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20 MARZO 2016
Quella “rete” che controlla l'infermieristica e la tiene a freno



Gentile Direttore,
se mi chiedessero di rappresentare in questo momento la figura dell’infermiere, l’immagine che mi viene in mente è quella del mulo con davanti al muso una carota legata al bastone recato in mano dal fantino. Il mulo sono gli infermieri, la carota sono i dovuti riconoscimenti che da anni vengono disattesi: l’istituzione dell’ordine; il riconoscimento delle competenze avanzate; il riconoscimento dei titoli accademici conseguiti; l’istituzione delle lauree magistrali ad indirizzo clinico;… Quello che non mi è del tutto chiaro è chi sia il fantino che con le mille promesse irrealizzate fa procedere la professione, ormai per inerzia. Per molto tempo ho individuato nel fantino portatori di interessi diversi da quelli della professione infermieristica, siano questi politici o di altre professioni che, erroneamente, ci individuano come possibili competitori.

In questo quadro, tutto era chiaro, il “nemico” (uso questo termine come metafora, perché io, per mia natura, non ho nemici tutt’al più interlocutori) ben individuato, l’interesse che questi aveva nel non farci raggiungere la carota, anche.

Poi inizi a confrontarti, inizi a proporre azioni comuni contro il “nemico” comune e ti accorgi che anche le cose più semplici da realizzare sono “impantanate” in quella commissione che magari deve essere rinnovata, o che sono ferme in quel tavolo che non riesce a riunirsi, oppure che quell’ente, spesso presente quando si parla di infermieri fra infermieri e sempre prodigo nel rimarcare la fondamentale importanza di questa professione in qualsiasi ambito della sanità, non inserisce nemmeno un infermiere nel suo organigramma ma ha al suo interno, ben rappresentate, altre professioni sanitare…
Lentamente, ma nemmeno troppo, si insinua il dubbio, allora inizi a notare che non tutta la professione è ferma da anni ma che c’è una parte, piccola, che progressi ne ha fatti e come (proponendosi e, per certi versi diventando, altra cosa), che ci sono norme che danneggiano i professionisti infermieri superabili solo con un confronto interno alla professione e che non vengono affrontate, che la forza che può avere una professione intellettuale composta da quattrocentotrentamila professionisti è abilmente tenuta a freno, che… Inizi allora a pensare che il fantino potrebbe avere una faccia amica e molte cose assumono nuova luce, più chiara.

La “rete” che controlla l’Infermieristica ha maglie ben strette e qualsiasi “smagliatura” in questa è prontamente arginata rinsaldando i nodi che le sono intorno. Si fatica ad individuare voci dissonanti, più spesso sembrano le grida di chi non è invitato a partecipare.

Non posso e non voglio credere che il quadro che ho disegnato corrisponda al vero, sono sicuro che i fatti mi smentiranno, che questa visione sia il frutto di un mio incommensurabile abbaglio e della mia incapacità di leggere il contesto.

Scrivo questo per l’amore che nutro per questa professione e mi compatirete se trovate le mie astrazioni sciocche e insensate, spero solo che almeno possano servire da stimolo a riavviare il dinamismo che la nostra professione, in questo momento, sembra aver perso.
 
Emiliano Carlotti 
Il Presidente del Collegio IPASVI di Pisa

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