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Giovedì 04 AGOSTO 2016
C’è del marcio in Danimarca. La relazione pericolosa tra Università e Regioni

Nella maggior parte dei Paesi Europei le facoltà di Medicina rappresentano scuole separate e distinte dal resto dell' Università. In Italia il condizionamento e il peso delle facoltà di Medicina sulla vita della Sanità, e delle Università, è diventato insostenibile, per cui è urgente e necessario ricollocare nel sistema sanitario, e nei suoi vincoli, anche economici, i policlinici a gestione diretta e le aziende integrate. 

Il caldo estivo ha rianimato in molte Regioni i Protocolli di intesa con le Università , di cui si era quasi persa traccia. Dalle Alpi alle Piramidi, dalla Liguria alla Sicilia, dal Friuli alla Emilia Romagna è tutto un fiorire di intese che annunciano, con squilli di tromba, magnifiche e progressive sorti per il sistema integrato didattica-assistenza-ricerca, sotto l’egida di una unica regia, e lasciamo indovinare ai lettori quale.
 
Il filo rosso di questa intensa attività legislativa è rinvenibile in un rinnovato tentativo di sancire una subalternità professionale ed organizzativa dei Medici ospedalieri, in un rilancio della presenza universitaria entro le strutture del Ssn, tanto minacciosa quanto vaghi ne sono i limiti, nella pretesa che siano la provenienza istituzionale e l’autoreferenzialità ad orientare il processo di organizzazione e di gestione delle Aziende Integrate. Si configura, di fatto, la subordinazione delle necessità assistenziali a quelle didattiche, vere o presunte, fermi restando per il Ssr, e per i suoi cittadini che non eleggono di certo i Rettori, tutti gli obblighi connessi al finanziamento, e l’affidamento ad altra istituzione di pezzi importanti del Ssn. I ruoli istituzionali appaiono confusi e sovrapposti.

Gli stessi Assessori che lamentano la scarsità delle risorse economiche disponibili per la sanità pubblica e che, a getto continuo, promuovono, senza differenze di colore politico, manovre di riorganizzazione che chiamano i medici ospedalieri a pesanti sacrifici in termini di prospettive di carriera, peggioramento delle condizioni di lavoro, mancata valorizzazione economica di una professione che continua a rappresentare la spina dorsale dei vari Servizi Sanitari Regionali, trovano il modo di corrispondere a gruppi privilegiati, ed ad invarianza di attività, prebende e migliori condizioni di lavoro e di carriera, attraverso comportamenti degni del marchese del grillo. A cominciare dall’Assessore della Emilia Romagna che paga 12 euro l’ora lordi il lavoro professionale di un cardiochirurgo, usa a piene mani il tank shifting per tagliare il lavoro dei Medici, è capofila dell’eterno rinvio “alla prossima volta” di un riequilibrio della distribuzione del Fsn, con buona pace dei Governatori del meridione.

Anche in tempi di tagli e ritagli strutturali, l’Università è variabile indipendente del sistema sanitario, sfuggendo, pur rappresentando un importante centro di spesa e fattore di costo, ad ogni forma di riorganizzazione o razionalizzazione, ad ogni richiesta in termini di quantità e qualità di lavoro, efficienza ed efficacia, appropriatezza organizzativa, verifica e valutazione delle attività, tenuta al riparo dallo tsunami che sta alterando l’organizzazione del servizio sanitario e le condizioni di lavoro e di carriera dei suoi medici.

Le intese non servono per intervenire sul numero di primariati e di posizioni equivalenti, tanto fantasiose quanto pletoriche, i cui titolari incassano, come alcuni dirigenti Rai, lo stesso trattamento economico dei direttori di struttura complessa senza dirigere alcunchè. Anzi, strutture complesse e semplici a direzione universitaria, spesso artificiose, sono in perenne fetazione, tanto che accontentano 1 universitario su 3, a dispetto delle stesse risultanze del Pne, malgrado i loro costi, a differenza di quelle ospedaliere, pesino direttamente sui bilanci regionali, gli indicatori di produttività siano spesso insoddisfacenti ed il prodotto formativo insufficiente per quantità e qualità. Non conoscono diminuzioni ma al massimo congelamenti, in attesa dell’erede designato, anche se non poche sono microstrutture con un indice operativo al di sotto di soglie minime di efficacia e di economicità, prive di una congrua quantità di personale universitario assegnato, che utilizzano circa 25000 giovani medici, abilitati e pagati dallo Stato, come forza lavoro a basso costo per produrre volumi di attività che facciano da paravento alla loro esistenza . Insomma, la sanità universitaria vive ed è autorizzata a comportarsi come corpo separato, al riparo da ogni velleità di controllo, di limitazione o di misurazione del prodotto fornito.
 
