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Venerdì 07 OTTOBRE 2016
San Camillo. Gelli (Pd): “Il paziente doveva essere indirizzato verso un Hospice. Ancora poco conosciuta legge su cure palliative”

Così il responsabile sanità del Pd interviene sulla vicenda del malato terminale lasciato morire in barella, nel caos, dopo 56 ore di Pronto Soccorso. "Non è possibile che nessuno, in tutte quelle ore di attesa, abbia informato il malato ed i suoi familiari sul loro diritto di poter essere presi in carico in un Hospice dedicato proprio al fine vita. Urge una verifica sul funzionamento della rete oncologica del Lazio".

"La triste vicenda accaduta al San Camillo di Roma, con un malato terminale di tumore lasciato morire in barella, nel caos, dopo 56 ore di Pronto Soccorso, mi ha lasciato sconcertato. Non è accettabile il verificarsi di simili storie che nulla hanno a che vedere con le situazioni di sovraffollamento dei Pronto Soccorso. Non è possibile che nessuno, in tutte quelle ore di attesa, abbia informato il malato ed i suoi familiari sul loro diritto di poter essere presi in carico in un Hospice dedicato proprio al fine vita”. Così il responsabile sanità del Pd, Federico Gelli, commenta la morte di Marcello Cairoli al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Camillo di Roma.

“In Italia abbiamo approvato da anni una legge avanzatissima (38/2010) su questo tema, che prevede anche la possibilità di attivare cure domiciliari, oltre al potenziamento degli Hospice. Evidentemente tutto questo è ancora poco conosciuto, non solo tra i cittadini, ma anche tra gli stessi operatori sanitari, e non possiamo non interrogarci su cosa fare per migliorare questa situazione. Infine - conclude - sarebbe urgente una verifica sul funzionamento della rete oncologica del Lazio per controllare se effettivamente vengano garantiti ai malati oncologici i livelli essenziali di assistenza”.

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