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Giovedì 17 MARZO 2016
Epatite C. Epac Onlus: “Boom del turismo farmaceutico per acquistare farmaci generici”

Sono sempre di più i pazienti che tentano di procurarsi farmaci generici per l'epatite C in India o Egitto. E per aggirare le normative che limitano l'importazione di farmaci non registrati in Italia "c'è chi fa scalo in Germania o Francia, o ancora chi li fa arrivare presso amici e parenti che abitano in stati limitrofi". Questa la denuncia dell'Associazione che rivolge un appello a Renzi e Padoan per predisporre "uno stanziamento urgente pluriennale".

E’ ormai diventata la richiesta principale dei pazienti: "Come posso fare a procurarmi i farmaci generici per l’epatite C, in India o in Egitto”. Questa la denuncia dell'Associazione EpaC onlus che si trova a dover gestire questo fenomeno dall’introduzione dei nuovi e potentissimi farmaci per curare l’epatite C.
 
"Tutti i giorni riceviamo una media di tre o quattro richieste che riguardano i farmaci generici: la maggior parte dei pazienti vuole sapere come procurarsi questi farmaci, ma c’è chi li ha già comprati e cerca un medico disponibile a seguirlo durante la terapia, e chi addirittura ha deciso di curarsi da solo poiché il medico si è rifiutato di avere a che fare con farmaci dalla dubbia provenienza", spiega l'Associazione.
 
EpaC onlus non può dare alcun tipo di indicazione specifica, poiché esistono normative precise che limitano l’importazione ad uso personale di farmaci non registrati in Italia, e "perché non possiamo garantire nulla sulla qualità dei farmaci proposti e in bella vista su centinaia di siti internet". Ma nessuno può fermare i pazienti che vogliono guarire, ed ecco che trovano vie fantasiose per tornare in Italia con i preziosi flaconcini: c’è chi fa scalo in Germania o Francia, (dove pare i doganieri facciano meno domande), chi fa arrivare i farmaci presso amici o parenti che abitano in stati limitrofi, chi si procura un visto per motivi di salute, chi va in India e si cura direttamente sul luogo, vista l’abbondanza di cliniche e medici che sanno il fatto loro. Chi compra online rischia molto di più, in tutti i sensi.

Il passaparola corre veloce nei social, soprattutto quando qualche paziente che ha utilizzato un generico riesce a guarire. In tanti non aspettano altro di sentire questo: i generici funzionano e costano poco. E i titubanti rompono gli indugi.
 
"Non solo: come denunciato nella trasmissione PresaDiretta del 13 Marzo, qualche ex paziente ha iniziato a fare la spola dall’Italia all’India - spiega EpaC Onlus -. 'Traffichiamo in farmaci salvavita e non guadagnamo un euro', dicono senza mezzi termini. Un fai – da – te che lascia senza fiato e sancisce l’impotenza dello stato nel garantire cure innovative a tutti. Già da diversi mesi continuiamo a monitore questo fenomeno, un chiaro danno collaterale delle limitazioni di accesso al farmaco, e abbiamo anche indicato la soluzione: devono essere rimosse tutte le limitazioni di accesso tuttora in vigore affinchè i medici curanti possano programmare le terapie con tutti i loro pazienti. Nel momento in cui indichiamo una data, ovvero un arco temporale entro il quale il paziente sarà curato, quel paziente si tranquillizza, ci confermano diversi medici. 'Non vogliamo aspettare che la malattia progredisca' oppure 'Non voglio rischiare oltre di contagiare qualcuno' protestano arrabbiati i pazienti. E come dargli torto".
 
"Serve un patto sociale. Dobbiamo passare dal 'chi curare' al 'quando curare'. Tutti (o quasi) concordi, ma c’è un particolare: non può succedere nulla se non ci sono le coperture economiche, ci viene detto. E allora facciamo un appello al Presidente del Consiglio Renzi e al Ministro delle Finanze Padoan di predisporre uno stanziamento urgente pluriennale per consentire la cura di tutti i pazienti diagnosticati ed eleggibili a un trattamento per l’epatite C affinchè il nostro Ssn sia davvero universalistico, perché al momento non lo è affatto: centinaia di pazienti stanno acquistando le terapie pagando di tasca propria, anche rischiando di assumere farmaci contraffatti. E’ questa la sanità che vogliamo?", conclude EpaC Onlus. 

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