In Italia il numero di Facoltà di Medicina è superiore a quello della Germania, che pure ha 20milioni di abitanti in più, ed il loro personale docente , oltre al compito di portare gli studenti al conseguimento di una Laurea, ha anche, unico caso in Europa, l'esclusiva della formazione specialistica post-laurea, per l'attribuzione di un titolo di studio indispensabile per potere lavorare all’interno del Ssn. Inoltre, a differenza di quanto accade nelle altre Facoltà, i titolari di cattedra universitaria in servizio presso i Policlinici e le aziende integrate hanno diritto, automatico, alla direzione, e, se non esiste, alla creazione, di una Struttura Complessa, cui la azienda deve fornire spazi, strutture, risorse materiali ed umane.
 
Alla faccia del rapporto fiduciario invocato come un mantra da Regioni e direttori generali ad ogni timida ipotesi di cambiamento del sistema di nomina dei direttori di struttura ospedalieri, chi perviene alla cattedra in base a valutazioni legate al suo ruolo di docente e di ricercatore (quando avviene correttamente), acquisisce “il diritto” di dirigere una struttura assistenziale, fino a farsela creare ex novo, senza che nessuno abbia modo di valutarne le capacità cliniche o operatorie, né al suo ingresso nel Ssn, né in periodi successivi, e tantomeno di sceglierlo in un elenco di idonei. Basta la parola, come nella pubblicità.
 
Nessuna meraviglia che, non di rado, si trovino Direttori di Clinica Chirurgica frequentatori poco abituali di sale operatorie o che Direttori di Cliniche Pediatriche non siano nemmeno specialisti in Pediatria. Le Regioni negano ai propri cittadini professionisti valutati attraverso pubblico concorso e non imposti "dall'alto, secondo insindacabili criteri, infischiandosene degli obblighi di trasparenza nonché di ripetute sentenze che vietano alle Aziende Sanitarie di affidare, senza concorso pubblico, incarichi di primari di reparti ospedalieri a professori universitari.
 
Di fronte ad un mondo che si assegna una alterità assoluta, nella quale intravede il solo modo di sopravvivere, che si ritiene sciolto da ogni legge, ordine, regole, Governo e Regioni alzano le mani. Un sistema politico , soprattutto regionale, gregario e senza autonomia, abbacinato da magnifici ed amplissimi, permette che il pensiero forte di una istituzione che si lobbizza detti regole e nomine. E scopra anche la tentazione di raggiungere direttamente il legislatore, cogliendo addirittura l’occasione delle leggi di stabilità per provvedimenti funzionali ai propri interessi. Siamo nel campo della pura autoreferenzialità, di cui ignoriamo il costo effettivo, in crescita per la progressiva trasformazione, cui stiamo assistendo dappertutto, delle aziende integrate in policlinici a gestione diretta universitaria, fermi restando per il Ssn tutti gli obblighi connessi al finanziamento e, da ultimo, anche al reclutamento a proprie spese del personale universitario.

Nella maggior parte dei Paesi Europei le facoltà di Medicina rappresentano scuole separate e distinte dal resto dell' Università. In Italia il condizionamento e il peso delle facoltà di Medicina sulla vita della Sanità, e delle Università, è diventato insostenibile, per cui è urgente e necessario ricollocare nel sistema sanitario, e nei suoi vincoli, anche economici, i policlinici a gestione diretta e le aziende integrate.

Un sistema incapace di autoriformarsi che convive con una politica incapace di dare regole e farle rispettare, potrà durare anche in questi tempi liquidi ed avari? Durerà, vedrete. Senza che arrivi mai la volta o la svolta buona o il simulacro di un cambiamento di verso che né le Regioni né il Ministro della Università o quello della Salute dimostrano di volere perseguire. Fino a portare al fallimento, dopo il sistema formativo, quello assistenziale. 
 
Costantino Troise
Segretario Nazionale Anaao Assomed

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