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Venerdì 05 FEBBRAIO 2016
Il consumo globale di bevande zuccherate è in aumento, ma non in Italia. Lo studio inglese

Una nuova ricerca della City University London e della University of North Carolina pubblicata sulla rivista medica Lancet Diabetes & Endocrinology  rivela che la dieta del mondo sta diventando più dolce, nonostante le politiche e le campagne a favore della riduzione del consumo di zuccheri. Cile, Messico e Usa in vetta ai consumi. In Italia invece sono calati del 10% negli ultimi 5 anni.

Una nuova ricerca condotta dai ricercatori della City University London (Regno Unito) e della University of North Carolina (USA) ha confermato che la dieta globale sta diventando più dolce, soprattutto per quanto riguarda le bevande.
 
Lo studio, pubblicato sulla rivista medica Lancet Diabetes & Endocrinology ha rivelato che il consumo di bevande zuccherate è in forte aumento nei paesi a basso e medio reddito, mentre sta calando nelle regioni a reddito elevato. Tuttavia, il calo nei paesi più abbienti si è verificato in concomitanza con l'aumento del consumo di bevande energetiche e sportive.
 
La Germania consuma il maggior numero di bevande zuccherate pro capite in Europa ed è al sesto posto a livello mondiale, superando Regno Unito (29°), Francia (34°) e Italia (37°).
 
I ricercatori, la Professoressa Corinna Hawkes della City University London e il Professor Barry Popkin della University of North Carolina, hanno concluso che i governi stanno facendo progressi nel ridurre il consumo di zuccheri, ma che dovrebbero essere introdotte ulteriori misure.
 
I numeri. Secondo i dati relativi al 2014, in una lista di 54 paesi su tutto il globo, il Cile è in testa alla classifica per il numero di calorie a testa vendute quotidianamente in bevande zuccherate.
 
Il Messico si trova al secondo posto e gli Stati Uniti al terzo, lasciando la loro posizione di maggior consumatore al mondo che hanno mantenuto nel corso degli ultimi 15 anni.
 
In Italia il consumo di bevande zuccherate è sceso da 55,47 chilocalorie a testa al giorno nel 2009 a 49,48 chilocalorie nel 2014.
Anche il consumo di bevande energetiche e sportive è leggermente calato in Italia, passando da 1,83 chilocalorie a testa al giorno nel 2009 a 1,65 chilocalorie nel 2014.
 
"La nostra ricerca – ha affermato la Professoressa Hawkes - mostra che il resto del mondo sta raggiungendo i livelli di consumo di zuccheri degli Stati Uniti. La buona notizia è che in molti paesi si stanno applicando delle politiche per ridurre l'apporto di zuccheri, specialmente quelli provenienti dalle bevande zuccherate. La cattiva notizia è che non viene ancora svolta un'azione sufficiente. Sappiamo che le politiche sono fattibili e i dati che cominciano a emergere ne mostrano l'efficacia, come ad esempio la tassa sulle bibite gassate applicata in Messico. I governi dovrebbero realizzare delle politiche esaurienti che riducano l'apporto di zuccheri, contenute all'interno di più ampie strategie che garantiscano un'alimentazione più sana a tutta la popolazione”.
 
L'analisi mostra che le quattro regioni con il più alto consumo di bevande zuccherate sono l'America del Nord, l'America Latina, l'Australasia e l'Europa Occidentale.
 
Il consumo sta precipitosamente aumentando in paesi a basso e medio reddito in America Latina, Caraibi, Africa, Medio Oriente, Asia e Oceania, dove urge un'azione immediata.
 
Gli effettivi negativi sulla salute. Il nuovo studio riunisce le prove degli effetti negativi che le bevande zuccherate possono avere sulla salute, confermando la loro connessione a problemi quali il sovrappeso e il diabete.
 
Comunque i ricercatori spiegano che c'è una mancanza di consenso sugli effetti che le bevande con dolcificanti a basso contenuto calorico e i succhi di frutta possono avere sulla salute.
 
Il consumo di bevande zuccherate sembra essere in calo nei paesi in cui sono state introdotte delle tasse mirate, inclusi Messico, Francia, Finlandia e Ungheria.
 
In assenza di un intervento da parte dei governi, i ricercatori prevedono che il consumo aumenterà nel resto del mondo e si avvicinerà alla situazione statunitense, dove il 68% dei cibi e delle bevande confezionati contiene dolcificanti calorici.

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