quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 11 FEBBRAIO 2016
Diabete di tipo 2. Sitagliptin rallenta l’aterosclerosi nei pazienti trattati con l’insulina

La riduzione del progressivo ispessimento della parete delle carotidi, legata al farmaco, ha mostrato un effetto positivo contro ictus e infarto. Lo studio su Diabetes Care.

(Reuters Health) – Il rallentamento dell’ispessimento dello strato interno delle carotidi sarebbe il meccanismo alla base della protezione nei confronti dell’aterosclerosi da parte dell’ipoglicemizzante sitagliptin nei pazienti con diabete di tipo 2, che fanno uso di insulina. Ad indagare l’effetto del farmaco sono stati lacuni ricercatori giapponesi, coordinati da Tomoya Mita della Juntendo University Graduate School of Medicine di Tokyo, che hanno pubblicato i risultati dello studio multicentrico Sitagliptin Preventive Study of Intima-Media Thickness Evaluation (SPIKE) sulla rivista Diabetes Care. Per lo studio, sono stati coinvolti 282 pazienti con diabete di tipo 2 trattati con insulina, ai quali sono stati assegnati in modo randomizzato i due trattamenti: sitagliptin o la terapia convenzionale senza gli inibitori della DPP-4. Nessuno dei malati aveva raggiunto il controllo del glucosio nel sangue, nonostante il trattamento con insulina e una opportuna dieta associata a esercizio fisico. Inoltre, nessuno dei diabetici aveva avuto malattie cardiache.
 
Gli obiettivi del trial
Il primo obiettivo dello studio è stato verificare, attraverso un’ecocardiografia, i cambiamenti nello spessore medio-intimale della parete delle carotidi dopo 104 settimane di trattamento, misurando sia lo spessore medio che lo spessore massimo raggiunto nelle singole carotidi, quella di destra e quella di sinistra..Alla fine del lavoro, lo spessore medio di entrambi i vasi e lo spessore massimo della carotide di sinistra sono risultati significativamente ridotti nelle persone che avevano assunto sitagliptin, rispetto ai diabetici trattati con la sola terapia convenzionale. Da uno spessore medio ridotto a 0,029 mm nei pazienti trattati con sitagliptin, si è passati infatti a uno spessore aumentato fino a 0,024 mm nei soggetti in terapia convenzionale. Ancora più netto il dato sullo spessore maggiore della carotide sinistra che è passato da una riduzione a 0,065 mm nei diabetici trattati con l’inibitore della DPP-4 a un spessore aumentato di 0,022 mm nei pazienti non trattati con questo ipoglicemizzante. Lo stesso effetto, tuttavia, non è stato rilevato valutando lo spessore massimo della carotide destra, dove c’è stata una riduzione di 0,007 mm tra il gruppo trattato con sitagliptin e un aumento a 0,027 mm nei pazienti in terapia convenzionale.
 
I riflessi sul diabete
Per quanto riguarda l’effetto antidiabetico, la riduzione dei livelli di glucosio nel sangue è stata più marcata sempre nei pazienti trattati con sitagliptin, con una diminuzione dello 0,5% contro lo 0,2% delle terapie convenzionali senza inibitori della DPP-4. “Anche se i dati raccolti suggeriscono un effetto nel ridurre la progressione dell’ispessimento delle pareti delle carotidi – ha dichiarato Mita – è necessario un trial clinico su larga scala per validare l’uso degli inibitori della DPP-4 nella prevenzione primaria di malattie cardiovascolari nei pazienti affetti da diabete di tipo 2”.
 
Fonte: Diabetes Care
 
Joan Stephenson
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

© RIPRODUZIONE RISERVATA