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Giovedì 17 MARZO 2016
Toscana. All’Aou di Pisa il primo programma di trapianto “a caldo” d’Italia

Il fegato destinato al trapianto è conservato all'interno di una macchina e perfuso con sangue a 37°C, mantenendolo perfettamente vitale alla temperatura fisiologica di 37°C, come fosse nel corpo umano. A breve partirà uno studio clinico, primo nel suo genere, per valutare e verificare i potenziali benefici nel contesto regionale.

Un rivoluzionario programma di trapianto di fegato ha preso il via nell'Unità operativa di chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell'Azienda ospedaliero universitaria Pisana (AOUP) diretta dal professor Franco Filipponi, in cui l'organo destinato al trapianto viene conservato all'interno di una macchina e perfuso con sangue a 37°C, mantenendolo perfettamente vitale alla temperatura fisiologica di 37°C, esattamente come fosse nel corpo umano, prima dell'impianto nel ricevente. L'innovativa tecnica è stata introdotta dai chirurghi Davide Ghinolfi e Daniele Pezzati che, grazie alla collaborazione dei dottori Emanuele Balzano, Laura Coletti e Paolo De Simone, alcune settimane fa hanno eseguito con successo l'intervento, il primo mai fatto in Italia.

"Notizie come questa mi riempiono di soddisfazione - è il commento dell'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi - E per fortuna ne arrivano molte dai nostri ospedali e dai nostri centri di eccellenza. Questo significa che la sanità toscana è in grado non solo di curare e assistere bene i suoi cittadini, ma anche di sperimentare tecniche innovative, come quella attuata a Pisa, che migliorano sempre le performance e ottengono risultati sempre più soddifsacenti. Mi congratulo con l'équipe del professor Filipponi e con tutti i professionisti che con impegno e dedizione hanno reso possibile questo intervento. E' di due mesi fa la notizia che il Centro trapianti di fegato dell'AOU Pisana è al vertice della classifica nazionale per numero di trapianti. Alla quantità si accompagna un'altissima qualità".

“Nella comune pratica clinica – spiega una nota congiunta della Regione e Aou Pisana - l'organo, nel periodo che va dal prelievo nel donatore al successivo impianto nel ricevente, viene conservato in ghiaccio ad una temperatura variabile tra gli 0 e i 4°C. Questo tipo di conservazione, pur avendo il vantaggio di rallentare il metabolismo, non protegge l'organo da danni che sono tanto maggiori quanto più prolungato è il tempo trascorso in questo ambiente non fisiologico. In questo caso invece, il fegato, dopo essere stato prelevato dal donatore e trasportato a Pisa, è stato alloggiato nella macchina che lo ha mantenuto perfettamente vascolarizzato con sangue umano ossigenato e ricco di componenti nutritizie. Durante questo periodo ne sono stati monitorati i parametri funzionali e le capacità metaboliche”. Il decorso post-operatorio del paziente è stato regolare.

La tecnologia in questione è stata sviluppata dalla ditta Organ Assist di Groeningen (Paesi Bassi) ed è distribuita in Italia dalla Avio Nord, da sempre impegnata in ambito trapiantologico. Al momento sono pochissimi i Centri Trapianti che, nel mondo, dispongono di questi strumenti e hanno mai eseguito procedure simili.

La nota annuncia infine che a breve partirà uno studio clinico, primo nel suo genere, per valutare e verificare i potenziali benefici dell'introduzione della macchina nel contesto regionale. Spiega Davide Ghinolfi, chirurgo presso il Centro di Pisa e responsabile del progetto: "Queste nuove tecnologie ci permetteranno una valutazione molto più accurata degli organi da trapiantare, basata su criteri funzionali, garantendo maggiore sicurezza e qualità alla pratica trapiantologica. Inoltre, il fatto di mantenerli perfettamente perfusi in ambiente simile a quello fisiologico ci darà l'opportunità di eseguire metodiche di ricondizionamento in grado di ottimizzare le performance dell'organo stesso. Sono scenari assolutamente nuovi e molto stimolanti di cui i nostri pazienti potranno beneficiare a breve e per i quali, grazie al supporto di OTT e della Regione Toscana, abbiamo iniziato ad intraprendere programmi di ricerca dall'altissimo profilo innovativo".

"L'auspicio principale è che l'introduzione di questa tecnologia possa contribuire ad ampliare il numero dei potenziali donatori – spiega Franco Filipponi - minimizzando il numero e la severità delle complicanze legate alla inevitabile fase di conservazione dell'organo. Siamo molto soddisfatti dei successi preliminari ottenuti, che dimostrano come il centro di Pisa, che quest'anno si è laureato il maggiore centro trapianti di fegato d'Italia, sia all'avanguardia anche nell'utilizzo delle più recenti scoperte tecnologiche applicabili alla trapiantologia".

L'introduzione di questa macchina per la perfusione normotermica d'organo è stato possibile grazie al supporto di OTT (Organizzazione Toscana Trapianti) e della Regione Toscana. Spiega Adriano Peris, direttore di OTT: "Lo sforzo del sistema trapiantologico regionale è volto a massimizzare tutte le potenziali risorse donative e rendere il trapianto una possibilità terapeutica accessibile a tutti coloro che ne hanno bisogno. Anche quest'anno il sistema donativo e trapiantologico regionale ha confermato gli ottimi risultati degli anni precedenti, dimostrandosi una realtà di riferimento a livello nazionale ed internazionale ma riteniamo che, grazie al supporto della Regione, potremo ulteriormente implementare i nostri risultati".

Riguardo all'impegno del personale, il professor Filipponi precisa che tutti questi risultati non sarebbero possibili senza l'abnegazione e lo spirito di sacrificio del personale del Centro Trapianti di Fegato e delle Unità Operative che con esso collaborano. Un particolare ringraziamento va a chi ha reso possibile queste iniziali esperienze: tutto il personale medico ed infermieristico dell'unità operativa e delle sale operatorie, della UO di anestesia e rianimazione del trapianto di fegato (direttore Gianni Biancofiore), della UO di medicina trasfusionale e biologia dei trapianti (direttore Fabrizio Scatena), del servizio di anatomia patologica e di patologia clinica (direttore Aldo Paolicchi). Senza il loro impegno costante, ben al di là degli impegni contrattuali, niente di tutto questo sarebbe possibile".

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