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Martedì 19 GENNAIO 2016
Infezioni delle vie respiratorie. Come e quando prescrivere gli antibiotici. Le linee guida Usa

La prescrizione ‘automatica’ di antibiotici, raccomandano l’American College of Physicians e i CDC americani, è assolutamente da abbandonare visto l’elevato rischio di effetti indesiderati, a fronte di una modesta o nulla efficacia sull’andamento di alcune malattie. I loro consigli, dal raffreddore alla polmonite, per trattare i pazienti in modo efficace, senza contribuire all’incremento dell’antibiotico-resistenza

La stagione si presta molto a questa riflessione, vista l’epidemia influenzale al picco e le migliaia di pazienti affetti da complicanze respiratorie che affollano ambulatori e pronto soccorso. In generale infatti, sono proprio bronchiti e polmoniti ad assorbire la maggior parte delle prescrizioni di antibiotici, fatte a pazienti ambulatoriali.
 
Del ‘fenomeno’ si occupano estesamente l’American College of Physicians (ACP) e i Centers for Diseases Control and Prevention (CDC) in un lavoro appena pubblicato su Annals of Internal Medicine nel quale vengono forniti suggerimenti per una corretta prescrizione di antibiotici per le infezioni acute del tratto respiratorio (ARTI) negli adulti.
 
“L’inappropriata prescrizione di antibiotici per le ARTI – afferma Wayne J. Riley,  presidente dell’ACP - contribuisce in maniera importante alla diffusione delle infezioni antibiotico-resistenti, che rappresentano una minaccia per la salute pubblica. Ridurre l’uso eccessivo di antibiotici per le ARTI negli adulti rappresenta dunque una priorità clinica, oltre che un modo per migliorare la qualità di vita, ridurre i costi delle cure sanitarie e rallentare o prevenire la crescita dell’antibiotico-resistenza”.
 
Le ‘ARTI’, che comprendono una vasta gamma di infezioni dal raffreddore, alle bronchiti semplici, alla faringite, alle sinusiti, alla polmonite, rappresentano il motivo più comune di visita ambulatoriale. Secondo dati dei CDC non pubblicati, per queste patologie, la percentuale di prescrizioni antibiotiche inutili o inappropriate in ambito ambulatoriale si avvicina al 50%, che tradotto in termini economici ammonta a 3 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti. E il problema non si esaurisce al capitolo ‘spreco’, perché gli antibiotici sono responsabili tra l’altro anche di un gran numero di reazioni avverse da farmaci. Un accesso al pronto soccorso su cinque tra quelli da reazioni indesiderate a farmaci è causato da un antibiotico.
 
Raffreddore. I medici non dovrebbero prescrivere antibiotici ad un paziente con un semplice raffreddore ovviamente, ma dovrebbero spiegare al paziente che la sintomatologia può durare fino a due settimane e che la somministrazione di antibiotici, oltre che inutile potrebbe risultare anche pericolosa. E che solo in caso di complicanze o di durata inusuale dei sintomi sarà necessaria la rivalutazione del paziente.
 
Nel caso delle bronchiti non complicate, non è necessario fare esami o prescrivere antibiotici, a meno che non si sospetti un focolaio broncopneumonico. Si invece alla terapia sintomatica con calmanti della tosse, espettoranti, antistaminici, decongestionanti e beta-agonisti.
 
Per i pazienti con ‘mal di gola’ gli esperti consigliano terapia analgesica (aspirina, acetaminofene, FANS, caramelle per la gola). Il medico dovrebbe rassicurare il paziente, spiegando che il decorso abituale di un ‘mal di gola’ è in genere di una settimana e che gli antibiotici, oltre al rischio di effetti collaterali, hanno scarso effetto sui sintomi. Certo, nel sospetto di una faringite da Streptococco di gruppo A (febbre persistente e sintomi suggestivi) è indicato un tampone faringo-tonsillare con esame colturale o la sierologia per streptococco; in caso di positività andranno naturalmente usati gli antibiotici.
 
Le sinusiti non complicate in genere si risolvono senza necessità di ricorrere agli antibiotici, persino quando a eziologia batterica. La maggior parte dei pazienti con sinusite avrà dunque più effetti indesiderati che benefici dall’uso degli antibiotici. Per questo gli esperti consigliano solo terapia di supporto (analgesici per calmare il dolore e antipiretici in caso di febbre). La terapia antibiotica andrebbe riservata a quei casi con sintomi persistenti oltre i 10 giorni, peggioramento della sintomatologia, comparsa di febbre (superiore a 39°) e di secrezioni nasali purulente, dolore facciale perdurante per almeno 3 giorni consecutivi oppure peggioramento dei sintomi dopo una tipica malattia virale durata 5 giorni e inizialmente migliorata (sovrainfezione batterica).
 
Il lavoro pubblicato suggerisce anche strategie evidence-based per aiutare i medici a prescrivere gli antibiotici in maniera appropriata e raccomanda di costruire una solida alleanza medico-paziente anche nell’ottica di prevenire l’utilizzo inappropriato di antibiotici.
 
Maria Rita Montebelli

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