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Martedì 19 APRILE 2011
L’integrazione come volano per l’assistenza agli anziani sul territorio
Questo il messaggio lanciato all’Anchise day, una giornata di formazione e confronto a 360° sul tema dell’assistenza sul territorio alla popolazione anziana. L’evento, organizzato da Arvamed, cooperativa di medici attiva nel XV° municipio di Roma, ha visto protagonisti medici, operatori sanitari, cittadini e amministratori tutti allo stesso tavolo per discutere sul tema del rafforzamento della rete socio-sanitaria come risposta alla crescente domanda di assistenza per la popolazione over 65.
La crescita della popolazione anziana è una tendenza ormai costante nel nostro Paese così come risulta essere univoca la necessità di rimodulare l’offerta sanitaria territoriale proprio in virtù dell’aumento degli over 65. L’anziano necessità di un’assistenza diversificata, di strutture socio-sanitarie alternative e di percorsi che lo aiutino a non isolarsi. La congiuntura economica è sì ampiamente deficitaria, ma ciò non ferma l’attività dei medici che in un contesto di domanda crescente si trovano sempre più soli di fronte ai problemi reali. Così, la cooperativa medica Arvamed, attiva dal 2001 nel XV° municipio (155.000 abitanti) della Capitale ha deciso di dedicare un’intera giornata, lo scorso 16 aprile, alle problematiche clinico-socio-sanitarie che riguardano la popolazione anziana, l’Anchise day appunto.
“Nel nostro municipio una persona sua quattro ha più di 65 anni – spiega il presidente di Arvamed Luigi de Lucia – e la percentuale è in aumento. Su questo tema sono anni che proponiamo progetti per migliorare l’assistenza ma abbiamo ricevuto solo molti complimenti e pochi fatti. Dovremmo effettuare uno screening completo della popolazione anziana, un vero e proprio censimento che ci possa far intercettare i bisogni di una fetta di popolazione che ha assoluta necessità di assistenza e che non esce quasi mai di casa ed è spesso affetta da più patologie. Il nostro obiettivo è quello di realizzare una rete integrata che coinvolga medici, famiglie, Associazioni di volontariato, Asl, Professionalità sanitarie e Istituzioni che sia in grado realmente di rispondere adeguatamente alla moltitudine di bisogni e necessità che ha questa fetta di popolazione che, in molti casi, sopravvive con la sola pensione sociale. Inoltre si dovrebbero coinvolgere gli stessi anziani, creando e formando dei gruppi di auto-mutuo-aiuto. Un progetto di questo tipo non può che produrre risultati, sia sul piano economico che su quello sociale”. Le scarse risorse disponibili in questo periodo, però, non aiutano e i medici si sentono troppo spesso lasciati soli anche perché negli ultimi anni sta venendo a mancare un elemento decisivo nell’assistenza all’anziano: la famiglia.
“In questi ultimi anni l’unico vero punto di riferimento per l’anziano è diventato il medico di famiglia – spiega la d.ssa Paola Iaricci - che è l’unica figura sanitaria che frequenta il domicilio dei pazienti. Credo ci sia bisogno di una maggiore integrazione tra i vari attori della sanità: Medico-Asl-Ospedale per costruire di percorsi di cura appropriati”.
Intervenuto durante i lavori anche il presidente del XV° municipio Gianni Paris che ha spiegato come “nonostante la limitata disponibilità di risorse e la difficoltà ad intercettare i bisogni degli anziani abbiamo attivato, oltre agli 8 centri anziani presenti sul nostro territorio, molti progetti assistenziali (sull’emergenza, assistenza domiciliare, trasporti agevolati e post dimissioni ospedaliere) nell’ambito delle nostre competenze in materia di politiche sociali”. “Tutto ciò – ha sottolineato Paris - non è tuttavia sufficiente, servono più fondi anche perché il nostro municipio ha una popolazione come quella di Reggio Emilia con una percentuale (in crescita) di over 80 che si attesta al 5,4. Il nostro obiettivo è in ogni caso quello di continuare a stringere collaborazioni con la Asl e il Distretto per favorire la creazione di percorsi assistenziali comuni”.
A chiudere la giornata Alberta Sonnino, responsabile per la Asl Roma D per l’assistenza domiciliare e residenziale che ha specificato come “sia necessario un linguaggio comune tra gli operatori sanitari (Mmg-Asl-Ospedale) e ci sia bisogno di uno scambio di informazioni e di una maggiore integrazione e compartecipazione in un’ottica di collaborazione”. Su questo tema la Sonnino ha poi illustrato un nuovo progetto di dimissioni protette per gli anziani che prevede come al momento delle dimissioni dall’ospedale vi sia la presenza del Mmg, della Asl e dei familiari per poter costruire insieme un percorso assistenziale tarato sui bisogni del paziente. Il territorio dunque si muove e cerca di adattarsi ai diversi bisogni dell’anziano anche se la limitata disponibilità di fondi rende la strada tutta in salita.
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