariate l’ospedaliera accreditata e la medicina generale convenzionata.

La spesa per prestazioni private accreditate rappresenta circa il 19% della spesa complessiva del Ssn, in aumento del 22% rispetto al 2005, soprattutto per effetto della crescita della specialistica e dell’assistenza territoriale accreditate. Analizzando la dotazione strutturale, gli erogatori privati accreditati detengono complessivamente, pur persistendo forti differenze interregionali, circa il 30% dei PL complessivi del SSN. Tuttavia, solo l’11% delle strutture accreditate supera i 200 PL complessivi, mentre più del 60% ha una dotazione inferiore ai 60 PL. Lo stato patrimoniale aggregato delle singole Aziende segnala 33,7 miliardi di euro di perdite accumulate a fine 2013, di cui 21,3 miliardi sono garantiti da un impegno di copertura dello Stato. I rimanenti 12,4 sono coperti contabilmente dalle Regioni con mezzi propri per un ammontare pari al 70%.

Il 75% delle attrezzature del sistema sanitario nazionale ha esaurito il proprio ciclo economico (ammortamento concluso) e tecnologico, ma non essendoci denaro per gli investimenti continua a essere utilizzato, anzi, sottoutilizzato perché i macchinari sono troppo capillarmente distribuiti tra i presidi ospedalieri e finiscono per rimanere spenti troppo a lungo. 

In questo quadro molte regioni, verso fine anno, sospendono o rallentano l’erogazione di alcune prestazioni sanitarie. Nelle strutture pubbliche, il fenomeno è dovuto ai rigidi tetti sui medical device che aggrava il cronico shortage di personale, soprattutto nelle regioni in piano di rientro (cfr. capitolo 10 del Rapporto 2014). Sul versante degli erogatori privati accreditati, che rappresentano il 30% circa della capacità di offerta ospedaliera del Ssn e il 53% se consideriamo il numero delle strutture territoriali, emerge il vincolo sempre più stringente dei budget. In tutte le regioni la percentuale di giornate di ricovero ordinario per acuti erogate dai soggetti privati accreditati sul totale Ssr risulta inferiore alla corrispondente percentuale calcolata relativamente ai posti letto.

Il rapporto segnala che, a livello aggregato, i dati confermano come a una stabilizzazione della spesa sanitaria pubblica non abbia corrisposto una crescita della spesa sanitaria privata, la quale sembra essere più ancorata alle dinamiche del PIL che non a quelle dell’offerta pubblica. In questo quadro, i ticket hanno comunque raddoppiato il loro peso sull’insieme della spesa privata e sembrano avere prodotto un effetto di spiazzamento di ammontare equivalente sugli altri consumi sanitari privati.

Annoso problema si conferma quello delle liste di attesa, tra i motivi che maggiormente spingono i pazienti ad uscire dal sistema pubblico di salute per gli accertamenti e per le visite specialistiche, ragione indicata come predominante nella scelta della struttura rispettivamente dal 33% e 23,2% di chi ricorre a prestazioni in solvenza . In Italia, il 40% delle visite specialistiche sono pagate direttamente dai cittadini, così come il 49% delle prestazioni di riabilitazione e il 23% degli accertamenti diagnostici. 

Analizzando la composizione dei lavoratori del Ssn si evince che l’età media dei dipendenti è di circa 50 anni, in aumento di un anno ogni due anni. Il 62% dei Mmg, nel 2012, aveva conseguito la laurea da 27 anni o più. Tale quota, nel 1998, era pari al 12%. Il contenimento della spesa per il personale, sottolinea il rapporto, in particolare con il blocco della dinamica stipendiale, ha determinato per la prima volta che la spesa per beni e servizi (33%) abbia superato quella del personale del Ssn (31%).
 
Stefano A. Inglese

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